Milano – MIART 2017
E’ arrivata alla sua partenza la Fiera internazionale d’arte moderna e contemporanea di Milano, che dal 31 Marzo al 2 Aprile mette insieme le migliori proposte dal mondo del collezionismo, delle gallerie e delle istituzioni sotto la nuova direzione artistica di Alessandro Rabottini, per tre Edizioni come “vice” di Vincenzo de Bellis, poi passato ad altro prestigioso incarico sempre nel settore artistico. Selezionate da un comitato internazionale, 175 gallerie provenienti da 14 paesi testimoniano qui le dimensioni più varie del mercato dell’arte, per riflettere sui rapporti fra passato e presente. Opere moderne e contemporanee dunque, ma anche design d’autore e sperimentazione, in un ampio confronto fra artisti ed epoche. È proprio questo lo spirito di Miart, che si conferma la fiera con la più vasta offerta cronologica in Italia, coprendo un arco temporale che va dai primi del Novecento alle ultime produzioni. Un invito al dialogo oltre il tempo è proposto dall’inedita sezione “Generations”, coordinata dai curatori indipendenti Nicola Lees (Londra) e Douglas Fogle (Los Angeles), che accosta otto coppie di artisti di generazioni diverse. Fra le novità si segnala “On Demand”, una sezione trasversale a generi e categorie, il cui scopo è incoraggiare la produzione di lavori spaziano dai progetti “site specific” a performance ed opere su commissione, tutti accomunati dal ruolo attivo svolto da collezionisti e committenti.
Le sezioni principali: “Emergent”, focalizzata sulle ricerche più recenti, “Established”, suddivisa in Master e Contemporary, “Decades”, che propone un racconto del Novecento con particolare attenzione per l’arte storica della prima metà del secolo,ed “Object”, dedicata al design d’autore e da collezione. Molto importante è “Miartalks”, il programma di conversazioni e incontri aperti al pubblico, in collaborazione con In Between Art Film, che vedrà la partecipazione di più di 40 ospiti internazionali, fra artisti, curatori, direttori di musei e grandi festival, collezionisti e produttori. Saranno infine premiate le migliori opere d’arte, con le acquisizioni della Fondazione Fiera Milano e Rotary Club Milano Brera, i migliori progetti espositivi (Premio Herno), la migliore galleria emergente (Premio BeArt/emergent) e il miglior lavoro di un designer emergente, che entrerà nella collezione permanente del Triennale Design Museum del capoluogo lombardo. Già dal 27 marzo, fuori dai Padiglioni di Fieramilanocity la città è animata dalle iniziative dell’ “Art Week 2017”: eventi speciali, inaugurazioni, aperture straordinarie, visite guidate che coinvolgeranno istituzioni pubbliche, fondazioni e gallerie private. Dal PAC all’Albergo Diurno di Porta Venezia, da FM Centro per l’Arte Contemporanea dei Frigoriferi Milanesi a Fondazione Prada, fino alla mostra di Keith Haring a Palazzo Reale e al finissage evento di Laure Provoust all’Hangar Bicocca, per una settimana all’insegna di cultura e creatività. Uno dei Main Sponsor di questa Manifestazione è da tempo Ruinart, la più antica “Maison” produttrice di Champagne, le più famose “bollicine” del Mondo fin dalla metà del XIII secolo. Jaume Plensa, artista spagnolo, è oggi conosciuto e riconosciuto per le sue silhouette di corpi umani seduti o inginocchiati che sembrano scrutare l’orizzonte in maniera meditativa, come pensatori contemporanei. È sotto questa forma allegorica che egli ha voluto evocare lo spirito della Maison Ruinart e quello di colui che ha dato inizio a tutto, dom Thierry Ruinart. “Una parola è un ponte tra te e me, tra noi e gli altri, invisibile”, afferma l’artista spagnolo Jaume Plensa nel presentare la sua opera ispirata al mondo di Maison Ruinart, una scultura di forte presenza che disegna nelle 3D una figura umana con un volto non definito. La sua pelle levigata e attraversata dalla luce è composta da lettere in acciaio incastonate e tratte da tanti alfabeti – latino, greco, arabo, ebraico, cinese, giapponese, russo e hindi – e parla un linguaggio universale. Com’è nata, lo racconta egli stesso in un prezioso volume di grande formato, con una cover cesellata in acciaio levigato, che la Maison Ruinart, nel suo ruolo di mecenate dell’arte e promotore da tempo di collaborazioni artistiche, presenta a Milano in un set up personalizzato in occasione di Miart 2017. Nel frattempo l’opera, presentata a Parigi all’Ecole Nationale Superieur des Beaux Arts, dove Plensa ha insegnato, è in viaggio per il mondo: dopo Hong Kong la vedremo a New York a Frieze (5-7/5), a Basilea ad Art Basel (13-18 giugno), a Londra a Frieze (5-8/10) e, infine a Art Basel Miami (1-4/12). Un “Grand Tour” per portare nel mondo il messaggio multiculturale dell’artista con un’opera dal forte segno autoriale, lo stesso delle sue celebri sculture pubbliche: dal “Nomade” oversize che dal 2007 guarda pensieroso il mare sul porto di Antibes a “Possibilities,” , del 2016, davanti alla Lotte World Tower di Seoul. Da Dom Thierry Ruinart, Plensa riprende la passione per latino, greco, arabo; dalla sua infanzia in Spagna il fascino per le parole: “Sono cresciuto in una casa dove mio padre era un grande lettore e mi spronava verso la letteratura, ero circondato da testi, parole, lettere. E anche se non ho letto tutti i libri che mi consigliava, vorrei usare la metafora delle ‘quattro gambe che reggono la mia tavola’ per descrivere come la mia prima formazione personale e artistica abbia avuto come fondamenta quattro poeti: Charles Baudelaire, Dante Alighieri, William Blake e William Shakespeare. Proprio perché le lettere sono la componente più biologica dell’alfabeto, sono stato sempre affascinato dall’idea di creare un corpo, una forma umana usando le lettere. Se la nostra voce è la musica, il nostro corpo è lo strumento che la suona. E quando suoniamo la musica del nostro corpo, quando parliamo è come se scrivessimo una partitura musicale che altri musicisti possono suonare e trasmettere le nostre idee in quel concerto permanente che è la vita”. 1729-2016: le date sono come un codice segreto che rimanda all’anno di fondazione della Maison Ruinart e della creazione dell’opera. Per celebrare la collaborazione con l’artista, Ruinart presenta un coffret da collezione in edizione limitata che racchiude, nella gabbia con la texture della scultura, una magnum di Ruinart Blanc des Blancs. “Al progetto ha collaborato un designer”, precisa Plensa, “per realizzare un oggetto funzionale che mantenesse lo spirito della mia opera, dalla tecnica, al poter vedere attraverso, alla magia delle ombre che si creano”. Mi sembra quindi giusto fornire a questo punto alcune note biografiche. Jaume Plensa nasce a Barcellona nel 1955. Studia arte a Barcellona alla scuola “Llotja” e alla “Escola Superior de Belles Artes de Saint Jordi”. A partire dal 1980, data della sua prima esposizione a Barcellona, si fa notare con importanti mostre nelle principali città europee. Da giovanissimo si trasferisce in Germania, poi va a vivere a Bruxelles e in seguito a Parigi, dove insegna all’Ecole Nationale de Beaux Arts. Attualmente vive nuovamente nei pressi di Barcellona, dove sviluppa i suoi progetti con l’aiuto di un gruppo di collaboratori in un grande capannone industriale. All’inizio della carriera la sua opera è legata a materiali pesanti quali ferro e bronzo nella realizzazione di opere antropomorfiche a partire dall’unione e disassemblaggio dei materiali. Col passare del tempo, l’artista aggiunge elementi diversi alle sue opere: plasma plastiche, vetro e materiali sintetici e moderni che gli consentono di giocare con la luce per dare vita alle sue creazioni. La sua opera probabilmente più nota è la “Crown Fountain”, una fontana di vetro, acciaio inossidabile, schermi di LED, video (creati a catturando 1.000 volti), luce, legno, granito nero e acqua, composta da 2 torri alte 16 metri su un strato d’acqua di 70 x 14 metri e una superficie totale di 2.200 m². La costruzione di quest’opera, che l’artista ha voluto dedicare agli abitanti della città di Chicago offrendo loro uno spazio di libertà, è durata 4 anni ed è stata possibile grazie alla famiglia di mecenati Crown. Plensa è attualmente l’unico artista vivente cui sia stata dedicata una mostra presso il Nasher Sculpture Center di Dallas. In passato ha curato il design dei costumi teatrali e alcune scenografie per l’opera, collaborando con il gruppo La Fura dels Baus in alcune rappresentazioni come Il Flauto Magico e La dannazione di Faust. Sue opere fanno parte delle collezioni permanenti in spazi pubblici e in molte località sparse nel mondo, tra cui il Museo del Violino a Cremona. In Italia si ricorda la partecipazione con Oliviero Toscani, Antonino Bove, Fabio Mauri, Andres Serrano e Marco Nereo Rotelli alla mostra Ecce Homo del ciclo “Irradiazioni” organizzata dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato con testo di Bruno Corà.
Fieramilanocity – Viale Scarampo, Milano; Pad. 3, Gate 5; Apertura al pubblico: venerdì e sabato 12-19; domenica 11-19; biglietti: Ingresso intero: € 15, Ridotto – ragazzi dai 14 ai 17 anni/studenti universitari: € 10; Ridotto baby – studenti delle accademie di belle arti/corsi di laurea in storia dell’arte: € 1; Fiera Milano offre ai visitatori di Miart l’opportunità di visitare gratuitamente “Bit 2017” – Borsa Internazionale del Turismo (2/4 Aprile 2017 – ingresso da Porta Teodorico); Domenica 2 Aprile presentando il biglietto di Miart alla reception di Bit si avrà diritto all’ingresso gratuito in manifestazione; www.miart.it
Fabio Giuliani
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