Milano – MARINA ABRAMOVIĆ – ‘The Abramović Method’ Per una vita più umana

| 30 aprile 2012
Abramovic Marina

Un tempo si dipingeva solo con colori e pennelli e si scolpiva solo con il marmo. Ora il mezzo per realizzare l’opera d’arte è diventato anche il pubblico. Questo è in sintesi il ‘metodo’ di Marina Abramovic, una delle figure più particolari nel panorama artistico contemporaneo internazionale. Nata a Belgrado nel 1946, pioniera della performance art dagli anni Settanta, premiata con il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997, Marina ha spesso superato i limiti fisici e psicologici del proprio corpo mettendo spesso in pericolo la sua incolumità per infrangere schemi e convenzioni mettendo a nudo le sue paure e quelle dei suoi spettatori emotivamente coinvolti a 360° nell’opera. Dopo averla vista con video ed installazioni negli spazi dell’ Hangar Bicocca nel 2006, ora possiamo assiastere ad un nuovo progetto ideato per il PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea. Con ‘The Abramović Method’ il pubblico, guidato e motivato dall’artista, sperimenta direttamente in prima persona le sue ‘installazioni interattive’. Le opere – con cui la persona può interagire rimanendo in piedi, seduta o sdraiata – sono impreziosite da vari minerali: quarzo, ametista, tormalina. Un percorso fisico e mentale che trasforma gli spazi del PAC in un’esperienza estraniante, dal buio alla luce, dall’assenza alla presenza con percezioni spazio-temporali alterate. Un percorso in cui espandere i propri sensi, osservare, imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi. Questo progetto nasce da una riflessione che la Abramović ha sviluppato partendo dalle sue ultime tre performance: ‘The House With the Ocean View’ (La Casa Con Vista sull’Oceano)  del 2002, ‘Seven Easy Pieces’ (Sette Movimenti Facili) del 2005 e ‘The Artist is Present’ (L’artista è presente’) del 2010, esperienze che hanno segnato profondamente il suo modo di percepire il proprio lavoro in rapporto allo spettatore. In quest’ultima pièce, il più lungo assolo da lei realizzato finora, l’artista si esibiva ogni giorno nelle ore di apertura del museo: seduta in assoluto silenzio a un tavolo nell’atrio, invitava i visitatori a sedersi di fronte a lei per tutto il tempo desiderato, nell’ambito degli orari del museo. L’artista non aveva alcuna reazione di fronte ai partecipanti, tuttavia il loro coinvolgimento costituiva il completamento dell’opera, permettendo loro di vivere un’esperienza personale con l’artista e con la performance stessa. Un’installazione monumentale, proposta per la prima volta in Italia, ricostruisce questa performance memorabile. Al PAC per enfatizzare il ruolo ambivalente di osservatore e osservato, di attore e spettatore, Marina Abramović ha scelto di mettere alla prova il pubblico anche nell’atto apparentemente semplice dell’osservazione distante: una serie di telescopi permetteranno ai visitatori di osservare dal punto di vista macroscopico e microscopico coloro i quali sceglieranno di cimentarsi con le interattive installationi. Questo metodo è nato dalla consapevolezza che l’atto performativo è in grado di operare una trasformazione profonda in chi lo produce, ma anche nel pubblico che lo osserva, per cui Marina sottolinea: “Nella mia esperienza, maturata in quaranta anni di carriera, sono arrivata alla conclusione che il pubblico gioca un ruolo molto importante, direi cruciale, nella performance. Senza il pubblico, la performance non ha alcun senso perché, come sosteneva Duchamp, è il pubblico a completare l’opera d’arte. Nel caso della performance, direi che pubblico e performer non sono solo complementari, ma quasi inseparabili.” Ma la presenza di Marina Abramovic  a Milano in  questo periodo non si esaurisce qui: infatti martedì 20 marzo, presso la Galleria Lia Rumma, si è inaugurata una seconda mostra dal titolo ‘With Eyes Closed I See Happiness’ (Con Occhi Chiusi Io Vedo la Felicità), i cui lavori offrono una sorta di chiave di lettura del suo “Metodo”. In esposizione fino al 5 maggio vediamo 14 sculture realizzate a partire dal calco della testa dell’artista, attraversate da cristalli di quarzo e poste su piedistalli di vetro. Sono esposte anche anche  opere fotografiche di grandi dimensioni che ben identificano l’atmosfera e i gesti essenziali necessari per elevare lo spirito dell’artista. Si tratta di contemplazione estatica che cerca di dare valore alle cose, percependone calore ed energia (Via Stilicone 19, fino al 5 Maggio 2012; Tel. 02-29000101). Giovedì 22 marzo, al cinema Apollo di Milano, è stato altresì presentato in anteprima nazionale il film “Marina Abramović. The Artist is Present”, diretto da Matthew Akers, prodotto dalla rete americana HBO e distribuito in Italia da GA&A Productions e Feltrinelli. In un elegante cofanetto, il catalogo è costituito da due volumi: il primo introduce l’artista e le vicende artistico-personali che, dalla Ex Jugoslavia di Tito, l’hanno portata ad esibirsi in tutto il mondo; il secondo invece è stato appositamente realizzato in occasione di questa performance inedita che l’artista ha voluto proporre al PAC di Milano, la prima dopo l’ultima performance del MOMA di New York nel 2010 e, che proprio per questo motivo, sarà pubblicato prossimamente.Il catalogo contiene testi di Marina Abramović, Diego Sileo, Eugenio Viola, Renato Barilli, Achille Bonito Oliva, Germano Celant, Gillo Dorfles, Antonello Tolve e Angela Vettese

PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea; Via Palestro 14, Milano; fino al 10 Giugno 2012-Orari: lunedì 14.30-19.30; da martedì a domenica 9.30-19.30; giovedì fino 22.30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura); Tel. 02-54915; sito Internet: www.theabramovicmethod.it

Fabio Giuliani

Commenti

Salvato in: MOSTRE
×