Milano – MANLIO ISOARDI

| 15 febbraio 2016
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Poetiche figurazioni tra ritratti e paesaggi

“La tela greggia è colore, luce ed atmosfera”. Così soleva spesso esprimersi Manlio Isoardi, interessante pittore apprezzato e conosciuto dal pubblico, soprattutto come forte ritrattista, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Tra le diverse iniziative intraprese per celebrare del centoduesimo anniversario dalla sua nascita (Cornigliano-Genova, 1914) si distingue a Milano la retrospettiva dedicatagli dalla Galleria d’Arte Eustachi, storico spazio milanese. Un’esposizione con una storia artistica e umana da conoscere e meglio approfondire nel suo mondo fatto di sentimenti, dove la pittura si fa visione di un reale tramutato in immagini che divengono “l’universo spirituale dell’artista”, non poteva che essere curata che dalla figlia Raffaella (qui in collaborazione con Enrica Gamalero) che con un paziente appassionato lavoro ha ordinato opere e documenti vari con i risultati che possiamo vedere. Sono qui considerati tre periodi storici, tra i più importanti dell’artista, rappresentati da oltre 40 opere ad olio con predominanza di ritratti con i volti e le figure più significative della sua vita di uomo e di artista, a cui si aggiungono bellissimi paesaggi, le marine e le immancabili rose che ripercorrono cronologicamente parte del lungo e brillante percorso stilistico del pittore ligure di origine nicese. Del primo periodo che va dal 1929 al 1940 oltre ad un estratto dei numerosi ritratti, troviamo soprattutto tele e tavolette dipinte da ambo le parti, alcune delle quali realizzate durante la guerra come “L’Attendente”, olio su tavoletta del 1940, e i dolci paesaggi collinari del Monferrato, questi ultimi tra i soggetti preferiti dal giovane Isoardi a rappresentare, come scrive lo storico dell’arte Angelo Porro nell’elegante catalogo monografico “Pittura Italiana del XX secolo” (Il Prestigio-Gruppo Editoriale Italiano), “…..la sua originaria vena pittorica, prepotentemente istintiva, che però già gli consente risoluzioni cromatiche squisitamente personali.” La seconda fase, con le opere realizzate tra l’immediato dopoguerra e i primi anni Sessanta è caratterizzata da “pennellate brevi dal tocco vibrante, concise e nervose” dove si raccoglie la forza poetica e la voracità dell’attimo che fugge, immortalato nei singoli ritratti come nei paesaggi marini della riviera ligure che appaiono di carattere più espressionista. Appartengono invece alla piena maturità artistica e professionale i paesaggi e i ritratti dal grande impatto emozionale nel terzo e ultimo ciclo, dagli anni Settanta fino alla fine degli anni Novanta alle soglie del nuovo secolo. Oli su tela greggia (senza imprimitura preparatoria), forme essenziali caratterizzate dalla percezione del proprio vissuto, dove coerenza estetica e immediatezza espressiva svelano un’arte che sa esprimere senza annoiare – così nei fiori come nei paesaggi – svelando al pubblico la parte più sensibile e vera di un instancabile artista che ha dipinto senza mai fermarsi fino a poco prima della sua morte. Isoardi è stato molto seguito dalla critica sia italiana che estera. La numerosissima bibliografia lo vede protagonista in tante pubblicazioni tra le più prestigiose sia nazionali che straniere, particolarmente francesi e spagnole. Oltre alle molteplici mostre personali, e il primo Premio conferitogli nel 1967 dall’Academie Europeenne des Arts de Paris, in Italia ha realizzato anche disegni e illustrazioni per importanti edizioni, tra cui ricordiamo “Gente e paesaggi nicesi”, estratto dal “Pendolo di Foucault” di Umberto Eco. Sono inoltre suoi gli ovali tridimensionali realizzati tra il 1975 e il 1978, ovvero i dipinti “tridimensionali” con doppia prospettiva che creano un’illusione ottica prodotta dalla rotazione su un perno fissato su basi di conchiglie fossili che egli stesso cercava nella zona del Monferrato a lui tanto cara. Ma sentiamo altri frammenti dalla prefazione di Porro: “Se si scorre, anche rapidamente, ciò che la critica italiana, francese e spagnola ha scritto di lui, si arriva ad enucleare facilmente un ‘dizionarietto’ sorprendentemente omogeneo, dei termini e delle espressioni con cui è possibile tradurre in un linguaggio razionale le emozioni che nascono nell’animo di coloro che guardano i suoi quadri: “sottile magia”, “spazi fiabeschi”, “impalpabili visioni di sogno”, “ispirazione eterea”, “incantamento accolto ad occhi aperti”, ecc. (…) Ha scritto Giorgio Longo: “A guardare le sue opere si avvicendano nell’animo sentimenti disparati: evocazione di sogni, preghiere appena mormorate da un coro di clarisse, fiabe o ‘haikai’ giapponesi, che sono paragonabili a emistichi ungarettiani.” Finalmente si da spazio anche ad un figurativo.

Galleria d’Arte Eustachi – Via Eustachi 33, Milano; fino al 18 Febbraio 2016; ingresso libero; orari: lunedì 15.30-19.00; da martedì a sabato 9.30-12 e 15-19; Informazioni: Tel. 02-29512395

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Fabio Giuliani

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