Milano “L’ITALIA INTATTA” DI GENNARO DELLA MONICA
Icone del paesaggio per uno sviluppo sostenibile
Ben quattro curatori si sono impegnati per realizzare in modo compiuto la mostra dedicata a Gennaro Della Monica (1836-1917), interessante pittore attivo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima parte del ventesimo secolo: Philippe Daverio, Paola di Felice, Cosimo Savastano e Claudio Strinati hanno proposto a Palazzo Reale circa 90 opere che illustrano l’attività lavorativa di questo artista di origine abruzzese ma napoletano di adozione. Il percorso espositivo si sviluppa in sei sezioni che rappresentano al meglio le sue tecniche pittoriche: nella prima, “en plein air” troviamo le sperimentazioni del suo primo periodo napoletano e l’incontro con il realismo dei fratelli Palizzi, di cui sono noti i contatti con il gruppo francese di Barbizon; nella seconda, “Resina”, vediamo un “verismo” più radicale, mentre le successive rappresentano i luoghi che l’artista ha conosciuto viaggiando da Napoli a Firenze a Milano e che hanno segnato la sua crescita; il visitatore si ritrova il mondo di paesaggi filtrati attraverso gli occhi del pittore dove la luce è la vera protagonista, passando attraverso boschi, montagne, animali e il Gran Sasso, a lui molto caro. Un lungo viaggio attraverso il paesaggio italiano, ritratto, per esempio, nei campi agricoli con i contadini e i lavoranti, i casolari e le colline, olii sui toni del giallo, in cui la costruzione dello spazio è affidata ai contrasti cromatici di macchie di colore contrastanti. In questi quadri l’occhio attento dell’artista pone l’accento sul rapporto uomo-natura, innovando il modo pittorico in cui viene rappresentata, che dev’essere svolto nella sua semplicità, senza inutili artificiosità, attraverso la luce che cambia la forma delle cose nel corso del giorno e delle stagioni. Secondo lui il pittore deve “catturare” mentalmente l’immagine e di riprodurla sulla tela nella sua totalità. Enti Promotori di questo progetto sono: Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale, Comune di Teramo, Comune di Napoli, Regione Abruzzo, Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga. Un esaustivo catalogo è pubblicato da Allemandi. Alcune note biografiche. Gennaro Della Monica nacque a Teramo dove il padre Pasquale si era trasferito ad insegnare disegno nel locale Real Collegio, dopo essere stato espulso da Napoli come sospetto di appartenenza alla Carboneria; da lui fu istruito nell’arte del disegno e nell’uso dei colori. Si trasferì diciassettenne a Napoli, nel 1852, per studiare all’Accademia di Belle Arti. Ebbe modo di conoscere Michele Cammarano, Gabriele Smargiassi, i fratelli Filippo e Nicola Palizzi originari di Vasto. Determinante soprattutto fu l’incontro con Domenico Morelli espressamente ricordato da Gennaro nelle sue memorie. Si trasferì poi a Milano dove entrò in amicizia tra gli altri, con Gerolamo e Domenico Induno. Dal 1863 fu a Firenze, dove si fermò per alcuni anni e conobbe Vincenzo Cabianca, Giovanni Fattori e Telemaco Signorini. Qui incontrò la conterranea Giannina Milli, celebre poetessa improvvisatrice ma soprattutto raffinata intellettuale. I suoi dipinti furono esposti e ammirati nel capoluogo toscano. Di questo periodo è l’opera “Salvator Rosa tra i briganti” acquistato dagli emissari di casa Savoia, per conto del Re Vittorio Emanuele II. L’inaugurazione del nuovo Teatro Comunale di Teramo, nell’aprile del 1868, offrì al giovane pittore l’occasione di sperimentarsi in un genere, la caricatura, nel quale rivelò eccezionale talento, prendendo in giro protagonisti e spettatori. Negli anni successivi realizzò numerosi dipinti per varie Chiese della Diocesi a Teramo e dintorni; il suo lavoro più noto di questi anni è “Bruto che condanna i figli”, realizzato nel 1886 per la nuova sala della Corte d’Assise del Tribunale di Teramo, oggi sala delle conferenze della Civica Pinacoteca. Scriveva al riguardo Giacinto Pannella nella sua Guida di Teramo (1888): “Nel Palazzo dei Tribunali…nell’ampia sala delle Assise, ricca di stucchi, ci ferma il gran quadro a tempera di Gennaro Della Monica finito nel 1 novembre 1886, avutane commissione dal Municipio, ed ha la dimensione di 4 metri di altezza e 8 di larghezza. Per esso torniamo di nuovo ai tempi antichi. (…)”. Tra i numerosi romani raffigurati nel dipinto, Della Monica ritrasse se stesso e l’ingegner Ernesto Narcisi, progettista del restauro del nuovo Tribunale. Si dedicò in modo particolare alla pittura storica ma a lui si deve anche una intensa attività di ritrattista e soprattutto di paesaggista. Tra i suoi interessi va ricordata inoltre la pratica della fotografia. Della Monica fu attivo e presente nella vita civile della città, disegnò le divise della banda cittadina al tempo della direzione del maestro Costantini. Tra il 1899 e il 1900 fece parte del comitato “Artisti termani per Barnabei” (il direttore generale delle Belle Arti, che di Costantini prese il posto in Parlamento), insieme agli scultori Pasquale Morganti e Luigi Cavacchioli, al pittore Salvatore Di Giuseppe, al fotografo Gianfrancesco Nardi, al critico Guglielmo Aurini. Dal 1909 e fino alla morte fu componente della Commissione provinciale per la tutela dei Monumenti. Bella iniziativa, a mio parere, questa, per un valido pittore certamente da riscoprire.
Palazzo Reale, Piazza Duomo, Milano; Fino al 31 Agosto 2014; ingresso libero Orari: lun e mart 14.30-19.30; mart. mercol. giovedì 9.30-19.30; sab e dom 9.30-22.30
Fabio Giuliani
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