Milano – L’INCANTO DEI MACCHIAIOLI nella collezione di Giacomo e Ida Jucker
“Dialogo tra collezionisti”
“Dopo il 1848 in via Larga, in un caffè che prendeva il nome di Michelangelo, si riunivano quasi tutti gli artisti della città. E’ con un sospiro che rammento quei tempi e quelle veglie, né vi rincresca che ne faccia parola, perché nella storia di quel caffè si riassume tutta quanta la storia dell’arte nostra toscana e si ripercuote gran parte di quella italiana.” (Diego Martelli) L’avevano capito bene i coniugi Giacomo e Ida Jucker, grandi collezionisti dell’arte del secondo Ottocento italiano. Ora si “ricompone” idealmente la loro casa grazie ad suggestiva mostra allestita presso la Casa-Museo Poldi Pezzoli. E’ quindi più che logico la scelta di questa sede che consente di accostare due figure di assoluto rilievo, esponenti della grande tradizione del collezionismo lombardo: Gian Giacomo Poldi Pezzoli e Giacomo Jucker. Ai nomi di Giacomo Jucker (1883-1966) e della moglie Ida Saibene (1890-1963) è legato il collezionismo di opere d’arte del secondo Ottocento italiano, in particolare dei Macchiaioli. La raffinata raccolta, costituita a cavallo tra le due guerre dall’imprenditore italo svizzero fu anche ispirata dall’esperto consiglio di Emilio Cecchi e di Enrico Somarè, il quale così commentava questa novità pittorica: “Il sentimento della vita quale appariva, sparsa ed errante in mezzo ai campi luminosi della natura eterna e popolare”. Nel 1968, dopo la loro morte, la raccolta è stata resa accessibile al pubblico dagli eredi, per tre ore la domenica pomeriggio, al terzo piano del palazzo di via Mauro Macchi a Milano, edificato dallo stesso Giacomo negli anni Venti. Nel 1974 però la Galleria Giacomo e Ida Jucker chiuse al pubblico e la raccolta andò incontro a un progressivo smembramento. Solo oggi, dopo più di quarant’anni dall’ultima esposizione al pubblico, confortata dal successo della critica, possiamo quindi ammirare, se pure a titolo temporaneo, la collezione ricomposta. Vediamo, tra altri, dipinti di di Giovanni Fattori (“Costumi livornesi”, “Silvestro Lega che dipinge sugli scogli”, “Signore in giardino”, “Il pittore Eugenio Cecconi che dipinge”, “La strada che sale”, “Cavalleggeri in avanscoperta”, “Ritratto di popolana” e “Cavallo al sole”), Silvestro Lega (“Curiosità”, “Lettura romantica”, “La signorina Titta Elisa Guidacci”, “La bigherinaia”, “Profilo di donna”), Giuseppe Abbati (“Il Chiostro di Santa Croce”, “Stradina al sole”, “Il Campanile di Badia” e “Il Mugnone alle Cure”), Telemaco Signorini (“Stradina al sole”, “Settignano”, “Una via di Edimburgo”, “Bapin del Lilela” e “Strada alla Capponcina”), Giovanni Costa (“Tramonto sull’Arno”), Odoardo Borrani (“La raccolta del grano sull’Appennino”), Vincenzo Cabianca (“Lungomare”). A questi sono affiancati alcuni “gioielli” di altre culture regionali quali “Che freddo!” di Giuseppe De Nittis, “Autoritratto giovanile” di Giuseppe Carnovali detto Il Piccio, “La Principessa Antonietta Tzikos di St. Léger” di Daniele Ranzoni, “Signora sul prato (Femme à l’ombrelle”) di Federico Zandomeneghi e due opere solitamente non usuali di Giovanni Segantini: i “Malvoni”, a soggetto floreale e un’ancor più rara, per lui, natura morta, “La gioia del colore (Il prosciutto)” dove raffigura salumi, limoni e parti di formaggi. La mostra è a cura di Andrea Di Lorenzo, Fernando Mazzocca e Annalisa Zanni su progetto di Giuliano Matteucci (fondatore del Centro Matteucci per l’Arte Moderna di Viareggio, specializzato nelle arti figurative dell’0ttocento e del Novecento) e Augusto Mercandino; egli in particolare ricorda la figura del nonno con emozione: “A partire dagli anni trenta comincia a interessarsi alla pittura italiana dell’Ottocento e in particolare a quella del macchiaioli: (…) quello che vorrei qui sottolineare è che affronta questo nuovo interesse con metodologia scientifica (oserei dire ingegneristica) e sistematica, metodi allora quasi sconosciuti nel mondo della critica d’arte. Quando si interessa a un quadro, cerca di ricostruire le vicende e i passaggi di mano, cerca di ettersi in contatto con chi può averlo visto dipingere. (…) Contribuisce nel primissimo dopoguerra alla rivalutazione della pittura italiana dell’Ottocento prestando numerosi quadri alle mostre che portano per la prima volta all’estero opere appartenenti a questo periodo: nel 1948 all’esposizione “Dipinti dell’Ottocento Italiano” presso il Museo Caccia di Lugano, presta dodici dipinti e, nel 1949, all’“Exhibition of Italian XIX Century Paintings” della Galleria Wildenstein e del Metropolitan Museum di New York, ben sedici opere sulle 96 presenti sono di sua proprietà. (…).” Quindi aggiunge: “La lotta ai falsi si fa sempre più serrata, e mentre da una parte si susseguono episodi di denuncia, con interventi anche economici, dall’altra avvia con grande passione lo studio sui falsi di Lega. (…) Ancora nel 1953 segnala, con una lettera molto ben circostanziata a Giulio Einaudi, che la locandina pubblicitaria della casa editrice, testè pubblicata, riproduce un falso Lega; Einaudi se ne convince e risponde ringraziandolo. (…) Al di là di ogni valutazione e critica artistica, mi piace ricordare qui tre quadri che dovevano avere per il nonno un particolare significato. “Cavallo nero al sole” di Fattori, di cui in un appunto del settembre 1947 scriveva: “Se riesco ad avere il “Cavallo nero al sole” di Clausetti, tutta la mia raccolta di Fattori acquista un maggior valore”, e poco sotto: 20 gennaio 49 fatto”. “Estate a Fubine” di Lorenzo Delleani, che il nonno teneva nella sua camera da letto (…); “Ritratto della signorina Titta Elisa Guidacci” del prediletto Lega, ultimo a entrare nella collezione e non scelto da lui; fu il regalo della nonna per gli ottant’anni del nonno, nel 1963.” Opere che oggi possiamo ammirare esposte in questa rassegna. Il relativo catalogo di Silvana Editoriale documenta con dovizia sia il clima artistico la felice stagione dell’arte italiana dell’Ottocento, sia il carattere colto del collezionismo milanese del Novecento. Indubbiamente la passione e la competenza per l’arte non si esaurisce con Giacomo e Ida; infatti il nipote Carlo con la moglie Magda furono gli artefici di una collezione straordinaria di arte delle avanguardie con capolavori assoluti del Futurismo e dei maggiori artisti internazionali, fra cui opere di Boccioni, Balla, Braque, Picasso, Modigliani, Matisse, poi vendute dagli eredi al Comune di Milano ed ora esposte al Museo del Novecento. Degni nipoti, dunque, dei collezionisti ora considerati. La suggestiva ricostruzione degli interni è stata curata da Nour Abi Saad, studentessa libanese, ancora giovane ma promettente, che ha studiato a Milano sotto la guida dei docenti Beppe Finessi (fedele collaboratore del Museo Poldi Pezzoli per le mostre dedicate al Design contemporaneo) e Matteo Pirola, vincitrice di un apposito concorso organizzato dalla Scuola del Design-Politecnico di Milano riservato ai laureandi della Facoltà. Il suo progetto e quelli degli altri studenti partecipanti sono visibili in forma digitale, proiettati su uno schermo in una sala al piano superiore della Casa-Museo.
Museo Poldi Pezzoli – Via Manzoni 12, Milano; Fino al 29 Febbraio 2016; orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30); chiuso martedì; Ingresso 10 Euro, ridotto 7 Euro; Tel. 02 79 4889/6334; www.museopoldipezzoli.it
Fabio Giuliani
Tags: arte, collezione, Giacomo Jucker, Ida Jucker, Macchiaioli, milano, mostra, pittura
Commenti