Milano – L’ ULTIMO CARAVAGGIO. EREDI E NUOVI MAESTRI

| 9 marzo 2018
Ultimo Caravaggio...1

Viaggio nelle vicende artistiche del primo Seicento tra Napoli, Genova e Milano

“Guardava intorno a sé e la realtà gli appariva in ‘pezzi’ bloccati di universo dove non era luogo né a rilievi, né a contorni, né a colori come formule astratte. Ed è la vastità del suo percorso vario ma univoco che consente a Caravaggio di stimolare di volta in volta, almeno in germe i risultati più alti del secolo in tutta Europa; così fecondi, come sappiamo, per la pittura moderna. (…) Dopo il Caravaggio i ‘caravaggeschi’. Quasi tutti a Roma e da Roma diramatisi in tutta Europa. La ‘cerchia’ si potrà dire, meglio che la scuola; dato che il Caravaggio suggerì un atteggiamento, provocò un consenso in altri spiriti liberi, non definì una poetica di regole fisse; (…) La schiera dei risvegliati fu pure abbastanza folta.” (Roberto Longhi)

Una “Passio” del X secolo narra di una giovane d’eccezionale bellezza, Orsola, figlia di un sovrano bretone, che si era segretamente consacrata a Dio ma fu chiesta in sposa dal principe pagano Ereo. Il rifiuto da parte della principessa avrebbe rischiato di scatenare una guerra ed anche per questo, consigliata da un angelo nel corso di una visione avuta in sogno, chiese di poter rimandare la decisione di tre anni, per meglio comprendere la volontà del Signore e nella speranza che il promesso sposo si convertisse al cristianesimo e cambiasse idea. Allo scadere del tempo stabilito, ancora esortata da un messaggero divino, Orsola prese il mare con undicimila compagne e, secondo alcune versioni, anche con il promesso sposo. Attraversò il tratto fra l’Inghilterra ed il continente con una flotta di undici navi, poi, sospinta da una tempesta, risalì il corso del Reno fino a Colonia e successivamente a Basilea, in Svizzera, da dove proseguì a piedi, in devoto e variopinto pellegrinaggio, fino a Roma. Qui Orsola e le sue compagne furono accolte da “papa Ciriaco”, personaggio sconosciuto alla storia. Successivamente, di ritorno in patria per la stessa via, transitò per Colonia, che nel frattempo era stata conquistata da Attila: qui le undicimila vergini, esortate da Orsola alla fermezza, furono subito trucidate dalla furia dei barbari in un solo giorno, mentre il famigerato re unno, invaghito dalla sua bellezza, risparmiò Orsola, che chiese anch’egli in sposa, promettendole salva la vita. Al suo rifiuto la fece uccidere a colpi di freccia. Orsola, dal latino Ursula che significa “piccola orsa”, fu venerata in tutta Europa e divenne la protettrice degli educatori e delle università, dei mercanti di tessuti e dei bambini malati. Fra il 1200 e il 1500 si diffusero alcune confraternite chiamate “Navicelle di Sant’Orsola”. Nel 1535 Angela Merici fondò a Brescia l’ordine delle Orsoline, che si dedicò all’istruzione delle fanciulle: per questo è considerata patrona delle maestre. Si festeggia il 21 Ottobre. Nell’arte, Orsola è rappresentata in vari momenti della sua vita: il sogno, l’incontro con papa Ciriaco, il viaggio, il martirio. È rappresentata come una principessa, in abiti regali, tra i suoi attributi, la palma del martirio, la freccia che la uccise, un vessillo bianco con croce rossa, come segno di vittoria sulla morte per mezzo del martirio, una barca. Anche il grande pittore Michelangelo Merisi, detto “Il Caravaggio” si cimentò in questo soggetto, e risulta essere l’ultimo lavoro in assoluto eseguito dal grande Maestro. Commissionata dal banchiere genovese Marcantonio Doria (la cui famiglia aveva per protettrice proprio Sant’Orsola), questa opera fu eseguita dal Caravaggio con molta rapidità, probabilmente perché questi era in procinto di partire per Porto Ercole, ove avrebbe dovuto compiere le formalità per essere graziato dal bando capitale, ma che proprio in quella località trovò la morte. Il dipinto fu per la prima volta attribuito a Caravaggio dal Professor Ferdinando Bologna, che ebbe occasione di osservarlo nella tenuta dei baroni Romano-Avezzano ad Eboli, già appartenuta alla famiglia Doria, principi d’Angri e duchi di Eboli, che in seguito portarono il quadro di a Napoli. L’attribuzione al Merisi è stata definitivamente accertata con il ritrovamento, nell’archivio Doria D’Angri, di una lettera scritta a Napoli nel Maggio 1610 da Lanfranco Massa, procuratore della famiglia Doria, e diretta a Genova per Marcantonio Doria, figlio del Doge Agostino: “Pensavo di mandarle il quadro di Sant’ Orzola questa settimana però per assicurarmi di mandarlo ben asciuttato, lo posi al sole, che più presto ha fatto revenir la vernice che asciugatole per darcela il Caravaggio assai grossa: voglio di nuovo esser da detto Caravaggio per pigliar suo parere come si ha da fare perché non si guasti.” Questo capolavoro è attualmente conservato nel Capoluogo campano a Palazzo Zevallos, di proprietà di Banca Intesa-San Paolo, sede napoletana delle “Gallerie d’Italia”, diventato da tempo un importante e molto seguito Polo museale e culturale, unitamente a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza e nell’ex Palazzo della Comit-Banca Commerciale Italiana in Piazza della Scala a Milano. Proprio in quest’ultima sede il “Martirio di Sant’Orsola” del Merisi è il “pezzo” forte” da cui si dipana la mostra attualmente in corso dal titolo “L’ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri”. Il cuore dell’esposizione – a cura di Alessandro Morandotti, è costituito dall’inedito e rivelatore confronto tra due opere, entrambe dedicate alla tragica vicenda di Sant’Orsola: la versione del Merisi e, posta di fronte, la tela realizzata a Genova da Bernardo Strozzi negli anni della sua prima maturità tra il 1615 e il 1618 allorchè il pittore era in contatto con il fratello di Marco Antonio Doria, Giovan Carlo, forse il più grande collezionista nell’Italia del Nord agli inizi del Seicento. Con oltre 50 opere di seguaci di Caravaggio, come Battistello Caracciolo e Ribera, e nuovi maestri, quali Rubens, Van Dyck, Giulio Cesare Procaccini, Bernardo Strozzi, Simon Vouet (molte delle quali esposte per la prima volta a Milano), si intendono rievocare le principali vicende artistiche di tre città italiane, Napoli, Genova e Milano, legate all’orbita spagnola in anni di rinnovamento del gusto, tra la rivoluzione tutta tesa al naturale di Caravaggio e la nuova età colorata e festosa del Barocco.Eccezionale la presentazione in mostra dell’ “Ultima” Cena di G. C. Procaccini, gigantesca tela di 40 metri quadrati eseguita per l’amata chiesa della Santissima Annunziata del Vastato di Genova dalle famiglie aristocratiche della città, oggetto di un lungo e articolato lavoro di restauro presso il Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”. Questo capolavoro restituisce al pittore bolognese radicato a Milano un peso nella storia dell’arte italiana che gli va definitivamente riconosciuto. Ottima opportunità di ammirarla in tutta la sua completezza, anche da molto vicino per comprenderne i maggiori dettagli, in quanto dopo la chiusura delle mostra milanese tornerà nella sua sede e collocazione abituale, a 16 metri di altezza.                                                                                                                                    L’evento espositivo, realizzato con il coordinamento generale di Gianfranco Brunelli e progetto di allestimento di Valter Palmieri, è corredato da un esaustivo catalogo, contenente diversi contributi critici, pubblicato da Skira Editore.                                 Tornando al “Martirio di Sant’Orsola” del Caravaggio, abbiamo in serbo un’altra sorpresa: Omar Galliani, tra i più singolari interpreti del panorama artistico contemporaneo, propone un progetto monografico intorno al “gran lombardo”. L’intervento consiste in una riflessione sul Merisi, al cui apice si pone il ciclo di dieci opere appositamente create per l’occasione dal titolo “Rosso Cadmio per Caravaggio” in una sala a lui interamente dedicata all’interno della sezione del ’900 delle Gallerie. L’esposizione è costruita sull’assonanza che egli ha cercato con la pittura di Caravaggio, dove prima di tutto centrale è il problema dello spazio, della luce e della figura. E da questo punto di vista l’opera di un maestro come Caravaggio, è un ineliminabile punto di partenza, se non un traguardo, per l’artista contemporaneo. La formula esemplare in cui l’artista emiliano coniuga la propria raffinata ed originale interpretazione con capolavori della storia dell’arte è uno dei suoi “marchi di fabbrica” da esponente di un nuovo figurativo che non ripudia la classicità, anzi la reinventa con una inedita sensibilità contemporanea. Risale al 1977 uno dei suoi primi “d’après” documentati, l’opera “Apparizione”, ripresa dal “San Matteo e l’angelo” sempre del Caravaggio. Disegno e trattamento del nero, tecniche predominanti nella pittura del Merisi che recenti studi hanno messo in luce, fanno parte delle ricerche di Galliani e vengono utilizzati per la nuova tavola ispirata al “Martirio di sant’Orsola”. Di dimensioni molto maggiori rispetto all’originale (che misura 143 x 180 cm.), l’opera di Galliani è un trittico a grafite su tavola di pioppo, dove l’artista dà forma alla materia pittorica attraverso la fitta sovrapposizione di linee, che di volta in volta definiscono contorni o creano ombre, lasciando la tavola intatta nel punto in cui la figura riceverà più luce, ma immergendola in un nero dalla profondità prospettica contrastata. Completa il percorso una selezione di opere “antefatti”, tra cui dittici e trittici di grandi dimensioni, con approfondimenti didattici e didascalici relativi alla tecnica utilizzata dall’artista emiliano. La mostra propone infine una serie di laboratori didattici realizzati in collaborazione con la Fondazione Maimeri, in cui Galliani incontra il pubblico per raccontare i contenuti e le tecniche del suo lavoro intorno a Caravaggio, e coinvolge studenti delle Accademie o di altre scuole per vere e proprie sessioni sul disegno. Per questa iniziativa, visibile fino al 18 Marzo 2018, è stato prodotto un catalogo con le immagini delle opere in mostra e contributi dell’artista e di Raffaella Resch.

Gallerie d’Italia-Piazza Scala – Piazza Scala, Milano; fino all’8 Aprile 2018; Orari: martedì-domenica 9.30-19:30 (ultimo ingresso 18.30); giovedì 9.30-22.30 (ultimo ingresso alle 21.30), Biglietto congiunto mostra e collezioni permanenti: Intero € 10, Ridotto € 8, Ridottissimo € 5, Gratuito per convenzionati, scuole, minori di 18 anni e ogni prima domenica del mese; Info: N° Verde 800 167619;

Fabio Giuliani

Ultimo Caravaggio...2Ultimo Caravaggio...3

 

Ultimo Caravaggio...4    Ultimo Caravaggio...5    Ultimo Caravaggio...6

 

 

Commenti

Salvato in: MOSTRE, Pittura
×