Milano – JULIEN FRIEDLER – “MANIA BOZ”

| 30 ottobre 2015
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Fra Arte e Antropologia

“L’artista è tale autenticamente non solo perchè si dichiara e si autodefinisce artista, ma perchè sente l’urgenza quasi ossessiva di fare, di creare, sempre, incessantemente. E questa è proprio una delle caratteristiche principali di quella che ho chiamato, ricordandomi di Giacomo Leopardi, l’immensità dell’energia che in infinite forme pervade l’esistenza e la rende mostruosamente vivente, e che oggi ritrovo non solo nelle installazioni e nella pittura di Friedler, ma soprattutto nella sua visionarietà progettuale che riesce a far convergere, confrontare e riavvicinare mondi lontani e vite parallele.” Con queste parole, Gino Di Maggio, Direttore della Fondazione Mudima, ci prepara a comprendere meglio la mostra di Julien Friedler, attualmente in corso negli spazi al pianterreno e superiore della sua galleria. Approfondiamo così il suo mondo creativo attraverso una trentina di opere dall’evidente carattere onirico e primitivo, e viene qui ricostruita l’atmosfera del suo atelier di Bruxelles attraverso la presenza fantasmagorica degli “Schnarks”, come sono denominate determinate installazioni. Il suo linguaggio artistico comporta una produzione pittorica generata dalla propria necessità creatrice, dal proprio desiderio di trasmissione spontanea e viscerale, derivante da quello che l’artista definisce “tentativo di scoprire ciò che costituisce l’essenza passionale delle persone”. Friedler è pittore, un pittore che osserva il mondo, e da questa contemplazione nasce una forza di ricezione e trasmissione delle percezioni visibili e invisibili delle energie vive che abitano il nostro pianeta. La sua arte mette in moto sensazioni, relazioni, analisi, capacità di azione, ed è concepita come opera di integrazione di tutte le espressioni vitali, derivanti dalla propria esperienza o da quella altrui. La sua azione, di conseguenza, riveste molteplici aspetti e la sua opera abbraccia vari campi, dalla letteratura alla filosofia, dall’analisi sociologica alle arti plastiche (pittura, scultura). Ha concepito un progetto di installazione intitolato “La Forêt des Âmes” (La Foresta delle anime), progetto ambizioso e partecipativo promosso da “Spirit of Boz” (“Spirito di Boz”), un’associazione di arte contemporanea da lui creata nel 2008 che coordina il “Be Boz”. Questo programma coinvolge progetti culturali e artistici concepiti esplicitamente come arte “dalle masse”. In questo contesto l’arte è usata come veicolo per migliorare la coesione sociale. La sua indagine si cristallizza nel suo lavoro anche in una forma più concettuale, generata da un altro volto del contemplatore, impersonato dall’alter ego di Friedler: Jack Balance. Vicina al linguaggio Fluxus, questa parte della sua opera rappresenta un tentativo di fusione tra diverse forme di espressione. Come in Fluxus, l’arte è supporto di scambio e di comunicazione, che corrisponde più a un atteggiamento verso la vita, a un tentativo di abolire le frontiere che separano quest’ultima dall’ambito della creazione artistica. Non vi è più oggetto privilegiato, sacralizzato dalla denominazione “arte”, ma una base comune di scambio che si traduce in proposte, gesti e azioni che richiedono una partecipazione collettiva. Le sue opere sono abitate da spiriti invisibili, da ombre furtive che vagano in universi eterei. Dominique Stella, esperta di arte contemporanea, curatrice della mostra e del catalogo (in italiano, francese, inglese) nel suo contributo così sottolinea: “Julian Friedler, che è stato filosofo, non abbandona mai la sua ricerca. La costanza con cui egli l’ha condotta da sempre crea un legame indefettibile tra le diverse fasi della sua vita. Dalla psicoanalisi all’arte, la tensione resta la stessa, l’interrogazione vitale s’impone in ogni circostanza. Friedler continua a perseguire il proprio sogno: quello di identificare la sorgente di ogni cosa e di trovare nell’ispirazione e nel raccoglimento il cammino di una meditazione che lo porterà alla Conoscenza e all’incontro con il Divino. ‘La Forêt des Âmes’ è un elemento (redentore?) che si eleva nel giardino della Conoscenza del bene e del male. (…)  Friedler si avvicina innanzitutto all’astrazione lirica così come la definisce Georges Mathieu, piuttosto che all’espressionismo astratto americano di un Jackson Pollock. Friedler, come Mathieu, milita per una visione cosmica del mondo in cui il determinismo non ha più posto.” Alcune note biografiche. Julien Friedler, scrittore ed artista contemporaneo, nasce nel 1950 e trascorre l’infanzia e l’adolescenza a Bruxelles. Consegue una laurea in filosofia alla Sorbona di Parigi e in etnografia all’Université Libre di Bruxelles. Studia psicoanalisi a Parigi. Nel 1990 fonda  “La Moire” a Bruxelles, un Istituto per promuovere un approccio interdisciplinare nel campo psicoanalitico. Scrive anche numerosi articoli e libri ottenendo il plauso della critica in questo settore. Inizia la sua carriera artistica nel 1994, completamente autodidatta, la sua comprensione del carattere umano e un fascino per l’ignoto lo ha portato a iniziare a dipingere. Attraverso la sua arte, ha affrontato la postmoderna società contemporanea e le vicende della seconda metà del Novecento. Nel 2003 si mette a scrivere un’opera letteraria epica intitolata “The Book of Boz” (Il Libro di Boz), allo stesso tempo un romanzo e un lavoro di poesia, scritta per lo più come un dialogo. La storia si svolge nel XX secolo, nel presente, e in un futuro immaginario. I personaggi principali sono tre pagliacci: Jack Equilibrio, Friedler stesso, e l’Uomo specchio.                                                                         Questa esposizione, dal 13 Marzo al 30 Aprile 2016 farà tappa al Museo Villa Bassi di Abano Terme in provincia di Padova.

Fondazione Mudima – Via Tadino 26, Milano; fino al 13 Novembre 2015; orari: da lunedì a venerdì 11-13 e 11-19; ingresso libero; Tel. 02 29409633; www.mudima.net

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