Milano – IL VIAGGIO DELLA CHIMERA – Gli Etruschi a Milano tra archeologia e collezionismo
Una qualificata mostra di approfondimento in attesa di un Museo dedicato
Luigi Rovati, medico, ricercatore ed imprenditore farmaceutico, ha sempre coniugato il costante impegno per la crescita dell’Azienda da lui fondata con la passione per l’arte classica. Contaminare la cultura d’impresa con l’arte ha generato un’esperienza che trova oggi continuità nelle nuove generazioni della famiglia. La vocazione per la ricerca e l’innovazione, l’apertura al mondo, l’impegno civile: questi i valori che guidano la Fondazione a lui intitolata, che, tra le sue diverse attività sostiene il progetto “Chiese ambrosiane. San Dionigi, la chiesa mancante”, finalizzato a sviluppare la ricerca sulle chiese extra murarie attribuibili al vescovo Ambrogio, Santo Patrono di Milano. A metà Novembre 2016 la Fondazione ha presentato al Comune di Milano un nuovo ambizioso progetto per la costituzione del Museo di arte etrusca che verrà prossimamente inaugurato dopo un’articolata operazione di restauro affidata allo studio Mario Cucinella Architects con la ristrutturazione e l’ampliamento della storica proprietà immobiliare di Palazzo Bocconi-Rizzoli-Carraro, in Corso Venezia 52, costituito da cinque piani per una superficie totale di circa 3.300 metri quadrati. Il corpus cardine dell’esposizione museale sarà un’importante collezione di buccheri ed impasti etruschi, che nel suo insieme di oltre 700 reperti è considerata dagli esperti la più completa raccolta di vasi del periodo arcaico, presa a riferimento dai grandi musei del mondo. La collezione è rientrata in Italia in virtù di un lungimirante accordo con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo e la collaborazione con le Soprintendenze e i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale. L’operazione rientra nel fondamentale contesto della restituzione e reintegrazione del patrimonio archeologico del nostro Paese da parte di privati. Il futuro museo vuole proporsi come centro di eccellenza nel campo della conservazione, dello studio e della valorizzazione dei reperti antichi, configurandosi come un polo d’attrazione per le realtà legate all’archeologia etrusca dislocate sul territorio nazionale. Il nuovo spazio sarà inoltre un laboratorio in cui sperimentare attività nuove, creare partnership internazionali, organizzare convegni e seminari, diventare centro di ricerca e punto di riferimento per il restauro, ma anche luogo di incontro e di diffusione del sapere e della bellezza per la comunità, con un’attenzione particolare alla scuola. In attesa della grande apertura – prevista per l’estate 2020 – la Fondazione ha organizzato una mostra documentaria sul mondo etrusco ospitata al Museo Archeologico in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Milano. Questa esposizione mette in luce il legame fra Milano e la civiltà degli Etruschi nato dalla metà dell’Ottocento con la costituzione del nucleo più antico delle Raccolte Archeologiche milanesi. Il percorso di visita comprende cinque sezioni tematiche. Vediamole in sintesi.
1 – “Le origini del collezionismo etrusco a Milano: un contributo all’etruscologia e alle Civiche Raccolte”. Il tema della raffigurazione umana nell’arte etrusca, l’immagine e l’identità dei defunti. “Pezzo forte” il “Cratere Trivulzio”, in prestito dai Musei Vaticani, acquistato sul mercato antiquario di Milano nel 1933 a seguito di una sottoscrizione cittadina per essere donato a Papa Pio XI che lo destinò al Museo Gregoriano Etrusco.
2 – “Milano e il dopoguerra. La Grande Mostra del 1955”. L’iniziativa attuale saluta un ritorno degli Etruschi a Milano, ricordando la grande mostra ospitata a Palazzo Reale nel 1955 curata da Massimo Pallottino, che segnò l’avvio di una feconda stagione per l’etruscologia nel Capoluogo lombardo; come allora, anche oggi è presente “La Pietrera”, busto femminile del VII secolo a.C. proveniente dal Museo Archeologico Nazionale di Firenze e considerato la più antica statua etrusca. Da ricordare, inoltre, il collezionismo del Settecento di Carlo Trivulzio nonché le ricerche archeologiche sull’espansione di questa Civiltà oltre il Po. Marco Edoardo Minoja (Direttore Cultura del Comune di Milano) afferma: “E’ doveroso che Milano omaggi gli Etruschi, vera civiltà europea e al tempo stesso prima vera rappresentazione di una cultura capace di unificare la penisola italiana, dalle sponde del Po fino alle regioni meridionali dello Stivale.”
3 – “Le università di Milano e le ricerche archeologiche: le prospezioni Lerici, gli scavi a Tarquinia, Capua e Populonia”. La sezione è collegata alla precedente attraverso il tema del mondo animale, con le sue creature reali e fantastiche che popolavano l’immaginario del defunto nel suo viaggio ultraterreno. Il vaso con raffigurazione della Chimera – che dà il titolo alla mostra – proviene dalle raccolte civiche milanesi.
E qui occorre una spiegazione…Ma cos’è la Chimera e cosa rappresenta? Nella mitologia greca è un mostro con testa e corpo di leone, una seconda testa di capra sulla schiena e una coda di serpente anch’esso con la testa, in atto di vomitare fuoco; considerata simbolo delle forze distruttrici (vulcani o tempeste) prima che l’ordine degli Dei dispiegasse la propria armonia sul Creato. In zoologia indica un genere pesci cartilaginei con corpo squaliforme che vivono anche nel Mediterraneo a profondità fra 200 e 1200 metri. Nel linguaggio corrente sta ad indicare i sogni vani, l’utopia.
4 – “Una Chimera: Etruschi a Milano e in Lombardia”. Gli scavi che hanno evidenziato la presenza etrusca in Lombardia. In mostra un piccolo nucleo di materiali proveniente dalle ricerche svolte dall’Università degli Studi di Milano a Forcello di Bagnolo San Vito (Mantova), il principale abitato etrusco-padano a nord del Po, risalente al VI-V secolo a.C.
5 – “Il collezionismo contemporaneo: il futuro Museo Etrusco di Milano.”. Vediamo in anteprima una piccola selezione di reperti della Fondazione Luigi Rovati, che confluiranno nel Museo Etrusco milanese. Testimonianze di scrittura etrusca come la paletta di bronzo con una dedica a Selvans, divinità dei boschi, dei terreni e anche dei confini, ma anche splendide oreficerie ed oggetti di alto artigianato.
Alcune note sulla sede ospitante la mostra.
Il civico museo archeologico di Milano ha sede nell’ex-convento del Monastero Maggiore di San Maurizio (sulle pareti della cui chiesa – ricordiamo – sono collocati i sublimi affreschi di Bernardino Luini) dove si trovano le sezioni greca, etrusca, romana, barbarica e del Gandhara. La sezione preistorica ed egizia è ospitata presso il Castello Sforzesco. Nell’atrio d’ingresso del Museo, al centro della sala, è presente un grande plastico nel quale si sovrappongono l’attuale città di Milano con l’antica Mediolanum tardo imperiale, con i principali monumenti (tridimensionali) e strutture della città antica, come le mura massimiane, il circo, il teatro, l’anfiteatro, le terme, le antiche basiliche cristiane, il palazzo imperiale, le strade ed i corsi d’acqua. In questo primo settore del museo sono inoltre esposte, su due livelli, la sezione romana e una piccola sezione dedicata all’arte del Gandhara. Nella sezione romana sono conservati numerosi esempi di ritratti scultorei, pittura, mosaici (tutti databili alla fine del III-inizi del IV secolo), epigrafi oltre a ceramiche, coppa in vetro come la “Diatreta Trivulzio” ed argenteria come la “Pantera di Parabiago”. Dalla sede di corso Magenta si accede al chiostro interno in cui sono esposte svariate stele funerarie romane e dal quale si possono ammirare i già sopracitati resti di un’antica villa romana così come le due torri d’epoca medioevale dell’ex-monastero. In particolare all’interno della torre poligonale è esposta una scultura di Domenico Paladino (donata dall’artista) la quale crea un particolare connubio tra moderno e antico con i vari affreschi, raffiguranti santi, risalenti alla fine del XIII-inizi XIV secolo.
Alla fine, devo dire che il patrimonio archeologico etrusco conosciuto è di grande interesse e raffinatezza, tale da considerarlo degno di stare accanto a quello egizio, greco e romano. La conferma mi viene dalla considerazione che ebbe negli omaggi dedicatigli da due grandi scultori del Novecento: Marino Marini ed Alberto Giacometti. Il catalogo dell’esposizione, a cura di Giulio Paolucci ed Anna Provenzani, è pubblicato da Johan&Levi Edizioni.
Museo Archeologico – Corso Magenta 15, Milano; fino all’8 Settembre 2019; Orari: da martedì a domenica 9-17.30 (ultimo ingresso ore 16.30); Ingresso: Euro 5; ridotto Euro 3; gratuito minori di 18 anni e primo e terzo martedì del mese dalle ore 14; Biglietteria: Tel. 02 8844 5208; www.clarart.com/chimera/
Fabio Giuliani
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