Milano – GUGLIELMO SPOTORNO. LA CITTA’ E L’ALTROVE

| 18 dicembre 2015
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“FRAMMENTI”  – “Ho fame / di scrivere / piccole cose, / frammenti di persone, / fogli unici a quadretti. / Vivo passato e futuro, e perdo l’attimo di rubare il frutto alla pianta.” (Guglielmo Spotorno, da “La linea della notte”)

Interessante e particolare mostra è attualmente in corso al Museo della Permanente, dedicata a Guglielmo Spotorno, artista e poeta, che a Milano aveva già esposto alla Fondazione Stelline nel 2014 e all’Università Bocconi quest’anno. Nel ciclo delle opere dedicato alle “Città umanizzate”, tra cui New York, Berlino Est, Caracas, “Nel mirino” e “Città assediata”, Spotorno torna a rappresentare la realtà e la società contemporanee da lui vissute e dipinte nelle loro drammatiche contraddizioni. In mostra vediamo anche i suoi ultimi quadri che, nell’apparente semplicità cromatica, sono i più drammatici, il gruppo “Autoritratti e “Crocifissi cittadini”. Nei primi rappresenta sé stesso nella totale astrazione con contrasti di colore e composizione, richiamo alla sua personalità. In un equilibrio drammatico di sintesi formale e figurativa, l’artista ci presenta i suoi “Crocifissi cittadini” che scendono dalla Croce e partecipano al quotidiano. Un urlo di forte denuncia dei drammi di oggi lo ritroviamo in “Isis execution” e nel “Mare di Lampedusa”. Queste opere si riassumono nella volontà di non dimenticare. Lui stesso scrive: “Siamo in troppi nel mondo, dispersi nel labirinto digitale, senza filo d’Arianna per guidarci. L’unica scelta è far vedere i quadri: hanno le gambe, camminano da una stanza all’altra…se le stanze sono quelle delle mie intenzioni… devono finire in soffitta. Se danno un’emozione a una persona, solo allora hanno diritto al chiodo”. Nato a Milano nel 1938, Guglielmo appartiene alla generazione che si è formata nel clima della stagione informale. Ha conosciuto Jorn, Lam e Fontana nella vicina Albissola, a Milano i protagonisti del Realismo Esistenziale Ferroni e Vaglieri. Da ragazzo ha vissuto nella galleria della madre Enrica, scultrice e direttrice della Galleria Spotorno, riferimento artistico della Milano degli anni Sessanta. Dalla madre ha tratto la passione per l’arte, per diventare poi collezionista autonomo. A soli dodici anni ha partecipato alla “Mostra artistica internazionale della scuola a Roma” a Palazzo Venezia. Un suo disegno, “Incubo”, è stato notato da Federico Fellini. Alla passione della pittura ha unito quella della filosofia. Si è laureato all’università Cattolica con maestri Bontadini, Sofia Vanni Rovighi ed Emanuele Severino.  Accompagna l’esposizione, realizzata con il patrocinio di Fondazione Benefica Francesco Spotorno Onlus e curata dalla giornalista Nicoletta Pallini, un catalogo pubblicato da EDIPRIMA con un ampio saggio della curatrice, di cui riportiamo alcuni passaggi: “L’arte di Guglielmo è una polaroid della vita: frammenti a volte abbozzati, spesso ultimati di getto nel lampo dell’insonnia. Nell’ultimo ciclo di opere, “Autoritratto”, i primi tre quadri formano un trittico in cui il nero, così elegante e persistente, sembra quasi essere di una notte senza sogni, tutta buia. (…) Nelle sue opere ci sono anche altre città dove l’artista cerca il silenzio del tramonto, i suoi colori e altre prospettive: “Dall’alto” e “Le due città”. Visioni liriche, dunque, ma anche visioni drammatiche. Perchè Spotorno sa che l’arte non è un fatto formale, non è una ricerca di compiacimenti stilistici, ma qualcosa che deve parlare all’uomo e dell’uomo. Qualcosa che parla di cose vive.” Subito dopo, nel suo contributo, Lorella Giudice sottolinea: “(…) Ma l’uomo è anche lui, l’artista, che in una serie di ‘Autoritratti ‘ si racconta con colori e pennellate, nei quali, come lui stesso riconosce, “ha raggiunto una sintesi che non ha rapporti con altri quadri precedenti.” Riportiamo qui “SENZA VENTO”, una delle poesia dell’artista accostate alle opere d’arte nel catalogo: “Quando eravamo / sposi bambini, / usciti dall’affanno / di un abbraccio, / aprivamo / con timore / la finestra del tiglio. / …. e buttando la foglia / si guardava dove tirava il vento. / Ora l’Io / che conosce le malizie / non spia più / le sorprese del vento, / perchè la noia è immobile e saccente.”

Museo della Permanente – Via Turati 34, Milano; fino al 19 Dicembre 2015; www.lapermanente.it            Orari: lunedì-sabato 10-18.30, ingresso libero; info pubblico: Tel. 02 6551445

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Fabio Giuliani

 

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