Milano: GILLO DORFLES. Ieri e oggi

| 11 febbraio 2014
Dorfles 4

La passione senza età di un artista e giudice dell’arte

“Una delle cose che mi ha sempre interessato e mi interessa di più è studiare la persona, l’uomo come è, le sue virtù, i suoi difetti”.  Così usa esprimersi Gillo Dorfles (Trieste, 1910) poliedrico intellettuale italiano, noto per i suoi giudizi lucidi ed acuti sulla società contemporanea. A questo artista, chhe da tempo vive a Milano, docente di estetica, filosofo e critico d’arte tra i più prolifici e innovativi la Fondazione Marconi dedica una bella rassegna in cui vediamo dipinti, ceramiche e sculture realizzate negli ultimi trent’anni, alcuni queste giusto pochi mesi fa, nell’estate del 2013. Dorfles con la sua lunga, acuta e ancora propositiva attività rappresenta una preziosa testimonianza diretta di tutte le vicende artistiche del secolo scorso, vissute tanto da osservatore quanto da protagonista; si è dedicato alla pittura fin dalla prima metà degli anni Trenta con lavori di matrice surreale che venivano realizzati con la tempera grassa all’uovo, antica tecnica dei grandi maestri del Quattrocento. Egli fin da quegli anni dichiara che la sua arte non segue e mira a qualcosa di preciso, ma vuole interessarsi ai simboli e ai segni pre-esistenti (la croce, la luna, il sole, …) ridotti in forme archetipali e universali. Questa ricerca pittorica si definisce secondo processi organici e surreali che l’allontanano dagli schemi di un astrattismo puro.  In questo senso le tele divengono visioni necessarie di immagini mentali, trascrizioni quasi di ricordi consci o memorie inconsce. Dopo essere stato tra i fondatori del MAC (Movimento Arte Concreta) nel 1948 con Bruno Munari, Atanasio Soldati e Gianni Monnet, con l’obbiettivo di dare vita ad un linguaggio artistico nuovo onde assimilare e superare le ricerche astratte europee dei decenni precedenti, dal 1958 diminuisce l’attività pittorica per seguire i suoi studi e ricerche teoriche oltre a dedicarsi ad un appassionato insegnamento. In questo periodo prevale il suo interesse critico per quei movimenti che caratterizzano la seconda metà del Novecento e riprenderà la pittura solo dopo gli anni Ottanta. Le opere presentate ora sono realizzate con tecniche miste, accostate a ceramiche e a due sculture recenti, di cui una di grandi dimensioni;  lavori, questi, che documentano le sue atmosfere inquiete e grottesche, le figure in continua trasformazione, i suoi caratteristici personaggi e le sue presenze primordiali. Gillo Dorfles racconta un’energia interiore con una pittura sempre libera ed istintiva e, per questo, sorprendente e catalizzatrice di attenzione. “L’opera pittorica di Gillo Dorfles è tutta pervasa da una rara capacità di coinvolgere lo spettatore nel piacere di cercare e ritrovare in essa quel misterioso mondo interiore che è in ciascuno di noi e che, distratti come siamo da superficiali sollecitazioni esterne, purtroppo tendiamo a dimenticare. Sono lavori intriganti e stimolanti che ci riconducono alle essenze della vita, a percezioni lontane vissute a livello conscio e inconscio, con sorprendente e compiaciuta curiosità.” Queste parole sono di Luigi Sansone, curatore della mostra attuale, nel Catalogo ragionato pubblicato da Mazzotta Edizioni nel 2010; volume, che, a quanto sembra, dovrà essere periodicamente aggiornato con elementi nuovi, siano opere recenti o testi scritti, vista la continua vitalità del “grande vecchio” dell’arte italiana che, prossimo ai 104 anni (12 Aprile), è stato presente, insieme a Sansone e a Claudio Cerritelli il 21 Gennaio alla prima di due conferenze aperte al pubblico, in Galleria, intitolata “Il rinnovamento dell’arte italiana negli anni Quaranta e Cinquanta dello scorso secolo”, mentre la seconda, sempre con i tre, “Uno sguardo e una riflessione sull’arte contemporanea”, il 22 Febbraio, sarà un’ulteriore testimonianza dell’inesauribile passione di Dorfles per l’arte, ma anche la sua lucida osservazione di tutti quesi fenomeni che a questa si sottintendono e che la motivano. Dorfles non è solo genio artistico e critico ma profondamente umano: egli infatti, su invito di Luigi Sansone, ha realizzato con il laboratorio Studio Ernan Design di Albisola Superiore (Savona) un piatto in ceramica, dipinta a mano, in 100 copie numerate più 30 copie in numeri romani, ispirato ad un’opera del 1996 dal titolo “L’orecchio di Dio” su cui l’artista ha posto l’apocalittico numero 666. L’intero ricavato dei piatti verrà devoluto alle missioni estere Cappuccini Onlus, Milano, per costruire due pozzi d’acqua nel villaggio di Fode in Eritrea ai confini con l’Etiopia e il Sudan. Nella tradizione Kunama il monte Fode è considerato il luogo della Teofonia di Dio, ccreatore del cielo e della terra. Qui l’acqua viene spesso attinta da pozzi a cielo aperto dai villaggi limitrofi  con grave pericolo di malattie. Rendere l’acqua potabile è quindi una necessità urgente.

Fondazione Marconi Arte moderna e contemporanea; Via Tadino 15, Milano; Fino al 22 Febbraio 2014;

Orari: da martedì a sabato 10-13 e 15-19; Ingresso libero; Info: +39 02 29419232; www.fondazionemarconi.org

Fabio Giuliani

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