Milano – ESCHER

| 2 gennaio 2017
escher-milano-1

Eccezionale connubio poetico fra arte e scienze esatte

“Coloro che tentano di raggiungere l’assurdo otterranno l’impossibile” (M.C. Escher)

Da metà Ottobre 2013 a fine Marzo 2014 a Reggio Emilia nella storica sede di Palazzo Magnani era stata ospitata una mostra che dal titolo “L’enigma Escher. Paradossi Grafici tra arte e geometria”, che aveva incuriosito i diversi spettatori intervenuti per le sue particolari, spesso incomprensibili composizioni. Incisore, intellettuale e matematico, Maurits Cornelis Escher (1898-1972), il poliedrico genio olandese che con la sua arte visionaria ha incantato anche grafici e scienziati, approda finalmente a Milano con una grande retrospettiva promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta ed organizzata da Palazzo Reale, Arthemisia Group e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE in collaborazione con la Escher Foundation, e curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea, collezionista di tutte le opere di Escher esposte, che ha trasformato la sua passione giovanile in una raccolta di altissimo livello. Incontriamo qui oltre 200 opere di Escher accostate ad esperimenti scientifici, giochi e approfondimenti didattici che consentono ai visitatori di comprendere le invenzioni spiazzanti, le prospettive impossibili, gli universi apparentemente inconciliabili che si armonizzano in una dimensione artistica assolutamente originale. Artista complesso, Escher attinge a piene mani ai vari linguaggi artistici a lui contemporanei                 (Art Nouveau, Simbolismo, Divisionismo, Cubismo, Surrealismo) fondendoli in un nuovo intrigante percorso che costituisce un unicum nel panorama della storia dell’arte. A lui si deve l’ampliamento dell’immaginario di tutti coloro che hanno potuto entrare in contatto con i suoi lavori, in cui tutto è connesso: scienza, natura, rigore analitico e capacità contemplativa. L’arte di Escher non accusa dunque i segni del tempo, sebbene siano trascorsi quarantaquattro anni dalla scomparsa dell’artista, e le sue opere sembrano quasi il manifesto “pop” di quest’epoca dominata dalla tecnologia digitale. Dopo il grande successo delle rassegne a lui dedicate a Roma, Bologna e Treviso, che hanno totalizzato 580.000 visitatori e scalato le classifiche delle esposizioni più seguite dal pubblico, arriviamo a questa versione milanese dove la maggior parte delle opere si basa sui princìpi della percezione visiva che indagano su come il cervello umano reagisce davanti a particolari immagini e le organizza. Il percorso espositivo è distribuito in sei sezioni, vediamole in sintesi.

1 – “La formazione: l’Italia e l’ispirazione Art Noveau”; L’anello di congiunzione fra il futuro incisore, allora studente, e questa importante corrente internazionale fu il suo maestro, Samuel Jessurum de Mesquita. Uno degli elementi distintivi dello stile iniziale di Escher è la componente liberty e l’influenza dell’arte, del paesaggio e delle architetture d’Italia dove egli visse dal 1933 al ’35.

2 – “Dall’Alhambra alla tassellatura”; La seconda visita di Escher a L’Alhambra e Cordova nel 1936 e lo studio delle soluzioni decorative moresche caratterizzanti quello straordinario edificio; “pezzo forte” di questa sezione – e dell’intera mostra – è, infatti, “Flächenschmuck” di Koloman Moser (1868-1918) pubblicata nel 1902: una sorta di prontuario delle arti applicate, punto di riferimento per tutto il movimento Art Noveau europeo.

3 – “Superfici riflettenti e struttura dello spazio”; Da sempre affascinato dalle superfici riflettenti, il primo autoritratto di Escher su specchi curvi è del 1921. La sfera che riflette i raggi provenienti da tutte le direzioni dello spazio rappresenta tutto lo spazio intorno e gli occhi dell’osservatore sono sempre al centro: così, l’“Io” è – scrive lo stesso artista – il protagonista indiscusso al centro del mondo che gli gravita intorno. Ma non solo sfere: figure piane si alternano a figure solide nella rappresentazione tassellare dello spazio nelle più svariate possibilità compositive senza lasciare vuoti, come nell’opera “Profondità” del 1955 che sembra riprendere la disposizione degli atomi del ferro, il cui simbolo chimico è “Fe”. L’altra sua passione, infatti, furono metalli e cristalli di cui scoprì tutte le leggi di organizzazione molecolare nello spazio.

4 – “Metamorfosi”; La sezione prende il nome dall’opera ‘Metamorfosi’, uno dei capolavori assoluti nella produzione di Escher: un turbinio di trasformazioni basate su diversi tipi di tassellature ed assonanze logiche e formali che si concludono con la veduta di Atrani, il paesino della scogliera amalfitana, caro all’artista, che vi aveva trascorso il suo viaggio di nozze, da lui già raffigurato nel 1931. Mettendo le due incisioni in relazione tra di loro si può fare capire al pubblico che i paesaggi presenti nelle opere “concettuali” di Escher, successive al 1936, anno della sua dipartita dall’Italia sono, con poche eccezioni, paesaggi italiani. È come se Escher privato del paesaggio che lo affascinava, abbia trovato l’ispirazione in strutture mentali interiori, ma ancorate ai suoi ricordi del periodo italiano.

5 – “Paradossi geometrici: dal foglio allo spazio”; l’attenzione sugli ambiti scientifici dell’arte di Escher: la matematica e la geometria. L’artista olandese, infatti, era l’unico in grado di dare un’immagine alle sue fantasie attirando a sé l’attenzione degli scienziati e iniziando col loro mondo uno scambio che non si fermò neppure dopo la sua scomparsa. Potrei definire alcune sue composizioni una sorta di “incasinedri”, non certo espressione dispregiativa ma, in senso ironico, come ironiche possono essere le sue creazioni.

6 – “Economia escheriana ed eschermania”; L’attività “quotidiana” di Escher indirizzata più a soddisfare le esigenze del committente che gli interessi della sua ricerca artistica personale. Tuttavia, non per questo si tratta di opere di minore interesse. Come tutti i grandi artisti, Escher, per realizzare gli “ex libris” oppure i biglietti da visita per i più svariati committenti, non tradiva la propria arte ma affrontava il tema con un approccio originale ed immediatamente riconoscibile. Un esempio tipico è l’opera “Larix” che fu usata per illustrare una poesia di Hennriette Roland Holet (poetessa olandese che aderì nel 1917 alla rivoluzione di ottobre). La sua arte uscita dal torchio del suo studio si è trasformata in scatole da regalo francobolli e biglietti d’auguri, è entrata nel mondo dei fumetti, è finita sulle copertine degli LP di noti gruppi come i Pink Floyd; le sue strutture impossibili sono usate per alludere a situazioni paradossali e per stupire con architetture, nella realtà, irrealizzabili. Incisioni come “Relatività (o Case di Scale)” si ritrovano nel turbinio di rampe che vedono di volta in volta prima Mickey Mouse e poi i Simpson perdersi nel mondo di Escher. Situazioni escheriane sono impiegate in clip pubblicitarie come quella dell’Audi del 2007 basata su stampe famose come “Cascata”. “Mano con Sfera Riflettente”, “Altro mondo” e “Belvedere” sono utilizzati da Illy Caffè in una pubblicità del 2006. Nel film fantastico “Labyrinth” del 1986 con David Bowie, prodotto da George Lucas, una scena è costruita sull’immagine di “Case di scale”. Anche le celebri rampe fatate del Castello di Hogwarts nella saga di Harry Potter sono la trasposizione dinamica di quest’opera, ripresa perfino in una delle scene più strabilianti di “Una notte al museo III” e nella pubblicità di Sky.

Grazie alla collaborazione con Studio Azzurro – storica Casa di Produzione da sempre un punto di riferimento della creazione artistica legata alle nuove tecnologie – lungo il percorso di mostra, in una stanza quadrata scorrono, a diverse altezze, quattro rampe di scale. “Scale sognanti” è una poetica istallazione – che suggerisce l’opera di Escher “Relatività (o Casa di scale, 1953)” – dove un universo profondo affonda sotto i piedi del visitatore che viene coinvolto in una suggestiva esperienza interattiva. Escher, scomparso nel 1972, ha lasciato un vastissimo corpus di opere che non solo non mostrano i segni del tempo, ma possono essere considerate di essenziale influenza sulle nuove tecnologie digitali, che sembrano rincorrere i risultati da lui già raggiunti nel secolo scorso. Nel 1961 in “Saturday Evening Post” il grande storico dell’arte E.H. Gombrich pubblicò un lungo saggio in cui inserì Escher fra gli esempi utili nella sua dissertazione: “Come si legge un quadro”. Alla fine devo dire che le sue complesse vedute dell’Italia, dalle Alpi alla Sicilia, sono di un’essenza indimenticabile. Questo evento vede come Main sponsor M&G Investments, sponsor Generali ed è corredato da un bellissimo e prezioso catalogo edito da Fondazione Escher. Sito Internet ufficiale: www.mostraescher.it

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano. Fino al 22 Gennaio 2017; lunedì: 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì e domenica: 9.30-19.30; Giovedì e sabato: 9.30-22.30; (la biglietteria chiude un’ora prima); Info e prenotazioni Tel. 02 89 29 711 (lunedì-venerdì 10-17); sabato 31 Dicembre 9.30-14.30; domenica 1° Gennaio 14.30-19.30; lunedì 2 Gennaio 9.30-19.30;

Fabio Giuliani

escher-milano-2escher-milano-3

 

 

 

 

 

 

 

 

escher-milano-4    escher-milano-5    escher-milano-6

escher-milano-7

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

escher-milano-9

 

 

 

Tags: , , ,

Commenti

Salvato in: MOSTRE
×