Milano – DÜRER E IL RINASCIMENTO TRA GERMANIA E ITALIA

| 24 maggio 2018
Durer - Milano 2018 - 1

L’ “Apelle” tedesco

“Oh come rabbrividirò e rimpiangerò il sole! Qui sono un signore, in patria sono un parassita.” (A. Durer) Cosi scrisse il 15 ottobre nel 1506 l’artista al suo miglior amico, l’umanista Willibald Pirkheimer, intendendo di fare ritorno a Norimberga da Venezia dove aveva soggiornato per circa un anno. Ed è proprio con la grande pianta di Venezia incisa da Iacopo de Barbari, alla quale si affianca la veduta di Norimberga, patria di Dürer (1471-1528) sempre opera del veneziano De Barbari, entrato al servizio di Massimiliano I, he inizia la mostra attualmente in corso a Palazzo Reale, con 130 opere, più della metà di Dürer. Il tedesco era giunto in Italia per scoprire le regole della prospettiva e delle proporzioni recandosi a Bologna per incontrare il prete matematico Luca Pacioli, autore del “De Divina Proportione”. Il curatore Bernard Aikema (Professore ordinario di Storia dell’Arte moderna presso ‘Università di Verona) avverte che lo scopo della mostra non è stato semplicemente quello di presentare la produzione del più grande artista rinascimentale tedesco ma il narrare lo scambio di pensiero avvenuto tra il 1480 e il 1530 tra due grandi aree regionali: La Germania meridionale e l’Italia del Nord con Milano, Venezia fino a Bologna. In questo contesto di mobilità delle idee Dürer rappresenta lo snodo centrale. Albrecht Dürer incontra in questa mostra i colleghi famosi del suo tempo tra cui i tedeschi e nordici Luca Cranach, Schongauer, Altdroffer, Baldung Grien e gli italiani Giorgione, Mantegna, Bellini, Lotto, Leonardo da Vinci e i suoi seguaci.

L’esposizione si svolge in sei sezioni tematiche, ognuna illustrata da uno studioso.

Nella prima “Dürer, l’arte tedesca, Venezia, Italia” si dimostra come i rapporti artistici fra il Nord e il Sud delle Alpi abbia generato reciprocità dei stimoli con novità iconografiche, compositive e formali.

Nella seconda “Geometria, Misura, Architettura” sono esposti i trattati di Dürer come teorico dell’Arte.

Nella terza, “La Natura”, il contributo degli artisti tedeschi si è rivelato fondamentale nella rappresentazione della natura alla pari di quella di Leonardo e dei i pittori Nord italiani con una resa pittorica diversa del paesaggio fino a diventare autonomo (senza figura umana).

Quarta: “La scoperta del individuo” si crea una specializzazione del tutto nuova: i “ritrattisti”, con l’estensione del ritratto dalla nobiltà ai ricchi mecenati.

Quinta: “ Albrecht Dürer Incisore: Apocalisse e cicli cristologici”, in cui l’artista si dimostra eccelso, vantato anche dal Vasari che considerò la famosa “Melancolia” ( l’incisione più famosa di Dürer) tra le opere che riempiono di stupore il mondo intero, anche per la tecnica.

Sesta: “Il classicismo e le sue alternative”, una riflessione sul sistema estetico che ha caratterizzato questo periodo storico dell’Arte in cui il classicismo è controbilanciato da correnti opposte. Figura chiave fu Dürer con la sua massima apertura culturale.

Personalmente mi piace sottolineare la grande modernità dell’artista con due sue opere in mostra: in primis “L’anatra morta appesa”:    la critica da tempo si dibatte se l’inizio della natura morta autonoma sia italiano (Caravaggio, “La Canestrina”) oppure fiammingo: questa opera di Dürer forse la prima natura morta della storia artistica dell’era moderna, precorritrice dei nostri seicenteschi Baschenis e Boselli. Secondariamente, sconvolgente per modernità (pare del ‘900 ) divertentissima è la caricatura di una donna inserita tra le righe di una lettera che l’artista nel 1506 indirizza a Norimberga all’amico Pirkheimer da Venezia dove la locale comunità germanica gli ha commissionato la “Pala del Rosario” per la chiesa di San Bartolomeo a Rialto.  Importantissima mostra, questa, esemplificazione di un altro Rinascimento che normalmente si intende per la maggior parte quello dei grandi artisti tosco-romani; un’ occasione unica per riscoprire il rinascimento europeo qui sviscerato in un modo esemplare con una anticipatrice rivalutazione del naturale. Come già scrisse Roberto Longhi di Durer: “Partito come un Pollaiolo o un Verrocchio, finisce per rassomigliare di più allo Schiavone o allo Zoppo…La sua mira più alta fu , ben presto, proprio il ritratto unito e concluso che appena albeggiava a Firenze e a Roma e ch’egli aveva verosimilmente intuito dai più antichi esperimenti di Leonardo in Lombardia.” Dopo la sua morte Durer assunse lo status di “santo”; nel 1840 una sua statua monumentale fu eretta a Norimberga con l’iscrizione: “Padre Durer, dacci la tua benedizione, così che anche noi possiamo onorare l’arte tedesca. Sìì la nostra stella cometa sino alla morte.” Il catalogo, prodotto da 24 Ore Cultura 416 pagine e 300 illustrazioni) è testo fondamentale per una rivisitazione delle relazioni nel Rinascimento. Numerose le attività didattiche correlate.

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 24 Giugno 2018; Orari: lunedì 14.30-19.30; mart, merc, ven, dom, 9.30-19.30; giovedì e sabato 9.30.22.30 (il servizio biglietteria termina un ora prima); info e prevendita: Tel. 02 0254913; www.mostradurer.it

Fabio Giuliani

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