Milano: BRAMANTE A MILANO – Le arti in Lombardia 1477-1499

| 28 febbraio 2015
Bramante 3

 

E la città sforzesca cambiò volto

“Cosmografo, poeta volgare et pittore valente…et gran prospettico.” Così definì Donato Bramante (1444-1514) il frate umanista milanese Sabba da Castiglione (1480-1554). Proprio partendo da questa definizione l’attuale mostra alla Pinacoteca di Brera, celebrativa del cinquecentenario della morte dell’artista, vuole dimostrare che Donato “Donnino” di Angelo di Pascuccio detto il Bramante, proveniente dal contado di Urbino, formatosi sulle lezioni prospettiche di Leon Battista Alberti e Piero della Francesca alla corte di Montefeltro, non fu solo quel grande noto innovatore dell’architettura rinascimentale, ma nei suoi esordi ed anche in seguito, valente pittore. Questa tesi smentisce, o se si vuole, completa la definizione entusiastica che di lui diede Giorgio Vasari: “Nè poteva la natura formare uno ingegno più spedito che esercitasse e mettesse in opera le cose dell’arte con maggiore invenzione e misura come costui…la virtù del quale si estese tanto negli edifici da lui fabbricati, che le modanature delle cornici, i fusi delle colonne, la grazia de’ capitegli, la base, le mensole, ed i cantoni, le volte, le scale, i risalti, ed ogni ordine di architettura. (…) Perchè se pure i greci furono inventor dell’architettura e i romani imitatori, Bramante non solo imitandogli con invenzion nuova ci insegnò, ma ancora bellezza e difficultà accrebbe nell’arte, la quale per lui imbellita oggi veggiamo.” L’artista, giunto in terra lombarda nel 1477, iniziò la sua attività di pittore a Bergamo con l’affresco “I sette savi” sulla facciata del Palazzo del Podestà, di cui vediamo in mostra un frammento (dall’Accademia Carrara). Nel 1481 è attestato a Milano perchè fornisce un disegno, “Interno di tempio con figure”, noto come “Prevedari” dal nome dell’incisore che ne trasse la stampa, opera fondamentale in cui si dimostra grande innovatore unendo classicismo e decoro. In città trova un mecenate nella persona di Gasparo Ambrogio Visconti (Milano, 1461-1499, poeta e letterato, gravitante nell’orbita culturale di Ludovico il Moro) di cui affresca il palazzo milanese con “I filosofi” e “Gli uomini d’arme”, strappi ora in Pinacoteca di Brera con ben otto personaggi presenti, fra cui, pare, il suo autoritratto nel ridente Democrito insieme al triste Eraclito, a mio avviso, veramente “espressionisti”.  Il rinnovamento innescato dal Bramante si inserisce in un momento di vitalità culturale della corte sforzesca dove sono presenti Leonardo e il poeta fiorentino Bellincioni; apprezzato da Lorenzo il Magnifico, trasferitosi a Milano dal 1485, intimo di Lodovico il Moro, per cui fu anche organizzatore di feste insieme con Leonardo, fornendo egli i testi di spettacoli che quest’ultimo realizzava tecnicamente, e con ogni probabilità anche col Bramante, pure autore di sonetti. Sempre a Brera vediamo l’unico suo dipinto sacro finora apparso, l’imponente “Cristo alla colonna”.                  Il rinnovamento si estende dall’architettura alle arti figurative, come si vede in mostra; infatti non si sottraggono al suo modo di occupare e rappresentare lo spazio Foppa, Bergognone, Bartolomeo Suardi (il Bramantino) ed in seguito Zenale, qui presente con due strepitose tavole dalla Galleria degli Uffizi. Le opere di questi artisti, presenti a Brera insieme ad altre provenienti da prestigiosi musei nazionali   ed internazionali, dialogano con  le poche purtroppo conosciute del Bramante. Innumerevoli sono invece gli interventi architettonici di Bramante a Milano in qualità di ingegnere e di artista per Ludovico il Moro: il rifacimento di Palazzo Trivulzio, la chiesa di Santa Maria presso San Satiro, di strepitoso illusionismo prospettico, la tribuna di Santa Maria delle Grazie, innestata su di una struttura preesistente, migliore esempio della sua capacità di conciliare il linguaggio “moderno” con quello delle epoche precedenti. La sua intelligenza sta nel praticare in Lombardia (Pavia, Vigevano) un’architettura di mattoni e di materiali umili, tipicamente lombardi creando imponenti strutture.  L’esposizione è curata da Sandrina Bandera, Matteo Ceriana, Emanuela Daffra, Mauro Natale e Cristina Quattrini con Maria Cristina Passoni e Francesca Rossi, gli interventi dei quali sono in corso di pubblicazione in un catalogo edito da Skira. In particolare Emanuela Daffra afferma che questa mostra serve a discutere e a promuovere gli studi, augurandosi che altre opere emergano dell’attività pittorica dell’artista che ha portato in Lombardia le novità rinascimentali di Firenze e di centro Italia. Tutto sommato un gigante dell’arte.                 Sponsor della mostra è Giorgio Armani, che, giunto a Milano, fu, come da sue parole “fulminato dalla bellezza di San Satiro.”

Pinacoteca di Brera – Via Brera 28, Milano; fino al 22 Marzo 2015; Orari: da martedì a domenica: 8.30-19.15; (la biglietteria chiude alle 18.40)        Biglietti: Intero: € 10; Ridotto: € 7; Prevendite; per gruppi, scuole e singoli: Tel.: 02.92800361; web: www.pinacotecabrera.net

 

Fabio Giuliani

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