Milano – BOCCIONI 100 – Genio e memoria

| 20 giugno 2016
Boccioni 4

Grande arte, non solo avanguardia

Nel Centenario della morte il Comune di Milano celebra un grande protagonista dell’arte del primo ‘900: Umberto Boccioni (1882-1916). Egli è conosciuto soprattutto come personaggio-chiave del Futurismo, ma a me qui piace mettere in risalto la sua grandezza di artista, e, per farlo, scelgo le parole che gli dedicò uno del più grandi critici del ventesimo secolo, Roberto Longhi, che ne comprese il genio fin dai tempi suoi: “La sua dote essenziale, genuinamente artistica, è quella di saper portare sopra un piano lirico, colla forza della sua calorosissima pittura, quello che resta per molt’altri mero enunciato. Così la compenetrazione dei piani che nel cubismo, non è spesso che un arbitrario prolungamento lineare, in lui è vera è propria compenetrazione materiale di piani colorati, vibranti, pulviscolari, atonici…si è che egli possiede un senso enormemente dinamico della materia, e ora ogni spediente fantastico per imprimerle moto. Questo è già manifesto nelle prime opere che pretendono a stati d’animo e fanno parte per sé. (…) E’ a traverso queste ricerche delle direzioni essenziali della materia che si giunge a quella ‘Elasticità’ (cavallo, cavaliere e paesaggio) ch’è, sia detto a gran voce, un capolavoro, e dove si afferma quello ch’era inevitabile: il predominio delle curve vive. (…) Il mezzo sintetico per esprimere le varie pose del moto è qui, dunque, essenzialmente lineare così la massa corposa non è affatto artificiosamente accresciuta, ma resa per accenni di curve sferranti che agiscono totalmente con intensità perfetta, anche perché da ognuna di esse occhieggia il colore che si sfrangia e si stria – nella velocità. Qui è veramente creata una nuova notomia lirica del movimento.” Ora, con queste indicazioni, guardiamo la mostra. Duecentoottanta opere provenienti da istituzioni museali e collezioni private da tutto il mondo, fra tele, disegni, sculture compreso il ricco Fondo conservato al Castello Sforzesco presente integralmente con 60 schizzi, bozzetti e gouaches, filoconduttore perché Boccioni aveva compreso come il disegno avesse un ruolo fondamentale per entrare nella mente dell’artista al momento della creazione dell’opera, contando inoltre sull’utilizzazione commerciale. Particolarmente importanti anche i tre “Diari giovanili”, concessi per l’occasione dal Getty Research Library di Los Angeles, che vengono qui accostati ad opere pittoriche e plastiche dell’artista citate tra le pagine. Insieme a questo eccezionale corpus, l’esposizione, sviluppata in ordine cronologico e per nuclei tematici, si fonda anche su scritti e documenti identificati e catalogati di recente alla Biblioteca Civica di Verona, fra cui appunti, fotografie ed una raccolta di ritagli di riproduzioni artistiche: un ‘atlante’ di modelli elaborato da Boccioni nella sua fase pre-futurista, utilizzato per studiare forme artistiche del passato e della modernità, che spazia dal XV secolo ai suoi contemporanei (da Durer allo svedese Anders Zorn). Ora questo “Atlas” esce pubblicato da Scalpendi Editore, a cura di Francesca Rossi e Agostino Contò, gli stessi della mostra. Sono ben 216 immagini che compongono questa gigantesca riunione di capolavori ritagliati da giornali e rotocalchi, una storia dell’arte personale incollata su grandi pagine, dai mosaici paleocristiani agli espressionisti nordici. Così come è da meditare il catalogo dell’attuale evento espositivo edito da Electa, ricco di interventi, indispensabile per la prosecuzione degli studi su questo fondamentale artista colto del Novecento che qui voglio infine citare come teorico onde facilitare la lettura delle opere esposte: “Voglio dare la fusione di una testa col suo ambiente”, “Voglio dare il prolungamento degli oggetti nello spazio”, “Un cavallo in movimento non è un cavallo fermo che si muove ma un cavallo in movimento, cioè un’altra cosa.” “Voglio sintetizzare le forme uniche della continuità nello spazio”. Da qui il titolo della sua scultura universalmente nota, che possiamo vedere temporaneamente nella mostra a Palazzo Reale, ma in permanenza all’attiguo Museo del Novecento che custodisce il nucleo pittorico e scultoreo di Boccioni più consistente al mondo. Istituzione che si associa alle celebrazioni presentando nelle sue sale un percorso temporaneo dedicato alla sua stagione pre-futurista dove il legame con la tradizione e lo slancio verso la modernità sono particolarmente evidenti con opere di Balla, Carrà, Russolo, poi firmatari del “Manifesto della pittura futurista”. Il progetto si avvale inoltre della collaborazione scientifica dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. L’attuale esposizione, basata su nuove documentazioni emerse, concepita come stimolo per ulteriori e più approfonditi studi, dopo Milano farà tappa al Mart (4 Novembre 2016-17 Febbraio 2017), considerato che – come afferma il suo Direttore, Gianfranco Maraniello – “tale esposizione conferma anche la vocazione del museo roveretano, che pone nuovamente al centro dei suoi primari obbiettivi culturali le ricerche sull’invenzione della modernità con particolare attenzione, nella città di Fortunato Depero, alle ricognizioni critiche sul Futurismo. Proprio dai fondi documentari del Mart emergono alcuni elementi che integrano lo straordinario percorso di questa mostra.”

Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano; fino al 10 Luglio 2016; Tel. 02 92800821; Orari: lun: 14.30-19.30; mar, merc , ven, dom 9.30-19.30; gio e sab 9.30-22.30 (la biglietteria chiude un’ora prima)

Fabio Giuliani

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