Milano. BERTOZZI&CASONI – “NON RICORDO”

| 26 marzo 2015
Bertozzi&Casoni 1

“Bertozzi & Casoni” è una società fondata nel 1980 a Imola da Giampaolo Bertozzi (Borgo Tossignano, Bologna, 1957) e da Stefano Dal Monte Casoni (Lugo di Romagna, Ravenna, 1961). La loro prima formazione artistica avviene all’Istituto Statale d’Arte per la Ceramica di Faenza. Quindi frequentano l’Accademia di Belle Arti di Bologna, fondano una società e partecipano alle manifestazioni che tentano di mettere a fuoco i protagonisti e le ragioni di una “nuova ceramica”. Abilità esecutiva e distaccata ironia caratterizzano già le loro prime creazioni in sottile maiolica policroma. Importante è la collaborazione (1985-1990) con la Cooperativa Ceramica di Imola dove lavorano come ricercatori nel Centro Sperimentazioni e Ricerche sulla Ceramica. Nel 1987 e ’88 collaborano con “K International Ceramics Magazine” di cui realizzano anche le immagini di copertina. Negli anni Ottanta il virtuosismo esecutivo raggiunge nuovi apici tra opere scultoree, intersezioni con il design e realizzazioni di opere di affermati artisti italiani ed europei: Arman e Alessandro Mendini, tra gli altri. Nel 1990 creano fontane e grandi sculture per un intervento urbano a Tama, un nuovo quartiere di Tokyo. Negli anni Novanta emerge nel loro lavoro un aspetto maggiormente concettuale e radicale: la ceramica assume dimensioni sempre maggiori fino a sconfinare nell’iperbole linguistica e realizzativa. La critica e le più importanti gallerie d’arte nazionali e internazionali si interessano al loro lavoro.         Tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale, i due artisti indagano i rifiuti della società contemporanea non escludendo quelli culturali: da quelli del passato a quelli delle tendenze artistiche più vicine. Dal 2000 abbandonano l’uso della maiolica per privilegiare, in una sorta di epopea del trash, una più ampia serie di tecniche e di materiali ceramici di derivazione industriale, variandone i processi e le composizioni. Dopo esposizioni negli anni scorsi avvenute a Milano (Castello Sforzesco) e a Mantova (Palazzo Te), ora li rivediamo nel capoluogo lombardo, ospitati dalla Galleria Tega, con una serie di opere mai esposte prima d’ora, realizzate nel corso del 2014 attorno al tema di Pinocchio, il celebre burattino “creato” da Collodi in uno dei libri per ragazzi più letti nel mondo fin dalla prima pubbllicazione nel 1933. Già in passato i due artisti si sono serviti di Pinocchio per evocare l’incorruttibilità della bugia e, nel contempo, l’incorruttibilità della morte e una presunta bugia della morte, basti pensare alla imponente installazione che hanno realizzato nel 2007 in occasione della loro mostra alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia, dove il lungo naso di un monumentale Pinocchio “trafiggeva” irreversibilmente una delle vetrine espositive. Nell’iniziativa attuale, appena entrati in galleria colpisce subito all’occhio la scultura in ceramica policroma di grandi dimensioni, titolata “Non ricordo”, che mostra un Pinocchio invecchiato, il cui corpo è scavato, la schiena curva, il volto incartapecorito ed il cuore tormentato da mille tarli, seduto su una grande catasta di libri a lui dedicati. Attorno a questa vediamo un gruppo di lavori ad essa correlati che traggono ispirazione a loro volta dal celebre romanzo Collodi ed altri appartenenti invece al classico repertorio di Bertozzi & Casoni, realizzati negli ultimi anni: ceramice policrome, in particolare rappresentazioni di residui alimentari, praticamente una denuncia contro i troppi sprechi e, probabilmente, anche verso il troppo spesso dissennato smaltimento dei rifiuti con suggestivi titoli quali: “Disorientato”, “Reliquia con avanzi”, “Vassoio con vite estreme”. L’esposizione è accompagnata da un volume con le immagini di tutte le opere in mostra e la riproduzione di una serie di oltre trenta lavori realizzati dagli artisti dai primi anni Duemila ad oggi. All’inizio possiamo leggere un testo ed un’intervista ai due artisti di Federico Sardella, di cui riportiamo un significativo passaggio: “Il nostro Pinocchio passa dall’idea di un “carissimo Pinocchio, amico dei giorni più lieti”, un compagno dell’infanzia, di giochi e di avventure, ad un Pinocchio che non ha più nulla a che fare con la spensieratezza dell’infanzia. Pinocchio è irreversibilmente invecchiato, ed è rimasto mezzo burattino e mezzo umano; nella sua umanità contraddetta si fa carico e porta in sé tutte le sofferenze dell’umanità intera. (…) Pinocchio è un libro per tutti. Il suo percorso implica il compimento dell’uomo, dalla A alla Z: Pinocchio nasce burattino e infine diventa umano. (…) Il nostro interesse per Pinocchio risale dunque a molto tempo fa. All’interno del nostro percorso artistico si insinua poi nel momento in cui ci siamo resi conto che l’arte altro non è che una bugia. L’arte non ci offre di fatto risposte, piuttosto genera in noi continue e infinite domande.” L’esposizione è curata da Claudio Poleschi, Eleonora e Francesca Tega, le quali, con la loro professionalità ed il loro entusiasmo, proseguono l’attività in galleria, ereditata dal loro padre Giulio che, nel 1979 aveva aperto la sede milanese nella stessa via a pochi metri di distanza; passione, questa, a sua volta trasmessagli dal genitore Dino che aveva iniziato come mercante d’arte fin dal 1939 ed aveva aperto una prima gallaria a Riccione nel 1964 con una mostra dedicata a Filippo De Pisis. Tradizione famigliare che continua felicemente, da tempo tra importanti riconoscimenti nazionali ed internazionali con numerose partecipazioni ad eventi e fiere di alto livello, quali, ad esempio “Art Basel”.

Galleria Tega – Via Senato 20, Milano; Tel. +39 02 76006473; mob. +39 3487421417 Fino all’11 Aprile 2015; orari: lunedì-sabato 10-13 e 15-19; www.galleriatega.it

Fabio Giuliani

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