Milano ALBERTO SAVINIO- LA COMMEDIA DELL’ARTE

| 29 aprile 2011
01_Roger-et-Angélique,Alberto-Savinio-1931_528

Precursore inquieto ed inquietante del post-moderno “L’arte porta il ricordo in sé del paradiso perduto ma insieme porta la promessa del paradiso ritrovato” (Alberto Savinio)

Tra gli eventi espositivi più rilevanti che la città di Milano sta offrendo è senz’altro da segnalare l’ampia rassegna dedicata ad Alberto Savinio (1891-1952), un debito saldato a chi l’ha amata dedidandole un testo nel 1944: “Ascolta il tuo cuore città.” Fratello di Giorgio de Chirico (Andrea prese il nome d’arte dal 1914 per distinguersi da lui) ha attraversato tutta la prima metà del XX secolo, caratterizzandola in maniera originale e anticipando il postmoderno in vari settori artistici. Egli fu pittore, musicista, scrittore, scenografo, drammaturgo e saggista. Il racconto espositivo, accompagnato qua e là lungo il percorso dalle parole e dalle descrizioni di Tony Servillo, intende documentare il mondo poetico dell’artista, articolandosi in cinque sezioni.
1) Mito: il rapporto con il mito, templi, statue, leggende, interpretato con spirito moderno (‘Battaglia di centauri’, ‘In visita’, ‘Penelope’ fanno parte del ciclo ‘Canto d’amore’, dove personaggi animaleschi vestono abiti borghesi.
2) Letterature dipinte: egli ritrae poeti, filosofi e muse ad indicare il legame indissolubile fra opera scritta e dipinta.
3) Architetture dipinte: l’architettura si specchia nel tempo, la faccia di ogni epoca si riflette nella sua architettura.
4) Oggetti dipinti: sperimentazione nell’ambito delle arti applicate; tra le opere esposte vediamo abiti, mosaici e fotografie per Villa Malaparte a Capri. “L’arte perfeziona la vita, perfeziona l’uomo (…), dà una personalità agli oggetti, ai mobili, alle case…(Savinio)
5) Scenografie dipinte: il rapporto con il teatro è un tema costante nella sua ricerca. Per la Scala di Milano realizza quattro spettacoli in qualità di scenografo, costumista e in alcuni casi regista. (‘I racconti di Hoffmann’, ‘L’uccello di Fuoco’, ‘Vita dell’uomo’). Collabora anche con il Piccolo Teatro di Strehler e con il teatro del Maggio Fiorentino: “Il teatro è un progetto di vita (…). La storia dice la cosa com’è, il teatro come dovrebbe essere.” (Savinio)
Ogni sua composizione è un’invenzione capace di produrre inaspettate emozioni nello spettatore; le opere di Alberto Savinio nascono dalle immaginifiche percezioni dell’autore, i suoi dipinti contengono elementi trovati nella realtà, trasformati però in forme saviniane molto personali e riconoscibili, come, ad esempio, certe figure umane con la testa animale (tacchino, orso…). In particolare per i ritratti da lui eseguiti egli scrive: “Non c’è nessuna intenzione caricaturale, il vero ritratto è la rivelazione dell’uomo nascosto, il quale potrà, volta a volta, essere un gatto, un cervo, un maiale, più raramente un’aquila o un leone.”; nell’autoritto egli si riprodusse come una civetta in abiti borghesi. La pittura saviniana è carica di riferimenti che vanno dalla classicità al Rinascimento, dal Barocco a prefigurazioni pop rintracciabili nelle apparizioni di lampi coloratissimi o negli sfondi eccentrici. “Praticare per tutta la vita la medesima arte – sosteneva – è darsi in pasto alla noia, cioè dire alla morte […] e se la morte fa prima a pigliarsi gli specialisti, gli uomini dalla gamba sola, i violinisti di una sola corda, è perché se li trova già belli e impacchettati dalla noia come l’arrosto che il macellaio vende già apparecchiato, lardarellato.” La sua poliedricità tra le varie arti ha suscitato l’interesse e l’ammirazione da parte di diversi protagonisti della cultura del ventesimo secolo: Guillaume Apollinaire, entusiasmato da un concerto, definì la musica di Savinio “sincérisme”, non solo, ma lo paragonò, per la sua multiforme attività, ai geni del Rinascimento toscano. Leonardo Sciascia lo elesse il più grande scrittore italiano tra le due guerre, Gillo Dorfles lo ricordò come il primo artista che lo abbia colpito davvero, “più grande del suo grande fratello De Chirico” , e ancora, “un intellettuale vero, scanzonato e ironico, letterato di prim’ordine e anche musicista”. Pure come compositore teatrale riscosse approvazione sincera: la sua pièce ‘Alcesti di Samuele’ fu recensita come troppo bella per essere capita. Ed è vero, in pratica si può affermare che un po’ tutta la sua opera non sia, per così dire, riposante, in quanto piena zeppa di allusioni simboliche, citazioni e richiami che richiedono uno sforzo intellettuale all’interlocutore. Come nelle favole, dietro quello che si racconta, si cela qualcosa d’altro che l’ascoltatore deve cogliere. La mostra, curata da Vincenzo Trione, è corredata da un esaustivo catalogo edito da 24 Ore Cultura. Entrambi da non perdere. Palazzo Reale – Piazza Duomo 12, Milano. Fino al 12 Giugno 2011; orari: lun14.30-19.30; da mart a dom 9.30-19.30; giov e sab 9.30-22.30. La biglietteria chiude un’ora prima.

Infoline e prenotazioni singoli e gruppi: Tel. 02-54915 informazioni 24 ore su 24; prenotazioni con operatore dal lunedì al venerdì dalle 10. alle 17

Di: Fabio Giuliani

Tags:

Commenti

Salvato in: MOSTRE, Pittura
×