MANUCALCIO ANNI OTTANTA

| 14 settembre 2015
BodyPart (7)

La storia di Emanuele Mainetti, infermiere, massaggiatore sempre in campo al Mirabello
a dispetto dell’età. I percorsi di vita da Leno a Desenzano con il pallone a fare da
collante ad un’eccellente anti convenzionalità agonistico sportiva.

“Da piccolo mi toccava scappare per giocare a pallone. Oggi lo posso fare quando, quanto, dove e come mi pare.” Questa la semplicissima, formidabile formula esistenziale di Emanuele Mainetti. Ottant’anni e ancora appassionatamente impegnato a correr dietro al football, insieme agli altri inossidabili amici, sul terreno di gioco del Mirabello di Desenzano, sotto l’egida agonistico amatoriale di Angelo Papa. Per una storia di vita con cadenze variegate e virtuose. Che, tra le schegge pallonare di fenomenalità sportiva, ancora in piena forma per trafiggere il portiere di turno, siamo orgogliosi di raccontare. Così, allo scoccare dell’ottantesimo compleanno, la festa, con partita annessa, arbitro ufficiale, brindisi e convivi rituali di fine gara, ha celebrato questo ormai consolidato mito di calcio amatoriale. “Mi è sempre piaciuto giocare – racconta il Manu, come lo chiamano tutti nell’ambiente e in famiglia – ma da piccolo era difficile. Abitavo a Leno e a 12 anni già lavoravo in cascina Prandini come garzone un po’ tuttofare. Il pallone l’avevo nel sangue. Ricordo le fughe per andare al campo a tirare quattro calci. Una valvola di sfogo da un’occupazione molto impegnativa. Con gli anni la faccenda diventò ancor più complicata – continua Emanuele – mio padre Giuseppe, trebbiatore, era morto ad appena 59 anni e le maniche bisognava arrotolarsele ancor di più. A poco a poco divenni capo mandriano e coordinatore di tutta l’attività agricola in cascina. Ma le ore erano diventate infinite. Essendomi appena sposato con Martina, decisi di cambiare e mi trasferii a Desenzano”. E qui l’avventura riprende. Grazie all’amico compaesano Doninelli, allora segretario dell’ospedale desenzanese, Manu inizia la sua carriera di infermiere. E si rimette a studiare. Arriva, sempre lavorando in corsia, al diploma professionale per poi prestare servizio in sala operatoria, pronto soccorso, rianimazione. E la passione per il calcio prosegue. Fra partite con gli amatori e attività di massaggiatore, altra grande esperta passione di Emanuele Mainetti tuttora operativo per ridare le giuste tonalità a muscolature d’ogni ordine e grado. “Ho continuato a giocare per passione anche a Desenzano – conferma Mainetti – poi, visto che nelle tecniche di massaggio avevo conseguito una serie di variegate competenze professionali, non ultima quella applicata allo sport, intrapresi una carriera parallela nelle società calcistiche dilettantistiche locali. Prima fra tutte l’ A.C. Desenzano, ma ricordo un’interessante esperienza anche all’interno dell’organizzazione del Brescia Calcio”. L’attualità prosegue in questo vertice di entusiasmo senza confini. In un tempo pensato per Manu solo come convenzione. Lo osserviamo nei suoi classici rituali di arrivo al Mirabello che, per l’occasione, vede la presenza della moglie Martina e dei figli Ornella e Giuseppe e Andrea, uno dei nipoti. Scelta dei palloni insieme ad Angelo. Breve riscaldamento. Qualche tiro indirizzato, in associazione tecnico tattica con Carlo, Lele, Aurelio, Marco, Emiliano, Domenico, Roby, Pippo, Silvio, eccetera nella porta difesa dall’esperto Paolo o dal giovane Andrea erede di Rino. Conciliaboli pre partita con il roccioso Gianni, l’inossidabile Pietro, l’eclettico Fabrizio ed mitici Oreste e Alberto ritornati per l’occasione. E molto altro ancora. Ripartendo dalla libera anti convenzionalità agonistico sportiva degli Ottanta del Manu.

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