Mamiano di Traversetolo (Parma) – DE CHIRICO / SAVINIO – Una mitologia moderna

| 31 maggio 2019
De Chirico-Savinio 1

DE CHIRICO / SAVINIO – Una mitologia moderna

Simili nell’ideare concetti…diversi nel modo di rappresentarli

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“Sono l’uno la spiegazione dell’altro” scriveva Jean Cocteau dei due fratelli De Chirico. Vicinissimi nei primi passi delle rispettive carriere, de Chirico e Savinio lavorano a stretto contatto nei primi anni parigini. André Breton (1896-1966), poeta, saggista e critico d’arte francese, teorico del “Surrealismo”, definiva il loro lavoro “indissociabile nello spirito”: le visioni concepite da Giorgio in quegli anni, trovano un corrispettivo letterario nella poetica del fratello; nonostante il merito sia stato storicamente attribuito al genio di De Chirico, ad oggi è ormai riconosciuto il ruolo rivestito da Savinio nell’elaborazione dell’estetica metafisica.    La vicenda personale ed artistica di entrambi, con le loro somiglianze e differenze personali ed artistiche sono attualmente molto ben rappresentate nella grande mostra a loro dedicata presso la “Villa dei Capolavori”, sede della Fondazione Magnani Rocca a Mamiano di Traversetolo nella campagna parmense. Definiti i “Dioscuri” dell’arte del XX secolo. Ma da dove deriva questo nominativo? I “Dioscuri” erano due mitici figli di Zeus, di nome Castore e Polluce, generati insieme con Elena dall’uovo di Leda, congiuntasi con Zeus trasformato in cigno. Compivano le loro gesta sempre uniti: Castore domatore di cavalli, Polluce valente nel pugilato. Ambedue considerati divinità benefiche e salvatrici, erano anche protettori dei naviganti nelle burrasche. Fra le gesta loro attribuite, la liberazione della sorella Elena rapita all’età di dieci anni da Teseo. A Sparta presiedevano alle gare equestri e agli agoni ginnici, ed ebbero feste in tutta la Grecia. Furono venerati anche in ambiente latino-romano col nome di Castori (Castores): ebbero culto speciale a Lavinio, a Tuscolo e in Roma. L’arte antica li ha raffigurati generalmente nudi, con mantello dietro le spalle; in testa portano il pileo conico sormontato da una stella; hanno in mano la lancia. Sono rappresentati sia a cavallo, sia accanto all’animale che tengono per il morso.   I due fratelli artisti del ventesimo secolo hanno dunque ripensato il mito, l’antico, la tradizione classica attraverso la modernità dell’avanguardia e della citazione, traslandoli e reinterpretandoli per tentare di rispondere ai grandi enigmi dell’uomo contemporaneo, dando vita a quella che Breton definì una vera e propria mitologia moderna.      La rassegna – curata da Alice Ensabella (Università di Grenoble), e da Stefano Roffi, (Direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca) – attraverso oltre 150 opere (tra celebri dipinti e particolari lavori grafici) si propone di ricostruire criticamente le fonti comuni dei due fratelli al fine di metterne in evidenza affinità, contrasti ed interpretazioni del fantastico universo che prende forma nelle loro visioni pittoriche, ma anche letterarie e teatrali. Il percorso espositivo, partendo dalla nascita dell’avventura metafisica, si focalizza su un moderno ripensamento della mitologia e giunge alla ricchissima produzione per il teatro, documentata anche da preziosi bozzetti, figurini e costumi per l’opera lirica del Teatro alla Scala di Milano. Giorgio (1888-1978) e Andrea (1891-1952) De Chirico nascono in Grecia, dove trascorrono tutta l’infanzia. Figli di un milieu alto borghese e cosmopolita, ricevettero un’educazione solida ed internazionale, influenzata dal romanticismo e dal nichilismo tedeschi, dall’avanguardia parigina, dalla cultura classica mediterranea, greca certamente, ma anche profondamente italiana. Questa particolarissima “iniziazione” filosofica, artistica e letteraria, forgerà le loro menti negli anni di formazione e all’inizio dell’attività, e ne deriverà uno dei momenti più originali e più alti della cultura figurativa italiana del Novecento. De Chirico e Savinio dimostrarono fin da giovani caratteri ed approcci diversi alla pratica artistica. Il secondo, figura poliedrica, nasce come musicista e compositore, diviene in seguito scrittore approdando alla pittura solo all’età di 35 anni. Giorgio, dalla personalità più decisa e granitica, individua fin dall’adolescenza la sua strada nella pittura. Se le opere di entrambi sono caratterizzate da temi di interesse comune come il viaggio, il mistero del distacco, la struggente commozione del ritorno, gli interrogativi sulla condizione umana, il richiamo al mito, all’antico, le rispettive interpretazioni sono stilisticamente ed iconograficamente distanti. Più freddo, mentale e concettuale, de Chirico, anche dopo la grande stagione metafisica non rinuncerà a rappresentazioni ancora impregnate di enigmi, che caratterizzeranno i suoi paesaggi richiamanti ai miti dell’antichità, cavalli fra le rovine della civiltà greca, gladiatori in procinto di vivere o morire, autoritratti e ridondanti nature morte. “Gioco” ed ironia sono invece i cardini intorno ai quali ruota l’estetica di Savinio. A differenza del fratello, infatti, Alberto dimostra un’innata capacità di immettere nei profondi silenzi metafisici la sapiente leggerezza dell’ironia, che si dispiega attraverso una visionarietà fantastica. Nei suoi lavori oggetti inanimati   ed esseri animati si uniscono in un’unica rappresentazione colorata e vivace, nella quale forme umane e animali si confondono e si decontestualizzano, inserite all’interno di prospettive impossibili e di un’atmosfera improbabile quanto ludica.                                              Le opere esposte provengono da importanti istituzioni quali, fra le altre, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Mart di Rovereto, Fondazione Teatro alla Scala di Milano, Fondo Ambiente Italiano, e da celebri collezioni quali la Collezione Barilla di Arte Moderna e gallerie da tempo impegnate nella valorizzazione dei due artisti. I contributi nel catalogo – prodotto dalla Fondazione Magnani Rocca e Silvana Editoriale – si concentrano sull’approccio dei fratelli alle loro fonti (Nicol Mocchi), oltre ai rispettivi percorsi nelle varie discipline artistiche in cui si sono confrontati: la pittura (Alice Ensabella), ovviamente, ma anche il libro d’artista e il teatro (Mauro Carrera), oltre alle consonanze fra i ‘Dioscuri’ e Luigi Magnani, creatore della Fondazione (Stefano Roffi). Essendo i motivi di ispirazione della costruzione della suddetta mitologia moderna al centro di questo progetto, due contributi in catalogo si focalizzano su aspetti più specifici dell’iconografia saviniana (Gerd Roos) e dechirichiana (Daniela Ferrari). Questo evento espositivo è stato realizzato anche grazie all’importante supporto della Fondazione Cariparma e Crédit Agricole Italia.     Personalmente di De Chirico sono folgorato dai sublimi silenzi delle piazze idealizzate, i manichini, i personaggi pensanti dentro le maschere ovoidali. Di Savinio mi piace qui ricordare, associandomi a quanto scrisse di lui Gillo Dorfles che gli fu amico: “In un periodo storico in cui si delineavano le prime ribellioni alla “riproduzione realistica” della natura e delle figurazioni umane, Savinio insisteva in una tecnica minuziosa che sarebbe stata la chiave di volta di tutto il suo operare. Solo con un’eccezionale “meticolosità” pittorica e voluta “plasticità” delle scene mitiche, era possibile raffigurare quell’aureo livello di “credibilità” delle immagini, così pittoricamente realistiche e contestualmente fantastiche, che ritengo persino maggiori di quelle di De Chirico.”   Alcune brevi note sulla sede espositiva, di cui abbiamo già parlato in un resoconto precedente. Vale da sola una visita la “Villa dei Capolavori”: un museo straordinario con pregevoli opere d’arte, dal 1400 di Gentile da Fabriano al Rinascimento di Tiziano, quindi Rubens, G.B. Tiepolo, Goya, Canova, per arrivare agli “Impressionisti” e al Novecento di Giorgio Morandi ed Alberto Burri. Tutto dovuto alla sensibilità e all’intuito eccezionali dei Magnani, padre e figlio.

Fondazione Magnani-Rocca – Via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma); Fino al 30 Giugno 2019;        orari: da martedì a venerdì 10-18 (la biglietteria chiude alle 17); sabato, domenica e festivi 10-19 (la biglietteria chiude alle 18);   Biglietti: € 12 valido anche per le raccolte permanenti, € 10 gruppi di almeno venti persone, € 5 per le scuole; Tel. 0521 848327; www.magnanirocca.it

Fabio Giuliani

 

 

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