Lugano (Svizzera, Canton Ticino) – MERET OPPENHEIM – Opere in dialogo da Max Ernst a Mona Hatoum.

| 10 aprile 2017
Meret Oppenheim 1

Talvolta il grande artista nasce donna.

“Non sono io che ho cercato i surrealisti, sono loro che hanno trovato me” (Meret Oppenheim)

Il Museo d’arte della Svizzera Italiana (MASI) meritevole per le sue ricerche atte a puntualizzare il valore di artisti del ‘900, indipendentemente, e talvolta contro le etichette della critica dominante celebra con una retrospettiva dedicata a Meret Oppenheim, una delle artiste più note del Novecento accanto ai maggiori esponenti dada e surrealista in relazione ideale anche con figure artistiche dell’arte contemporanea. Nel suo caso, a maggior ragione, considerato che lei passava parte del suo tempo a Carona, in Ticino, nella casa di villeggiatura dei nonni, luogo del cuore nella sua ricerca di pace, a pochi passo da Lugano. Attraverso un centinaio di opere ripercorriamo ora le fasi creative di Meret a partire dagli anni Trenta, col suo arrivo a Parigi, ancoa diciottenne. L’attuale esposizione ha lo scopo di emancipare Meret dall’immagine di finora nota dei surrealisti per valorizzare la sua creatività indipendente e solo in sintonia con loro. Interessante è anche un suo ritratto molto personalizzato eseguito da Francis Picabia.

Otto le sezioni:

1 – “Riflessi dada e surrealisti”: giunta a Parigi nel 1932 si trova fra i più importanti artisti d’avanguardia: Arp, Man Ray, Duchamp, Alberto Giacometti. Il confronto fra le opere di Mereth e le loro mette in evidenza tanto le affinità delle composizioni, quanto gli elementi distintivi della sua creatività.

2 – “invito a colazione”: rapporto fra oggetti della tavola e sessualità.

3 – “corpo e materia”: gli oggetti non sono inerti, assorbono la forza vitale del corpo e quindi la capacità seduttiva. Queste sue opere hanno suggestionato diverse generazioni del ‘900 come evidenziato negli accostamenti con Magritte, Spoerri, Mona Hattoum ed altri.

4 – “sogni e archetipi”: la percezione che l’artista ha di se viene trasfigurata in forme fiabesche; donna angelo o demone.

5 – “creature della natura”: uccelli, serpenti…… assumono significati simbolici come nei miti.

6 – “tra terra e cielo”: fra gli anno ’40 e ’60 sono frequenti i richiami ad elementi terreni, così come al cielo e agli astri.

7 – “Autoritratti, amici, ritratti”: modella di Man Ray in particolare nonché indagatrice della propria personalità.

8 – “Maschere”: il tema richiama il teatro, l’arte tribale, lo sciamanesimo. Nell’ottica surrealista la maschera è una finestra aperta sull’anima, consentendo di rivelare il carattere di chi la indossa. Alcune maschere di Meret furono realizzate ed indossate per il Carnevale di Basilea.

E’ possibile vedere anche un filmato a ciclo continuo in cui la Oppenheim illustra il suo studio e il suo pensiero, comprensibile grazie a sottotitoli. Da quanto esposto emerge evidente la creatività originale dell’artista, in particolare la sua influenza sull’immaginario surrealista in cui gli oggetti diventano feticci, dove si intrecciano fantasie oniriche ed erotiche, in cui la donna è ora creatura candida, ora ambigua sullo sfondo di una natura misteriosa. Alcune note biografiche. Meret Oppenheim nasce a Berlino nel 1913 da padre tedesco e madre svizzera. La nonna materna, Lisa Wenger-Ruutz, ha un ruolo determinante nella sua formazione; scrittrice ed illustratrice di favole per bambini, incoraggia nella nipote la creatività nonché lo spirito di indipendenza. Nel 1931 Meret decide di dedicarsi alla pittura e l’anno successivo parte per Parigi dove entra in contatto con la cerchia surrealista divenendo una figura centrale del movimento creato da Breton, a cui aderisce fino al 1937, quando rientra a Basilea. Sposatasi con Wolfgang La Roche nel 1949, si trasferisce a Berna contribuendo ad animarne la scena artistica. Dalla fine degli anni Sessanta tutta la sua opera è oggetto di riscoperta con celebrazioni in grandi retrospettive europee. Muore a Berna nel 1985. L’esposizione attuale, a cura di Guido Comis (curatore del MASI) in collaborazione con Giuseppina Di Monte (Direttrice dei musei Andersen, Manzù e Praz di Roma), studiosa dell’opera di Meret Oppenheim, è accompagnata da un catalogo Skira ricco di contributi storico-critici. Ma l’incantevole cittadina lacustre ticinese, meta turistica e culturale, in primis con il LAC, ci offre per le prossime gite, oltre all’omaggio a Meret Oppenheim, opere recenti ed inedite dell’artista britannico Craigie Horsfield, in collaborazione con lo stesso e il Central Museum di Utrecht, oltre ad una nuovissima mostra con le ricerche di due italiani del dopoguerra; Alighiero Boetti e Salvo. In concomitanza con quest’ultima esposizione, dal 9 Aprile fino al 23 Luglio, viene proposto nell’attigio “Spazio – 1” l’ allestimento “Torino 1966-1973” dalla collezione di Giancarlo e Danna Olgiati, qui, a rotazione, in deposito permanente. Ma di queste ultime proposte daremo un prossimo ragguaglio. Tutti questi eventi espositivi hanno il fondamentale supporto dell’Istituto bancario Credit Suisse, abituale Main Sponsor.

MASI-LAC LUGAO ARTE E CULTURA – Via Canova 10, Lugano; fino al 28 Giugno 2017; Orari: da martedì a domenica 10-18; giovedì 10-20; aperture straordinarie: lunedì 17 Aprile, lunedì 1° Maggio, lunedì 5 Giugno; Info e prenotazioni: Tel. +41 (0)58 866 42 30;     Spazio – 1: da venerdì a domenica 11-18; www.luganolac.ch

Fabio Giuliani

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