Lugano (Svizzera-Canton Ticino) – MAGRITTE – “La Ligne de vie”
Decontestualizzazione di oggetti comuni
1898 /1967 Lessines (Belgio) “La ricchezza non mi interessa. Creare. Il mio unico desiderio è arricchire me stesso di nuovi pensieri brillanti.” (René Magritte, 1947)
Il MASI (Museo d’Arte della Svizzera Italiana), fin dalla sua costituzione (un tempo all’interno di Villa Malpensata e da tre anni facente parte del complesso LAC – Lugano Arte e Cultura) ha sempre rivolto una speciale attenzione nei confronti della moderna grande arte internazionale; è attualmente in corso qui una delle più vaste rassegne mai realizzate su René Magritte, uno dei più singolari artisti del Novecento, tra quelli che – personalmente ritengo, insieme a Picasso e pochi altri – hanno lasciato un segno identificativo nel panorama artistico mondiale durante il cosiddetto “Secolo breve”. Questa mostra nata in collaborazione con la Fondazione Magritte di Bruxelles, propone al pubblico circa settanta opere dell’artista belga, in prestito da musei internazionali e collezionisti privati, è curata da Xavier Canonne, Julie Waseige e Guido Comis. Ma torniamo un po’ indietro, rifacendoci al testo inserito nel catalogo (Skira) dei primi due. “Il 20 novembre 1938 nell’ambito delle ‘lezioni d’arte’ presso il Koninklijik Museum voor Schone Kunsten (Museo delle Belle Arti) di Anversa, René Magritte presenta una conferenza intitolata “La Ligne de vie” (la Linea della vita). Il discorso di cinquanta minuti cui assistono cinquecento persone – accompagnato dalla proiezione di diapositive che riproducono una selezione dei suoi dipinti – è il secondo intervento pubblico del pittore dopo la breve “dimostrazione” – come la definiva lo stesso Magritte – svolta nel marzo del 1937 alla London Gallery di Londra, e il tentativo più compiuto di svelare i meccanismi del suo lavoro. Se nel testo “Les Mots et les images”, pubblicato nel dicembre del 1929 sull’ultimo numero della “Révolution surréaliste”, Magritte aveva già offerto alcune chiavi di lettura, questa volta volge retrospettivamente lo sguardo sulla sua esistenza e la sua opera, rievoca ricordi d’infanzia, il vecchio cimitero di Soignies nel quale aveva incontrato un artista intento a dipingere e la sensazione, provata in quel frangente, che l’arte della pittura fosse “vagamente magica e il pittore dotato di poteri superiori.” (…) A partire dall’incipit – “Signore, signori, compagni” – Magritte proclama la propria dedizione alla causa proletaria, “ciascuno con i mezzi di cui dispone”, la sua fede nell’amore, “la grande forza difensiva”, e ribadisce la totale adesione alle parole d’ordine del surrealismo che “rivendica per lo stato di veglia una libertà simile a quella che abbiamo nel sogno.” (…) “La creazione di nuovi oggetti, la trasformazione di oggetti noti, il cambiamento di materiale, un cielo di legno, ad esempio l’uso di parole associate a immagini; (…). Magritte afferma inoltre che “immagini e parole vengono guardate in modo diverso, in un quadro”. La familiarità dell’oggetto è la chiave è la rinascita di questo nuovo metodo di risoluzione dei problemi; finestra, albero, casa, donna, luce, uccello, scarpe, pioggia…sono altrettanti supporti utili a evocare il “mistero del mondo”. (…) A rendere importante “La Ligne de vie” è il fatto che vi sono sviluppate in profondità le basi della filosofia del pittore, quelle che resteranno valide fino alla sua scomparsa nell’agosto del 1967. E’ anche una delle rare occasioni in cui Magritte prova a fornire qualche chiave di lettura delle sue opere, pur rifiutandosi di ‘spiegarle’ perché – come seguiterà a ribadire fino alla fine – nella sua pittura “non c’è alcun mistero spiegabile”.” Tutto questo, come afferma anche Comis, ha chiaramente ispirato il titolo assegnato alla mostra svizzera, appunto “La Ligne de la vie”, in cui viene documentata l’evoluzione di Magritte a partire dalle opere giovanili – differenziandosi in questo dalle tradizionali esposizioni che ne propongono solo le creazioni più caratteristiche – e mette in luce l’influenza che le avanguardie italiane ebbero su di lui attraverso paralleli con alcune opere futuriste e metafisiche. Il percorso espositivo prende inizio dalle creazioni dei primi anni Venti, perlopiù sperimentazioni, ben lontane dai dipinti più conosciuti del Maestro. Segue un’ampia selezione di lavori realizzati fra gli anni Venti e Trenta, in cui si evidenziano i temi prediletti dell’artista. Come spiegato dallo stesso Magritte in occasione della citata conferenza del 1938, alla base dei dipinti realizzati tra il 1925 e il 1936 ci fu la ricerca sistematica di un effetto poetico sconvolgente, raggiunto attraverso la decontestualizzazione di oggetti comuni. Una poetica che l’artista riprese anche negli anni successivi, realizzando alcune fra le sue opere più celebri (“La Mémoire”, 1948 e “La Grande Guerre”, 1964, entrambe esposte) in cui è chiara la metamorfosi dell’oggetto. La mostra (che ha l’importante supporto, come sempre, di Credit Suisse) documenta anche l’unica e breve divagazione di Magritte dal proprio inconfondibile stile: il periodo “vache” (letteralmente “vacca”, con una serie di opere realizzate nel 1948, dai colori sgargianti e dalle pennellate libere, che fanno ironicamente il verso al “Fauvismo”. Completano il percorso documenti, fotografie e una serie di “affiches” del suo periodo giovanile, a testimonianza del lato “commerciale” dell’artista, nonché la proiezione di film da lui realizzati nel corso degli anni Cinquanta, in cui compare di volta in volta anche l’amata consorte Georgette. Il catalogo illustrato che accompagna la mostra si conclude con un intervista nel 2017 di Julie Waseige a Suzi Gablik, studentessa americana nata a New York nel 1934, che si recò in Belgio affascinata da Magritte e di cui fu ospite per otto mesi. Qui la studiosa interpreta uno dei più famosi dipinti del Maestro “Ceci n’è pas un pipe”: “un oggetto e la sua rappresentazione, anche quando ci somigliano, non sono affatto la stessa cosa. Un oggetto tridimensionale ha ben poco in comune con l’immagine che la raffigura.” Arrivati a questo punto, trovo bello concludere con l’omaggio che un altro artista, questa volta nel genere musicale “Pop” operante tra fine anni Sessanta del Novecento e primi anni Duemila, il cantautore Paul Simon dedicò alla coppia e ai loro “frammenti” di vita con un bellissimo e poetico brano inserito nell’album “Hearts and Bones” (lett. “Cuori ed Ossa”) del 1981: “René and Georgette Magritte with their dog after the war”.
“René e Georgette Magritte / Con il loro cane dopo la guerra / Ritornati alla loro suite d’albergo / E hanno aperto la porta / Perdono facilmente i loro abiti da sera / Ballano alla luce della luna / Ai Penquins / The Moonglows / Gli Orioli / E i cinque Satin / La musica profonda e proibita / Lo stavano desiderando / René e Georgette Magritte / Con il loro cane dopo la guerra. / René e Georgette Magritte / Con il loro cane dopo la guerra / Stavano passeggiando per Christopher Street / Quando si fermarono in un negozio per uomini / Con tutti i manichini / Vestiti con stile / Questo ha portato lacrime ai loro / Occhi da immigrati / Proprio come i pinguini / The Moonglows / Gli Orioli / E i cinque Satin / Il facile flusso di risate / Fluire nell’aria. / René e Georgette Magritte / Con il loro cane après la guerre / Fianco a fianco / Si addormentarono / Decenni di planate come gli indiani / Il tempo è economico / Quando si sveglieranno troveranno. / Tutti i loro oggetti personali / Sono intrecciati / René e Georgette Magritte / Con il loro cane dopo la guerra Stavano cenando con il potere èlite / E hanno guardato nel loro cassetto della camera da letto / E cosa ne pensi / Si sono nascosti / Nel gabinetto freddo dei loro cuori? / I pinguini / The Moonglows / Gli Orioli / e The Five Satins / Per ora e per sempre / Com’era prima. René e Georgette Magritte / Con il loro cane / Dopo la guerra.”
LAC – Lugano Arte Cultura; Piazza Bernardino Luini 6, Lugano; fino al 6 Gennaio 2019; Orari: da martedì a domenica 10-18; giovedì aperto fino alle 20; aperture straordinarie: 8 Dicembre, 26 Dicembre 2018, 1° Gennaio 2019: 14-18; 6 Gennaio 2019; Tel. +41 (0)91 8157970; www.masilugano.it ; www.luganolac.ch
Fabio Giuliani
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