Lugano (Svizzera-Canton Ticino) – BOETTI/SALVO. “Vivere lavorando giocando”

| 1 giugno 2017
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Un artista concettuale e un pittore di talento

Il MASI Museo d’arte della Svizzera italiana prosegue la sua riflessione su alcune figure e movimenti che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea. Ora è il turno di due protagonisti dell’arte italiana del secondo Novecento con la bella mostra “Boetti/Salvo. Vivere lavorando giocando”. Il sottotitolo dell’esposizione è una citazione di Salvo che nel Maggio 2011 definì con questi tre termini il suo rapporto con Alighiero in occasione di una giornata di studio dedicata a Boetti. L’esposizione, curata da Bettina Della Casa, intende documentare l’intensa avventura esistenziale ed artistica intercorsa tra i due a sul finire degli anni Sessanta a Torino dal 1969 al 1971 dove condivisero anche lo studio in Corso Principe Oddone 88, scenario di infinite sperimentazioni e di alcune memorabili opere. Vediamo circa 150 lavori con prestiti internazionali concessi dall’Archivio Alighiero Boetti di Roma, dall’Archivio Salvo di Torino, da musei e gallerie e collezioni private. Alighiero Boetti (1940-1994) e Salvo (1947-2015), fra le figure più originali della scena artistica italiana della seconda metà del Novecento, iniziarono la loro attività sul finire degli anni Sessanta. Nelle prime sezioni il percorso espositivo si articola in capitoli quali “Immagine del sé”, “Fare frasi”, “Tautologie”, “Pensare il tempo” e “Mappe” in cui le opere dei due artisti dialogano direttamente. In quegli anni Boetti è orientato verso una precisa formulazione della sua stessa identità d’artista costruita in rapporto al tempo, dimensione che è per lui oggetto di sfida e confronto costante. Al contempo indaga l’“ordine e disordine” dei fenomeni di realtà per configurare una complessità di regole, criteri ordinatori, formulati nell’opera attraverso parole e immagini.   Per Salvo il periodo a cavallo tra i due decenni corrisponde al momento dell’ironica auto-storicizzazione: l’affermazione della propria identità e l’assunzione del proprio Ego a soggetto di auto-celebrazione. Entrambi si interrogano dunque, pur con accezioni diverse, sulla rappresentazione di sé, come artisti e come individui. La seconda parte, dal titolo “Infinita varietà del tutto”, illustra gli sviluppi successivi della loro ricerca, condotta ormai in modo autonomo. Pur nella progressiva distanza venutasi a creare a partire dal 1972, anno del trasferimento di Boetti a Roma, è presente nei due artisti una comune adesione a temi quali l’identità, il doppio, il tempo, il viaggio. Entrambi, con percorsi originali, aprono la strada a una molteplicità di tecniche fornendo un fondamentale contributo alla riflessione concettuale degli anni ’60 e ’70 del Novecento. Boetti e Salvo rimangono ancora oggi figure di riferimento per le nuove generazioni di artisti post concettuali del ventunesimo secolo. Con l’obiettivo di ricostruire l’intenso scenario artistico e culturale entro cui Boetti e Salvo intrapresero i rispettivi percorsi, in contemporanea alla mostra principale, presso lo Spazio -1, a pochi passi dal complesso del LAC, integrato e al tempo stesso distinto dalla grande struttura, possiamo vedere l’allestimento dal titolo “Torino 1966–1973”; i lavori in mostra, 30 circa, provengono da depositi a lungo termine al MASI e da prestiti di musei, da collezionisti privati e dalla Collezione Giancarlo e Danna Olgiati, costituita da opere di artisti italiani ed internazionali del XX secolo e contemporanei, collocata sempre nello stesso ambiente ed esposta con periodiche rotazioni. Alcune note biografiche sui due protagonisti.

Alighiero Boetti nasce a Torino nel 1940 da famiglia aristocratica. Nel 1962 conosce Anne-Marie Sauzeau, critica d’Arte e sua compagna di vita, dalla quale ha due figli. Nei primi anni Sessanta esordisce nell’ambito dell’arte povera con le prime sperimentazioni materiche. Nel 1971 compie il primo viaggio in Afghanistan dove avvia la produzione di opere ricamate servendosi di ricamatrici locali. Nascono le “Mappe”, planisferi colorati con i quali continuerà negli anni a mostrare i mutamenti politici nel mondo. Nel 1972 si trasferisce a Roma. Ormai distante dall’arte povera, disegna opere a matita su carta quadrettata basate su ritmi musicali o matematici e i grandi cicli con tecnica mista. Nel 1990 tiene una personale alla Biennale di Venezia e si dedica ad opere monumentali come i 50 “Arazzi” con testi in italiano. Sposa Caterina Raganelli, dalla quale ha un terzo figlio. Muore a Roma nel 1994.

Salvo (nome d’arte per Salvatore Mangione) nasce a Leonforte (Enna) nel 1947. Nel 1956 si trasferisce con la famiglia a Torino, che rimarrà la sua città di adozione, ed inizia la sua amicizia con Boetti. Si unisce a Cristina che rimarrà sua compagna per tutta la vita.   Dopo un periodo “concettuale”, nel 1973 torna alla pittura per non abbandonarla mai più. Con l’intento di rivisitare la storia dell’arte procede con i suoi “d’après” con rifacimento in chiave semplificata dei grandi maestri del Quattrocento, inserendo sé stesso con il procedimento dell’autoritratto. Espone in varie importanti mostre sia in Italia che all’estero. Inizia i rapporti con Giuseppe Pontiggia e Leonardo Sciascia che gli dedicano alcuni scritti. Nel 1984 Maurizio Calvesi invita Salvo alla 41° Biennale di Venezia. Nel 1992 Renato Barilli cura l’ampia personale “Archeologie del futuro” alla Galleria dello Scudo di Verona. Dagli anni Novanta l’artista dedica alcune serie di quadri a luoghi che ha visitato. Alla fine devo dire che nessun paesaggio dipinto da artista mi è parso più antinaturalistico di quelli fiabeschi di Salvo che crea visioni stranianti con una tavolozza particolarissima che ci da una realtà altra dove è bello perdersi. L’esaustivo catalogo bilingue (italiano-inglese), prodotto da MASI Lugano-Edizioni Casagrande, illustra entrambe le mostre con immagini a colori di tutte le opere esposte, fotografie inedite, testimonianze di artisti ed amici coevi, testi della curatrice, di Francesco Guzzetti e Giorgio Verzotti. Fondamentale per una maggiore conoscenza dei due protagonisti.

“Boetti/Salvo. Vivere lavorando giocando (al MASI); fino al 27 Agosto 2017; orari: martedì-domenica 10-18; giovedì 10-20; biglietti: Intero: CHF 15, Ridotto: CHF 10 (AVS/AI, over 65 anni, gruppi, studenti 17-25 anni), Gratuito: 16 anni ed ogni prima domenica del mese; “Torino 1966-1973” (Spazio -1); fino al 23 Luglio 2017; ingresso gratuito; orari: venerdì-domenica 11-18; apertura straordinaria 5 Giugno 2017;

Museo d’arte della Svizzera italiana-LAC Lugano Arte e Cultura; Piazza Bernardino Luini 6, Lugano; Per informazioni: Tel. +41 (0)58 866 4230; www.masilugano.ch

Fabio Giuliani

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