LOS LOBOS, SOLO UN’ALTRA BAND DA EAST L.A.

| 1 ottobre 2002

Recentemente, sono finiti nella lista dei “fondamentali” stilata nientemeno che da Tom Waits: ma chi conosce bene i Los Lobos non si sarà certo meravigliato del fatto che uno degli artisti meno allineati e di maggior levatura del rock degli ultimi 30 anni abbia citato questa band fra le sue preferite.

 Perché sono ormai molti anni che la “piccola band di East L.A”, come loro stessi si sono definiti facendo riferimento al quartiere latino di Los Angeles dal quale arrivano e dove ancora hanno la base, è sinonimo di musica spiazzante e senza paragoni, impegnata a seguire un percorso solo suo. Dagli esordi segnati dalla fedeltà alla tradizione messicana ad oggi, sono passati quasi 30 anni e una scelta di dischi quasi sempre imperdibili, senza che i lupi del Barrio abbiano mai perso smalto. Lo dimostra anche il lavoro nuovo, “Good morning Aztlan”, che i Los Lobos arrivano a presentare in Europa: una data è prevista anche in provincia di Brescia, e per l’esattezza a Chiari. Imperdibile, ovviamente: soprattutto per coloro che ricordano i Lobos solamente per quello che è stato l’unico loro momento di notorietà d’alta classifica, la cover di “La Bamba” di Ritchie Valens, realizzata come colonna sonora del film omonimo, ed ignorano le intuizioni ai confini dell’avanguardia di dischi come “Kiko” o “Colossal Head”, sintesi entusiasmanti di musiche popolari pescate sui due lati dei confini americani, mischiando Cuba e Los Angeles in uno stile che ha saputo spingersi fino a rischiare entusiasmanti ed inedite soluzioni. Questi quindi i gioielli di un’istituzione che avrebbe meritato maggiori riconoscimenti di quelli fin qui ottenuti, ma che nonostante tutto continua le proprie attività con un encomiabile entusiasmo ed un immutato livello di creatività artistica. «Il segreto della nostra longevità? Il fatto che come gruppo siamo convinti di esser parte di qualcosa più grande di noi – ha detto recentemente Louie Perez – Fra i nostri segreti annoveriamo la decisione di entrare in studio senza aver nulla di pianificato. Nell’ultimo disco c’è una canzone che abbiamo deciso di inserire a due giorni dalla scadenza per la consegna dell’album: in pratica l’abbiamo registrata in poche ore. Il nostro modo di lavorare è ancora questo”. Vero e proprioo simbolo per le popolazioni di origine ispanica di tutti gli Stati Uniti, i Los Lobos sono tornati quest’estate con un disco che nel titolo rende omaggio al mitico luogo di nascita degli Aztechi, Aztlan appunto, un eden che secondo la leggenda pare si trovasse nei territori acquisiti dagli Stati Uniti in seguito alla guerra con il Messico. Più o meno, in quell’area di confine in cui è oggi localizzata la comunità ispanica californiana, e dove i Los Lobos lavorano da anni. Sarà forse anche questo uno dei motivi della loro unicità?

Di: Claudio Andrizzi

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