Locarno (Svizzera-Canton Ticino) – Robert Indiana

| 13 giugno 2017
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Un artista “Pop” senza mai considerarsi tale

Robert Indiana, nato come Robert Clark a New Castle (Indiana, USA), il 13 Settembre 1928, con un nome preso a presto dal suo stato d’origine, si trasferì a New York nel 1954 e si unì al movimento della “Pop Art”, usando caratteristici disegni di immagini per realizzare approcci di arte commerciale mescolati con l’esistenzialismo, che evolsero gradualmente verso ciò che lui stesso chiama “poesie scultoree”. La sua opera spesso consiste di immagini audaci, semplici, iconiche, in particolare numeri e parole brevi come “EAT”, “HUG” e “LOVE”. È noto anche per aver dipinto lo straordinario campo da pallacanestro un tempo usato dai Milwaukee Bucks nel palazzetto dello sport di quella città, lo U.S. Cellular Arena, con una grande forma ad M che occupa le due metà del campo. La sua scultura nell’atrio del grattacielo Taipei 101, chiamata “1-0” (2002, alluminio), usa numeri multicolori per suggerire la conduzione del commercio mondiale e i modelli della vita umana. Indiana è stato scenografo e costumista teatrale, come nella produzione realizzata nel 1976 dalla Santa Fe Opera de “La madre di tutti noi (The Mother of Us All)” di Virgil Thomson, basata sulla vita della suffragetta statunitense Susan B. Anthony. Dopo gli attentati dell’11 Settembre 2001 che distrussero le “Torri Gemelle” a New York Indiana produsse una serie di “Dipinti della pace (Peace Paintings)”, che furono esposti a New York nel 2004; dopo quel tragico evento non viaggia più in aereoplano. Vive come residente nella città isola di Vinalhaven, Maine, dal 1978. Apparve nel film “Eat” (1964) di Andy Warhol, che consiste in un’unica ripresa di 20 minuti di Indiana che mangia un fungo. L’immagine più nota tra quelle realizzate da Indiana è senza dubbio la parola “Love” (“Amore”) a lettere maiuscole, disposte in un quadrato con la lettera O inclinata. Questa immagine, creata dapprima per una cartolina natalizia per il Museum of Modern Art nel 1964, fu inclusa nel 1973 su un francobollo celebrativo da otto centesimi emesso dal Servizio postale degli Stati Uniti, il primo della loro serie regolare di “love stamps”. Versioni scultoree di questa immagine sono state installate in diversi luoghi e città degli Stati Uniti d’America.

Il celebre artista è attualmente protagonista di una grande mostra alla Pinacoteca Comunale Casa Rusca di Locarno che fa seguito alle ampie retrospettive promosse al MoMA, al Whitney Museum di New York e in altri grandi musei americani ed europei, ultimo dei quali in ordine di tempo, il Museo di Stato russo di San Pietroburgo, dove una rassegna in suo onore è stata organizzata circa un anno fa. Numerose tra le più significative opere di Indiana di quest’ultima rassegna sono ora presentate qui, unitamente ad altri dipinti e sculture raramente esposti. il grande pubblico può così ammirare le principali creazioni pittoriche e scultoree dell’artista realizzate a partire dalla fine degli anni Cinquanta; questa attuale, frutto di una proficua collaborazione con la Galerie Gmurzynska di Zurigo si configura come la prima personale di Indiana in un museo svizzero. Il percorso espositivo si snoda a partire da importanti esempi di dipinti su legno, prodotti alla fine degli anni Cinquanta, dove si nota la predilezione per i motivi geometrici. Si attraversa successivamente l’evoluzione dei decenni seguenti, dove le parole e i segni sono i protagonisti assoluti, elaborati a partire dall’osservazione del panorama americano. Durante la visita si può “entrare” nella vita dell’artista grazie alla presenza di opere cariche di riferimenti autobiografici. Non mancano esempi di dipinti e serigrafie degli anni Duemila, dalla serie dedicata a Marilyn Monroe, alle produzioni ispirate alla lingua cinese. Nelle sale, accanto ai dipinti e alle serigrafie, vengono presentati inoltre due rari esempi di grandi assemblaggi lignei. Il culmine della fama di Indiana è indubbiamente legato a “LOVE”, icona inconfondibile della “Pop Art” che ritroviamo qui nella sua versione scultorea negli spazi esterni del museo, in dialogo con altre significative sculture. In conclusione possiamo ben dire: Robert Indiana: non solo “Pop”, non solo “LOVE”. Egli è lo scopritore della potenza visiva di certe parole che, trasmesseci con colori vivaci, parlano a tutti, dal bambino al vecchio, dall’incolto all’inclita. “LOVE” è universalità d’immagine che continua e continuerà a fare il giro del mondo; come lui stesso afferma, “Era un concetto spirituale. Non è più una scultura dell’amore, è diventato il tema stesso dell’amore.” Un’altra dote che mi colpisce in Indiana è la bella rappresentazione che ci dà dei numeri; ci trasmette infatti una realtà che spesso dimentichiamo. Egli scrive: “Siamo immersi nei numeri dal momento della nascita….le nostre stesse vite sono strutturate sui numeri – compleanni, età, indirizzi, denaro: dovunque ti giri ci sono numeri….ogni cosa che facciamo è scandita dai numeri. Ogni giorno ogni minuto di ogni giorno, to’, guarda il mio orologio da polso. Ogni secondo è un numero diverso…” E scienza e senso del tempo diventano arte.

La mostra è corredata da un elegante catalogo (prodotto dalla Pinacoteca Casa Rusca), con riproduzioni di tutte le opere in mostra, testi del curatore Rudy Chiappini (Direttore Musei di Locarno) e di Walter Guadagnini, e il contributo “Sono molto affezionato ai miei primi figli” da un’intervista ad Indiana di Joachim Pizzarro.

Pinacoteca Comunale Casa Rusca – Piazza Sant’Antonio, Locarno; www.museocasarusca.ch ; fino al 13 Agosto 2017; orari: da martedì a domenica 10-12 e 14-17; Informazioni: Dicastero Cultura Città di Locarno, Piazzetta de’ Capitani 2, 6600 Locarno, Tel. +41 (0)91 756 31 70

Fabio Giuliani

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