Livio Furini e la città dei balocchi Gardaland, un’idea vincente
Bene hanno fatto le figlie Elena e Rossella con la madre Giuliana a raccogliere in un film-documentario l’avventura imprenditoriale di Livio Furini, l’inventore del parco di divertimenti più iconico d’Italia.
Uomo eclettico e versatile, dal 1972 al 1975 riuscì a dare concretezza ad un’idea vincente che aveva il suo punto di riferimento in California, dove nel 1955 Walt Disney aveva inaugurato Disneyland. Quanti, fra le orde di bambini di ogni età che si riversano nelle strade del parco gardesano, sanno che devono la contentezza del loro giorno giocoso all’intraprendenza di un figlio della provincia veronese, risoluto a rendere il Benaco un territorio attrattivo per un turismo non solo balneare?
La vita di quest’uomo poliedrico, commerciante, musicista e poeta, spentosi a soli 54 anni, è stata ripercorsa dal regista-documentarista Paolo Cassina, assemblando le testimonianze di amici, collaboratori e parenti, in un medley di ricordi e d’immagini che riportano alla memoria il parco delle origini, quello del trenino Transgardaland Express, del castello medioevale, del ponte giapponese, del safari africano e della cittadina western che presero forma sotto la direzione di Alfredo Laino, un importante scenografo napoletano di presepi. Un piano di lavoro serrato che, dall’acquisizione dei terreni nel 1971 alla fase progettuale, dalla nascita della società Gardaland SpA nel 1974 alla costruzione dei siti d’intrattenimento nel 1975, ha consentito di traguardare l’inaugurazione del 19 luglio con un investimento iniziale di 200 milioni di lire per 90.000 mq di parco. Con un biglietto d’ingresso a 1.750 lire, già nel primo anno furono incassati 140 milioni di lire, a riprova della giusta intuizione di Livio Furini che, nonostante il ruolo propulsivo, fu estromesso poco dopo dal consiglio di amministrazione. L’abbandono della sua creatura, qualche anno dopo, fu l’ultima conseguenza di una cocente delusione che non ha offuscato il percorso operato da Livio Furini ma, anzi, rende questa vicenda ancor più meritoria di essere narrata. Insieme ai vulcanici progetti che solo la morte ha potuto pietrificare come tali: musei interattivi e scenografici, incentrati sulla storia, la natura e la scienza, con una visuale sul amusement rivolta ad un turismo di matrice culturale. Una prospettiva decisamente antesignana rispetto ai tempi in cui fu concepita e che meriterebbe di essere rivalutata alla luce delle esigenze sempre più sofisticate dei vacanzieri contemporanei.
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