LIDIA BRAMANI, Mozart massone e rivoluzionario

| 2 ottobre 2006
9788842491286g

Mozart massone e rivoluzionario.

E’ falsa l’immagine d’un Mozart sguaiato e umanamente debole consegnataci da Hildeshimer e seguaci (il film Amadeus ne rappresenta la forma più globalizzata), giura Lidia Bramani in questo libro labirintico (oltre duemila le note in fondo al volume, con qualche esclusione illuminante), un Dan Brown della musicologia mozartiana, testo gnostico, alchemico, fumoso e accattivante come tutti le pubblicazioni del genere. La mole impressionante di fonti messa sul tappeto dall’autrice non sempre è letta con la giusta profondità: tutte le parole di Constanze riguardanti il marito, per esempio, sono marce fin dalle fondamenta; le Memorie di Da Ponte sono un nido d’inganni; la biografia dello “pseudo-Nissen” è un castello di carte (tarocchi); molte liriche attribuite a Mozart sono in realtà invenzioni postume; le scelte poetico-librettistiche mozartiane furono spesso commissioni indipendenti dalla sua volontà, scelte altrui (Giuseppe II sopra tutti), casi fortuiti (mai Mozart scrisse una sola nota per il cassetto della sua scrivania: tutto fu destinato a occasioni specifiche). Il Flauto magico è definito “un manifesto iniziatico con forti valenze politiche”, mentre Mozart lo pensò un po’ farsa e un po’ messaggio (“certi discorsi”). Il contrasto epocale accennato nelle Nozze di Figaro è ridotto da Mozart a una baruffa di dame retrograde che finisce, come tutte le storie infantili, nel “palmo di naso” (lettera MBA IV, pp. 54 ss.). Altro che “rivoluzionario convinto”: non ne capì nulla! Attraverso i libri presenti nella biblioteca mozartiana (solo una cinquantina) la Bramani ricostruisce un cammino etico-morale che Mozart però mai dimostrò nella vita. E’ sufficiente citare un nome in qualche lettera (Ziegenhagen, fra gli altri) per dimostrarne la frequentazione o, più ancora, amicizia, collaborazione, connivenza? Siamo nel campo delle antiche intercettazioni telefoniche? Perché non leggere certe conoscenze semplicemente come opportunistici tentativi di scalata sociale? Mozart, che amava “denaro onore e gloria” sopra ogni cosa, dove poteva trovare questa triade di potere se non aderendo alla massoneria (che all’epoca tutto manovrava)? Mozart e Constanze sono definiti “coppia solidissima”: gli ultimi anni dicono invece il contrario. Che poi sia Constanze in persona ad indicare a Mozart la strada compositiva (polifonia e contrappunto) è tesi non merita commento. Lo spazio tiranno ci impedisce di continuare. Mozart viveva alla giornata. Meglio: di ora in ora. Non praticò alcun cammino spirituale che si svela poco alla volta. Non separò mai il sacro dal profano: peccato e Misericordia, in lui, sono indivisi. Sempre ritenne la materia degna di essere abbracciata integralmente: minuetti, pezzi per organetti meccanici, canoni dedicati al culto. Ogni sua azione fu vissuta con la nobiltà del grande gesto. Insomma, l’esatto opposto di ogni conoscenza esclusiva e gelosa (gnosis), verità per pochi, linguaggi per adepti, “luoghi di nigredo” e “città alchemiche”. Misteri sparsi a secchiate per confondere i semplici. Mozart consegnò a Dio tutto, miserie e grandezze. La loggia non avrebbe approvato.

LIDIA BRAMANI, Mozart massone e rivoluzionario. B. Mondadori, pp. 468, € 30.

Di: Enrico Raggi

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