LIBRI: CONCHIGLIE DI PIOMBO

| 1 dicembre 2010
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Tracce di una possibile serie monetale tra ipotesi e dati archeologici. “Scoprire qualche nuova forma monetale, sconosciuta al mondo numismatico, è l’utopia di ogni esperto intenditore” sostiene Franco Pezzi, collezionista di origine mantovana. In “Conchiglie di piombo. Tracce di una possibile serie monetale tra ipotesi e dati archeologici” (Editoriale Sometti, pp. 63), edito in occasione della 114a Veronafil, l’autore pubblica i risultati di un lungo percorso di ricerca in cui concilia l’attività numismatica ad una ricerca “sul campo del mercato collezionistico” che lo ha indotto ad analizzare moltissimo materiale. Le tracce richiamate dal sottotitolo ci coinvolgono in un’affascinante ipotesi secondo la quale la prima intermediazione di scambio sarebbe stata la conchiglia. Il rinvenimento casuale di pezzi di piombo, più raramente di rame, caratterizzati da un lato che presenta dei segni a costole in rilievo, lo ha spinto ad individuarne, quando possibile, il significato e la provenienza. Il volumetto, articolato in quattro sezioni, offre una panoramica sull’evoluzione dei più disparati “sistemi monetali”. Partendo dall’introduzione alla monetazione nel mondo antico, l’autore delinea un interessante excursus con il quale guida il lettore attraverso la diffusione di vari tipi di “denaro”: da quello di tipo animale a quello di tipo alimentare, dall’uso monetale di sale e pepe alla funzione monetale di stoffe e vestiario, dal denaro di tipo ornamentale, ricordandone l’uso di Assiri, Egizi e Giapponesi, al metallo e alle armimoneta. Forma monetale, quest’ultima, che veniva impiegata dalle tribù africane nelle cerimonie tribali, nelle danze cerimoniali, nelle riunioni rituali e come “prezzo per la sposa”. L’ipotesi di una serie monetale costituita da conchiglie così contestualizzata, proprio perché di difficile datazione – ma collocabile nel periodo d’uso dell’aes rude, bronzo non lavorato (VIII sec. a.C.) – ci fa comprendere l’effettiva portata di questa ipotesi. È dunque opportuno tenere in considerazione l’impiego della madreperla per decorazioni e gioielli come bene di scambio. Esemplari di conchiglie metalliche, cinquantanove dei quali esaminati e catalogati, sono emersi in un’area molto vasta della Pianura Padana, in particolare nella zona tra la riva mantovana del Po (Viadana) e la riva bresciana del lago di Garda (Salò), che in epoca romana sarà in parte interessata dalla realizzazione della Via Postumia. Indubbiamente una zona molto estesa che potrebbe far pensare all’impiego di questi manufatti a forma di conchiglia per le piccole transazioni commerciali delle popolazioni stanziali. L’idea che si trattasse di società complesse viene ulteriormente confermata dall’importante ritrovamento, avvenuto nel Basso Garda e nell’Alto Mantovano, delle numerose ed enigmatiche tavolette di argilla non completamente decodificate – databili ad un periodo compreso tra il 2100 e 1400 a.C. – che segnalano la loro presenza anche nella zona dove sono state ritrovate le conchiglie-moneta. Un panorama indubbiamente affascinante che però, allo stato attuale degli studi, necessita di verifiche archeologiche più sistematiche.

Di: Davide Marchi

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