LE RANE A TAVOLA?

| 1 ottobre 2006

Immaginiamo già l’espressione inorridita di molti lettori di fronte all’accostamento di due parole che evocano concetti così lontani l’uno dall’altro.

Da un canto le simpatiche sinfonie gracchianti nelle afose, palustri notti estive. Abilissime come “pesticidi” naturali, le amabili salterine hanno popolato l’infanzia di molti di noi, improvvisati cacciatori padani in vena di esercizi di velocità e destrezza. Dall’altro, l’altare pagano dei golosi, il fulcro per antonomasia dell’ unione, del dialogo e spesso del business, uno dei pochi luoghi che conservano quasi immutata una sorta di sacralità, dove ci si riunisce festosi, sempre meglio in nutrita compagnia, ad allenare piacevolmente la lingua in scambi di pensiero e passaggi di portate. Eppure chi ha avuto il piacere di guardare il film d’animazione “Appuntamento a Belleville” (Francia 2003), spassoso e geniale ritratto, condito di satira ferocemente gentile, sulla Francia e l’America, ricorderà non senza un mezzo sorriso le jazziste Triplettes che da anziane artiste morte di fame, si ingegnano con una bizzarra tecnica di pesca (bombe) e portano in tavola ogni genere di manicaretto fatto con girini e ranocchie.
Ebbene sì, le rane sono squisite, le loro carni possono ricordare quelle del coniglio e moltissime cucine italiane, da quella lombarda, veneta e piemontese a quella toscana passando per l’Emilia Romagna, le annoverano fra i piatti forti. Nei territori dove c’è la presenza di risaie, ecco che l’abbondanza di questo pregiato cibo è motivo di fantasia culinaria.
Accanto alla classica rana fritta o grigliata , ci sono diverse interpretazioni. Nel pisano la si marina con aceto, aglio e salvia. C’è la rana in umido, il brodo di rana, il risotto di rana.
Se il grande Aristofane dedicò loro un titolo ed una parte “infernale” in una delle sue straordinaria commedie, noi le abbiamo celebrate a modo nostro scrivendo un intero menù a loro ispirato…sempre di scrittura di tratta, anche se di livelli ben diversi.
Per chiudere vi offriamo un piccolo assaggio della cucina bresciana con un grande classico: le rane alla Camuna, augurandovi Buon Appetito!

RANE ALLA CAMUNA
Ingredienti: 12 belle rane fresche, 150 g di burro, 3 bicchieri di latte, 1 cipolla piccola 20 g di farina bianca, 2 tuorli d’uovo, sale, pepe

Lavate per bene le rane sotto un getto di acqua fredda corrente, pulitele e mettetele a bagno per 1 ora in acqua e un po’ di latte. Scolatele, asciugatele con cura e mettetele a insaporire in un tegame capiente con 100 g di burro.
Lasciatele soffriggere lentamente da entrambi i lati quindi unitevi la cipolla affettata sottilissima, 1 pizzico di sale e pepe e i 3 bicchieri di latte. Fate cuocere a fuoco molto lento e a tegame coperto per 15 minuti. Levate ora il tegame dal fuoco, togliete le rane dal tegame tenendole al caldo e diluite nel sughetto la farina bianca a pioggia aiutandovi con un colino. Mescolate con cura, aggiungete il rimanente burro quindi rimettete il tegame sul fuoco molto lento. Dopo che il sugo si sarà nuovamente un pò addensato, riunitevi le rane e lasciate cuocere lentamente fino a che risulteranno morbide. Poco prima di servire versate sulle rane i tuorli d’uovo battuti mescolando con un cucchiaio di legno.
Servite le rane ben calde accompagnate da un contorno di polenta.

Di: Elena Pellegrini

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