LE GOCCE DI CLARA BOMBACI VIVALDI

| 1 ottobre 2002

Tempo addietro il dottor Gabriele Tòvena, con peculiare cortesia, mi ha portato a casa una copia di Gocce. L’accurata pubblicazione, apparsa per i tipi delle Grafiche Tagliani di Calcinato nell’aprile 2002, raccoglie poesie ed acquarelli di Clara Bombaci Vivaldi, autrice nei confronti della quale ho più volte espresso la mia ammirazione. Aggiungo ora che la silloge novella mi conferma nell’opinione sulla straordinaria qualità poetica, ossia creatrice, della dolce signora veronese approdata alla catulliana Sirmione. In Gocce si effondono, mirabilmente congiunti, ricordi dell’amore perduto, sogni che non giunsero al mattino, desideri di luce ventura nella quale si possano “dipingere parole/ su uno spazio muto”. Mentre scorrevo le pagine e la commozione montava, m’è parso di udire l’eco di voci imperiture. Appartenevano a due donne: una contemplava in solitudine le Pleiadi notturne, l’altra considerava come una volta le si fossero dischiuse porte diasprine. Ancora una volta le parole di Clara – che viene goethianamente dall’alto, come tutti gli artisti – mi si sono impresse nel cuore. E ringrazio l’amica di avere ridestato quel “fanciullino” che alberga in chiunque abbia conservato la facoltà di inseguire “un raggio di sole/ su piume di passero”, ad onta dell’inesorata fuga degli anni che Orazio lamentava all’amico Postumo.

Di: Mario Arduino

Commenti

Salvato in: CULTURA, Libri
×