Lago di Garda: i livelli massimi e minimi

| 28 febbraio 2007
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La gestione attuale dei livelli del lago di Garda si basa su limiti che sono stati individuati a partire dal 1957 quando venne istituita, con decreto ministeriale, la ‘Commissione per l’esercizio della regolazione dei livelli del lago di Garda’.

Desenzano – In principio c’era il Benaco. Un lago – cartolina caratterizzato da paesaggi spettacolari, ambiente unico, rive con vegetazioni termofi le di impronta mediterranea poco antropizzate, acque limpide e pescose dove i carpioni e le trotelle attiravano regine e poeti, ambienti naturali come i canneti, le colline moreniche, le zone a falesia nella parte nord abitate da uccelli rari. Il lago, alimentato dal fiume Sarca e da altri minori scaricava l’acqua a valle nel Mincio alimentando i laghi di Mantova e la rete fluviale Padana. La condizione naturale dell’ambiente montano-lacustre è stata pesantemente modificata a partire dagli anni trenta con la realizzazione della galleria laghi di Ledro – Garda e poi dell’impianto idroelettrico di Molveno seguito da quello di Valvestino per arrivare alla galleria scolmatrice dell’Adige in funzione dal 1960. Così il Garda è stato regimentato a nord ma anche a sud attraverso gli edifici regolatori a Salionze di Monzambano nel 1949 e quelli di Governolo degli anni 80. Così il Garda è diventato un bacino artificialmente regolamentato. Ma le regole buone mezzo secolo fa non sembrano più in grado di rispondere alle mutate esigenze del ventunesimo secolo. Un tempo la priorità andava all’agricoltura ed alla produzione idroelettrica. Oggi la legge Galli la riserva in via prioritaria al consumo umano e poi all’agricoltura. Ma l’evoluzione, sempre pià rapida ha delineato nuovi scenari. Ora sul Garda larga parte dell’economia si basa sul turismo che, a sua volta, riesce a catturare ospiti grazie all’ambiente, alle spiagge, alla balneazione tanto da farla da padrone con i suoi 20 milioni di pernottamenti l’anno. Ciò spiega perché la Commissione XIII del Senato abbia aperto un’indagine sul bacino Gardesano. Anche perché prima il Presidente della comunità del Garda Aventino Frau e, nei giorni scorsi , i Sindaci di Desenzano, Peschiera e Lazise abbiano fatto sentire forte la loro voce al Senato della Repubblica. Se negli anni fra il 1950 ed il 1970 il problema era quello di contenere i livelli massimi e dunque le piene evitando allagamenti e disastri, ora accade esattamente l’inverso. L’acqua, salvo qualche eccezione, è scarsa e le esigenze sono spesso superiori alle disponibilità. Specie se si considerano quelle nuove, legate appunto all’ambiente ed al turismo. Ha un futuro incerto nel basso Garda l’industria del forestiero se spiagge e centri balneari con bassi livelli dell’acqua diventano lande melmose e inutilizzabili, talvolta anche puzzolenti. Problemi incontrano i diportisti, i bagnanti ma anche gli abitanti naturali come i pesci che non trovano più rifugio nei canneti in secca. Ci sono anche ripercussioni sulla navigazione. Ne soffre insomma l’intera economia gardesana. Per questo i Sindaci di Desenzano, Peschiera e Lazise hanno chiesto, nei giorni scorsi, di alzare il livello minimo del Garda. Non hanno indicato misure ma si ritiene che l’acqua del più grande lago italiano non dovrebbe mai scendere sotto i 30 centimetri. Sindaci e Comunità hanno chiesto di avere voce in capitolo laddove si decide, istituendo il ‘Comitato di alta sorveglianza per il controllo della gestione dei livelli del lago di Garda’, organismo nel quale siano rappresentate le esigenze delle comunità che vivono sul più grande lago italiano. Insomma i gardesani puntano ad un inversione netta di tendenza. Chiedono per il futuro, pur riconoscendo le necessità degli agricoltori, che si parta dall’irrinunciabile esigenza di tutelare anche ambiente, ecosistema e turismo concordando nuove strategie.

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