LA TREBBIATURA DEL GRANO
Fino agli anni 60, le campagne del Basso Garda erano un mare di frumento, e in qualche area col biondo dorato del grano maturo faceva da contrasto il rosso dei papaveri. In luglio c’ era il rito della “Battitura” ( termine dialettale, trebbiatura quello corretto) Il giorno stabilito con gli operatori si dava seguito alla battitura dei covoni precedentemente accatastati sotto il portico. Le macchine per la trebbiatura erano due: quella appunto dove venivano sciolti i covoni e mentre il grano scendeva attraverso un tubo che lo convogliava nell’ apposito recipiente ( si chiamava misura e conteneva all’ incirca 80 Kg. di grano), la paglia veniva dirottata nell’ altra macchina che la raccoglieva e la “imballava”, cioè, la pressava in cubi lunghi circa un metro e cinquanta con i quattro lati di circa 50- 60 centimetri. Era un lavoro duro, faticoso, in mezzo alla polvere, ma alla fine si faceva festa grande: proprietario del grano, l’ operatore, gli aiutanti che di solito erano i contadini vicini che a loro volta sarebbero stati aiutati quando avrebbero trebbiato il loro grano. Era insomma una festa dal gaio sapore campagnolo, quando criminalità, cattiveria, bramosia del denaro, non avevano ancora intaccato la semplice vita degli abitanti delle terre del Basso Garda.
Di: Silvio Stefanoni
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