LA ROCCA DI MANERBA

| 4 dicembre 2011
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I risultati degli ultimi scavi condotti sul sito della Rocca di Manerba illustrati in un libro, a cura di Gian Pietro Brogiolo e Brunella Portulano.

Le prime ricerche archeologiche ai piedi della Rocca di Manerba risalgono al 1881 e interessarono una necropoli romana indagata da Giovan Battista Marchesini; ma sulla sommità, dopo alcuni ritrovamenti del 1955, si iniziò a intervenire con scavi eseguiti in maniera sistematica solo a partire dal 1971.  Dalle prime indagini emerse che sulla Rocca venne costruito un insediamento fortificato con funzioni di controllo già a partire dal Neolitico medio-tardo; mentre successive fasi di occupazione, prevalentemente a scopo religiosorituale si succedettero poi dall’Età del Ferro (VIII -VI sec. a.C.) all’epoca tardo romana (IV secolo d.C.). I resti della fortificazione attualmente visibili, con almeno quattro cinte murarie, risalgono al Basso Medioevo; anche se è plausibile, oltre che segnalata dai resti di alcune capanne risalenti al IX-X secolo, l’esistenza di un sistema di difesa in epoca altomedievale. Dopo i primi scavi, realizzati tra il 1971 e il 1976 e poi nel 1981, l’Università di Padova, sotto la direzione di G.P. Brogiolo, eseguì le indagini dal 1995 al 1999 e nel 2009. Con essa collaborò l’Università anglosassone di Birmingham, sotto la direzione del compianto L.H. Barfierfield, che terminò i propri lavori nel 2000. Dallo scavo sulla sommità sono emersi reperti risalenti all’Età del Bronzo, del Ferro, all’età augustea e tardo romana, al Basso Medioevo fino al XVI secolo. Le fonti scritte tramandano che, dopo la sconfitta degli Svevi, la Rocca passò sotto il controllo dei Bresciani, ma nel 1276 i Cattanei di Manerba, suoi detentori, la sottoposero agli Scaligeri. Nel 1277 venne riconquistata dai Bresciani e quasi completamente demolita. In seguito venne ricostruita creando sulla sommità due nuove cinte difensive. Nel 1576, infine, il governatore della Riviera di Salò, Soranzo, ne decretò la demolizione, essendo diventata, anche se  già in rovina, covo di briganti. Sul lato orientale della cinta più interna vennero edificati: una cisterna per la raccolta dell’acqua piovana, un edificio costituito da due vani e un ambiente trapezoidale. Sul lato nord occidentale della cinta muraria più interna, un edificio diviso in due ambienti, un focolare e due piccoli vani triangolari, costruiti negli spazi adiacenti ai lati brevi. Tra la cinta interna e la torre principale (il mastio) – che dovette essere risparmiato, insieme alla chiesa del castello, durante la distruzione del 1277 – si costruì una struttura voltata, forse un pozzo nero. Il restante spazio, un’area trapezoidale, venne utilizzato come corte. Addossato alla terza cinta sorse l’edificio religioso dedicato a San Nicolò, parzialmente scavato nel 1973. Accanto ad esso, sempre lungo la cinta muraria, altri edifici e ambienti tutti ancora da indagare. Esisteva anche una quarta cinta più bassa, parzialmente individuata dalle ricerche del 2009. Ai piedi della Rocca, i resti di una villa romana testimoniano l’importanza dell’insediamento residenziale nel territorio di Manerba in quell’epoca. La prima attestazione nei documenti scritti finora nota della Rocca risale al 1090, quando il figlio del conte di Parma Uberto firmò un documento al suo interno; la costruzione della Rocca non dovette essere molto precedente a questa attestazione. In attesa che le ricerche proseguano, in quello che si dimostra essere un territorio ancora enormemente ricco di potenzialità da portare alla luce, il volume qui presentato costituisce una prima importante sintesi delle ricerche archeologiche condotte finora sulla Rocca di Manerba. Ricerche dovute soprattutto al prof. Gian Pietro Brogiolo, che da molti anni si  occupa anche della zona della Valtenesi, qui validamente affiancato dalla dr.ssa Brunella Portulano, da molti anni collaboratrice della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, Conservatore del Museo Civico locale dal 1987, e, in tale veste, promotrice delle ricerche archeologiche sulla Rocca per conto del Museo e del Comune di Manerba del Garda; oltre che autrice di numerosi studi pubblicati riguardanti il patrimonio archeologico del territorio del basso Lago di Garda e non solo.

Elisa Zanola

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