La battaglia di Solferino, San M artino e … Pozzolengo

| 1 febbraio 2007

Si sa, la storia ripropone quel che c’è nella testa delle persone, ma i fatti son fatti. E restano quel che sono. Così capita spesso che, alla luce di nuove considerazioni, la storia debba esser riscritta. E riscritto – almeno in parte – dovrebbe essere l’episodio della Seconda Guerra d’Indipendenza rimasto registrato sulle gloriose pagine che raccontano il nostro passato come la “Battaglia di San Martino e Solferino”.

La Società Solferino e San Martino, è un ente morale nato dalla volontà del conte Luigi Torelli, senatore del Regno, al fine di perpetuare ed onorare la memoria dei Caduti nella sanguinosa battaglia del 24 giugno 1859 a Solferino e San Martino e di tutti coloro che combatterono per l’Unità e l’Indipendenza d’Italia. La Società si è impegnata in questi anni a mantenere vivi gli ideali ed i valori del Risorgimento, promuovendo iniziative volte alla conoscenza di quella fondamentale pagina della storia patria e conservando i monumenti, i Musei e le Cappelle Ossario realizzati nei due luoghi storici di San Martino e Solferino, meta ogni anno di numerosi visitatori.
Tale sodalizio, unitamente ai comuni di Desenza-no del Garda (nel cui territorio si trova San Martino della Battaglia) e di Solferino, ha da qualche tempo cominciato un’intensa attività in vista della celebrazione del 150° anniversario della battaglia, che cadrà il 24 giugno 2009.
A rappresentare la Società nel Comitato, il presidente ha nominato l’on. Gastone Savio, già sindaco di Solferino, il consigliere dottor Mario Sigismondi, già sindaco di Trescore, il sig. Bruno Borghi, neo-conservatore dei Musei di Solferino e San Martino. “Anche in vista di questo notevole impegno, il consiglio di amministrazione della Società, sotto la guida del presidente Fausto Fondrieschi – ha spiegato Bruno Borghi di recente nominato quale Conservatore – ha approvato recentemente alcune modifiche del pur antico statuto sociale, che saranno sottoposte all’assemblea generale dei soci, prevista per il prossimo giugno, per l’approvazione prevista. Oltre a questo, sono anche stati predisposti i nuovi regolamenti per l’accesso, la visita, la direzione, l’amministrazione, la manutenzione dei due musei e dei due ossari, conformandoli a tutte le disposizioni previste dalla Regione Lombardia”. Sono, nel contempo anche stati ultimati alcuni interventi che hanno riguardato il museo di San Martino, dove, oltre che la recinzione globale del complesso monumentale, è stato predisposto, grazie alla collaborazione dell’arch. Emanuele Morandi, un nuovo più consono ingresso-biglietteria. E’ stato anche previsto il recupero di alcuni ambienti interni, per una moderna sistemazione dell’archivio storico ed in futuro, se le risorse lo permetteranno, il restauro della merlatura della torre eretta in memoria dei Caduti e del re Vittorio Emanuele II. Per quanto riguarda i monumenti di Solferino, sono in corso contatti con la locale amministrazione, per la ristrutturazione e l’uso convenzionato di quella che era la casa del custode, all’interno del parco storico.
“Non va dimenticato, inoltre – ha concluso Borghi – che proprio in questi giorni, grazie al generoso contributo di alcune aziende locali tra le quali va senz’altro citata la società Marigold, dopo essere stato recentemente integrato con una ventina di nuovi cipressi, il viale di accesso all’Ossario è stato illuminato, completando così l’impianto della facciata già predisposto lo scorso anno con il contributo dell’Associazione Il Giardino di Solferino”.

Sono molte le testimonianza che emergono da documenti storici di varia natura secondo cui ad avere un ruolo fondamentale nel disastroso scontro che si consumò nel lontano 1859 tra i colli morenici e che vide impegnate truppe austriache e franco-piemontesi, non furono tanto – o non solo – i territori appartenenti alle due ben note località, quanto i dintorni del Comune di Pozzolengo. Comune che, invece, non viene mai citato e cui non è mai stato riconosciuto alcun ruolo ufficiale nella vicenda. La questione, dagli onori della storia è passata agli onori della cronaca in occasione della recente costituzione di una commissione formata dai Comuni di Solferino e di Desenzano del Garda e dalla Società di Solferino e San Martino che, in vista del 24 giugno 2009, 150° anniversario dell’avvenimento, si dovrà occupare della programmazione dei festeggiamenti che coinvolgeranno tutti i paesi europei che parteciparono alla battaglia. A parte la richiesta di sottoscrizione al protocollo d’intesa per la realizzazione del “Parco della battaglia” cui prenderanno parte anche altri comuni dell’Alto Mantovano, Pozzolengo, infatti, è stato del tutto ignorato.
“Credo che, se non altro per dovere di cronaca – ha dichiarato a questo proposito il sindaco, Paolo Bellini – anche al nostro comune si dovrebbe riconoscere il giusto peso storico nella vicenda, dato che il nostro ruolo non è stato certo inferiore né marginale rispetto a quello che viene generalmente riconosciuto a San Martino e a Solferino”.
Ma non tutti sono dello stesso parere, così Pozzolengo pare destinato a rimanere fuori da questa pagina in cui si è scritta la gloriosa storia d’Italia.
Ma vediamo come si sono davvero svolti i fatti e come ad essere punto d’avvio delle manovre che si svolsero in quei giorni fu proprio Pozzolengo. Tanto che negli atti austriaci l’evento in questione è a tutt’oggi ricordato come la “Battaglia di Pozzolengo”.

“Durante la notte tra il 23 e il 24 giugno – racconta Ercolano Gandini, studioso e ricercatore di storia locale e presidente del centro studi internazionale di storia postale – le truppe austriache, dopo essersi rifugiate sulla sponda sinistra del Mincio, lo riattraversarono puntando con decisione sul comune bresciano, presso il quale un gruppo di ben 2.500 soldati austriaci, si accampò mentre il resto dell’armata si dirigeva verso Solferino”.

“Durante la notte continuarono gli spostamenti di truppe (austriache, ndr) e verso le prime ore del mattino alcune pattuglie si diressero verso Pozzolengo” si legge a questo proposito nel libro “Pocelengo” di Germano Cajola che ripropone le fasi della battaglia che coinvolsero direttamente il comune bresciano e che testimoniano come i sanguinari scontri ebbero origine proprio qui, dove, secondo le intenzioni degli austriaci la battaglia si sarebbe dovuta svolgere e concludere.

I primi contatti tra il nemico e le avanguardie comandate dal Tenente Colonnello Raffaele Cadorna avvennero, invece, più o meno intorno alle 7 del mattino del 24 presso la cascina Ponticello dove un gruppo di esploratori incontrò una pattuglia di austriaci. “Ne nacquero scontri cruenti e, dapprima riuscirono a respingerli verso la gola dei monti Ingrana e San Giacomo – continua l’autore – ma poi dovettero ritirarsi essendo sopraggiunto il grosso delle forze austriache. Su quei colli, subito, violenta scoppiò la battaglia e proseguì sanguinosa e con alterne vicende da San Martino a Pozzolengo con combattimenti di cascina in cascina, da Cobue sotto alla Ceresa, dalla Vestona alla Scoperta, fino a sera inoltrata, quando gli austriaci, sconfitti, iniziarono la ritirata verso il Mincio”.
E sempre Pozzolengo fu ad accogliere le prime truppe Piemontesi e il Tricolore, mentre le truppe di Benédek si ritiravano verso il Mincio e Re Vittorio Emanuele II entrava in Pozzolengo per trascorrere la notte in casa Belisai, a S. Giacomo di Sotto.

Persino da quanto scrive in una sua lettera Edmondo de Amicis in occasione dell’inaugurazione degli ossari di San Martino e Solferino avvenuta il 24 giugno 1870, si vede come Pozzolengo sia fin dall’inizio considerato parte integrante e indiscussa dell’avvenimento. “Scrivo da Pozzolengo – dice il poeta – come scrissi da Mantova, coll’anima ancora tutta piena della religiosa maestà della cerimonia […]. Arrivarono alla stazione ferroviaria di Pozzolengo (diventata, solo in seguito, stazione di San Martino, ndr) verso le otto i due treni della strada ferrata che erano partiti da Milano e da Venezia. Scesero dalla prima il Principe Umberto e il Principe di Carignano, dal secondo i rappresentanti della Camera e del Senato […]”.
E da “San Martino di Pozzolengo” (così era nota all’epoca la parte di territorio al confine con l’attuale comune di Desenzano del Garda) scrive Giuseppe Malavasi alla sorella: “Ti scrivo sul campo di Battaglia, giacchè ci siamo battuti accanitamente dalle 4 ½ del mattino fino alle 9 ½ della sera; la battaglia è stata terribile ma la vittoria è stata nostra […]” come riportato nel volume “Risorgimento mantovano” pubblicato dal Centro Studi Internazionale di Storia Postale in occasione del 140° anniversario dell’unione di Mantova all’Italia.

Ma non basta. “Il comune bresciano, infatti – dice ancora lo studioso Gandini – avrebbe avuto un ruolo importante anche nella nascita della Croce Rossa che non sarebbe, dunque, vanto della sola Solferino”. “L’alba del 25 giugno – si cita ancora nel volume “Pocelengo” – vide su quei colli insanguinati l’opera pietosa di chi ancora cercava di portare soccorso, dopo una notte intera di andirivieni di ambulanze e carri di contadini carichi di feriti. Pozzolengo fece della chiesa di S. Giuseppe un ospedale”.
Fatto testimoniato anche da una lettera di ringraziamento scritta dal comandante del 2° Btg. Bersaglieri e spedita al farmacista pozzolenghese Vincenzo Savio per l’opera prestata nell’ospedale da campo allestito nella parrocchiale e per il servizio reso dal dispensario dei medicinali che da Pozzolengo erano distribuiti a tutti gli ospedali della zona.

Di: Marzia Sandri

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