JOVANOTTI TAPPA A MONTICHIARI E A VERONA

| 1 maggio 2002

Ci è piombato addosso da ogni canale tv e da ogni radio, andando a braccetto con Cucuzza e la Carrà, con Panariello e con Vespa, con l’obiettivo, non sempre centrato, di portare ovunque il messaggio della sua nuova canzone “Salvami”. 

Non sono pochi a pensare che tale sovraesposizione abbia portato in dote a Jovanotti più danni che benefici: troppe contraddizioni, quando si mischiano messaggi e promozione per un nuovo disco, e troppi rischi di scoprire il fianco alle critiche. E così succede che oggi parlare di questo Lorenzo Cherubini con barba da frate francescano e cappello da rivoluzionario messicano finisce col provocare qualche difficoltà. Perché è difficile capire chi sia veramente oggi Jovanotti: negli anni ‘80 era sicuramente l’idolo dei paninari sbertucciato dalla critica per l’incosistenza totale di innocue canzoni come “Gimme five”; oggi per contro quella stessa critica non sa più che pesci pigliare di fronte ad un disco come “Il Quinto Mondo”, talmente pieno di suoni e parole, spesso in totale antitesi tra loro, da risultare indigesto. Il pubblico ha risposto bene, risollevando le quotazioni del cantante rovinosamente crollate dopo il flop del live “Autobiografia di una festa”: ed ora la parola passa al tour, partito da Ancora il 17 aprile e atteso a Verona il 10 e a Montichiari il 13 maggio. A questa nuova serie di concerti, come sempre ampiamente e variamente annunciati, è quindi affidata la possibilità di riconciliarsi con questa strana figura di agitatore che negli ultimi tempi appare francamente un po’ troppo ansioso di dimostrare la sua genuinità, la sua sincerità d’intenti, la sua fede nella musica e la sua adesione ad una filosofia che mischia tante cose e tante aspirazioni senza sposarne mai alcuna in modo definitivo… Ma vediamo la scheda dello spettacolo, sicuramente ambizioso, che vedrà Lorenzo sul palco insieme a 17 musicisti: Saturnino al basso; Pier Foschi alla batteria; Riccardo Onori alla chitarra; Giovanni Allevi al pianoforte; Stefano Cecere alle tastiere; quattro percussionisti diretti da Ernesttico; cinque fiati diretti da Marco Tamburini e tre coriste anglo-africane. Per dare un’idea della produzione (il cui trasporto, da città a città, impegna 6 tir), ecco un po’ di dati: 20 metri di fronte palco (con 14 metri di profondità), 64 canali gestiti dal fonico, 40 sistemi audio per una potenza totale di 240.000 watt, impianto illuminotecnico configurato con sole luci analogiche per un totale di 600 kw.“L’idea di gestire una band di sedici musicisti è esaltante – ha detto lui alla vigilia della prima data – Suoneremo senza neanche un punto di riferimento: l’idea è quella di seguire quello che succede e sintonizzarsi sull’onda che creano sedici suonatori e smettere di sapere se sei tu che generi il suono o se il suono si genera attraverso di te. Suonare insomma senza sapere dove andare, con nel cuore solo un pensiero di libertà e la perdita di controllo di chi sa cos’è il controllo: suonare come se i pezzi fossero lì per la prima volta, strutture aperte. Affrontare l’idea di un concerto in un palazzetto da un punto di vista opposto a quello che é il modo corrente degli ultimi anni, che nel tour di Capo Horn abbiamo spinto al massimo, e come dice l’i-king, quando un segno arriva al suo completamento si trasforma nel segno opposto.Questo é il segno opposto del tour di Capo Horn: non c’è neanche una cuffia sulle nostre teste, neanche un’immagine proiettata, neanche una luce programmata al computer. Si sale sul palco e si suona”.
Il concerto di Jovanotti sarà preceduto dall’esibizione di Tricarico (quello di “Io sono Francesco”) e dalla proiezione di uno speciale video di presentazione di 1 Giant Leap, imponente progetto multimediale e cosmopolita prodotto da Jamie Catto e Duncan Bridgeman, che ha come scopo quello di testimoniare, attraverso la musica e l’immagine, il forte desiderio d’unità e fratellanza che anima gli abitanti della terra. Un progetto di cui Jovanotti è diventato ufficialmente il partner italiano. 1 Giant Leap (1 passo da gigante) è un percorso di suoni ed immagini attraverso popoli e paesi di tutto il mondo che ha dato origine ad uno straordinario cd e dvd al quale hanno partecipato artisti e personalità prestigiose dell’arte, della musica, della cultura e della politica quali Michael Stipe, Brian Eno, Robbie Williams, Baaba Maal, Neneh Cherry, Michael Franti, Kurt Vonnegut, Tom Robbins, Dennis Hopper, Anita Roddick e molti altri. “Questo video di presentazione di 1 Giant Leap sarà un’occasione per divulgare il concetto di unità nella diversità che da sempre condivido: musica senza cittadinanza e senza passaporto, un gigantesco balzo da una parte all’altra del pianeta con l’obiettivo di individuare un’unità globale nella diversità dei suoni, delle ideologie, del colore della pelle”. Questi i presupposti, quindi: e a chi vuole accomodarsi, Lorenzo si preannuncia come “il dj che suona la band”. “Oggi i concerti sono delle rappresentazioni teatrali –spiega convinto- Ogni sera la stessa cosa: sai che in quel punto ci sarà un’ovazione, sai che in quel punto ci sarà un applauso, lì ci sarà un urlo, lì questo, lì quello. I linguaggi si mischiano: la mia sfida è portare sul palco un musicista classico, dei jazzisti, un funkettaro, un salsero e dei bahiani assolutamente a metà strada tra l’asfalto e la foresta pluviale. Sarà un concerto prima di tutto da ballare, prima di tutto un concerto per il corpo perché il corpo non mente mai”. Insomma, come sempre tanta carne al fuoco, forse anche troppa: staremo a vedere.


Di: Claudio Andrizzi

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