ISOLAMENTO DA COMUNICAZIONE

| 31 marzo 2007
comunicazione

Tutti comunicano, in pochi capiscono e moltissimi si sentono soli. Valutiamo allora i gesti e le azioni.

L’importante è comunicare. Non importa cosa, ma comunichiamo. Risultato finale: nessuno capisce più nulla e buonanotte alla nostra voglia di relazionarci con il resto del mondo. Insomma a forza di comunicazione, ci ritroviamo sempre più soli. Paradossi della modernità. Paradossi talmente evidenti che ci viene da dubitare sul serio su quella che chiamiamo modernità, che assomiglia sempre più spesso alla restaurazione. Altro che comunicazione. Qui siamo davanti a fenomeni di incomunicabilità totale. O di sordità endemica. Patologie da curare con attenzione, osservando i sintomi della manifestazione del malanno. Che sono evidenti, ma sfuggono ai nostri occhi, troppo intenti a dar fiato alle sterili corde di un chiacchiericcio mediatico senza costrutto. Perché il punto è proprio questo. Se alla base della comunicazione non c’è nulla, il linguaggio perde a poco a poco il suo valore esplicativo. E’ una regola fissa. Bombardati dalle parole, dalle immagini e dai suoni, rinchiudiamo inconsapevolmente la nostra mente, al riparo dalla vacuità dei messaggi. Una forma di difesa in sostanza, dalla quale usciamo però con le ossa rotte e, soprattutto, con le orecchie turate, aggiungendo solitudine alle già complesse problematiche esistenziali. Il fenomeno è studiato. Anche dai pubblicitari che ogni giorno ne inventano di tutti i colori per richiamare l’attenzione collettiva al prodotto. Ma questa è un’altra storia legata al giro dell’economia che deve fare giustamente il suo corso. Qui il problema è un altro. E cioè quello di evitare questo tipo di frustrazione nell’andirivieni della nostra quotidianità. Sentire, parlare, leggere, osservare quasi all’infinito e rimanere irrimediabilmente e desolatamente soli: non è giusto e non è logico. Allora facciamo attenzione a quel che ci gira attorno. Proviamo a condire la nostra mente, con le valenze emotive che arrivano dal cuore. E ascoltiamo i messaggi stimolati dall’esterno, privilegiando la piccole emozioni che percepiamo sull’istante. Meno ragione e più cuore, per farla breve. E’ l’unico modo per superare l’impasse. Intervenendo in questo modo sul nostro modo di agire, le scoperte saranno moltissime. Positive e negative ovviamente, ma vere. Ci si accorgerà ad esempio che un discorso lungo, articolato e pomposamente proposto in mille canali comunicativi, nasconde molto spesso la voglia di menare il can per l’aia per spostare l’attenzione da problematiche più concrete. Ma si scoprirà anche che un gesto e un’azione lanciati di sfuggita senza pretese, rivelano universi strutturalmente solidi di grande valore. Perché lo specchio della realtà sono i fatti, ovvero i gesti e le azioni. Con buona pace di certe parole e del loro pretenzioso tambureggiare comunicativamente sostitutivo di certezze.

 

Eugenio Farina

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