Intelligenti, famosi ma papà senza… ingegno: “Grandi uomini, piccoli padri”

| 7 aprile 2016
quilici

Nel nuovo libro di Maurizio Quilici “Grandi uomini, piccoli padri”, le sei biografie di personaggi tanto eccellenti nei loro ambiti intellettuali, quanto disastrosi nel rapporto con i figli. I padri migliori “quelli che sanno di non essere perfetti”.

Attenti al padre. Soprattutto se personaggio importante. Perché l’intensità del suo sentimento si concentra spesso nel personalissimo, egoistico io che porta al successo. Un’esclusiva che porta a perdere di vista il ruolo di paternità e l’attenzione ai figli. Lo spiega, con avvincente organizzata vis descrittiva, Maurizio Quilici ne “Grandi uomini, piccoli padri”, ultimo libro dell’autore che da tempo indaga nella dimensione genitoriale raccontando ruoli, condizioni, strategie e osservando ragioni, torti e dinamiche evolutive del mestiere di padre. Grimaldelli divulgativi del volume, sei autorevoli biografie/ ritratto nel contesto tematico di papà quali Alessandro Manzoni, Charlie Chaplin, Jean Jaques Rousseau, Galileo Galilei, Albert Einstein e Lev Tolstoj. Connotazione risultante d’indagine? Il disastro. Significante di valutazioni che rivelano l’essere inversamente proporzionale nella qualità l’indiscutibile talento e il miserabile atteggiamento umano. Con sorprendente immotivata escalation di crudeltà applicata. E così nessuna traccia di affettività nell’epica autorevolezza di Lev Tolstoj. Leone di scrittura, ma padre senza alcun tipo di fierezza in capo alla famiglia. Mentre ad Alessandro Manzoni difettava il senso, tanto esaltato nei suoi testi, di pietà. Mai nessuna visita infatti alla figlia Matilde poi morta molto giovane di tubercolosi. Tutto è relativo e prodomo di menefreghismo, nell’accezione di Albert Einstein. Con una figlia cancellata e mai vista, ma che importa. Altro genio, altra delusione. Del Galileo Galilei dell’eppur si muove rimbalza la codardia, stavolta non necessaria ed obbligata, di aver costretto la figlia alla vita monastica. Forse la scelta, almeno in chiave laico scientista poteva andare in direzione alternativa. E che brutta razza di genitore fu Charlie Chaplin. Tanto carino ed affettuoso ne Il Vagabondo, quanto irascibile da capo famiglia con particolare incompatibilità per i bambini in genere. Al limite dell’assurdo l’abbandono da parte di Jean Jaques Rousseau, primigenio inventore della moderna pedagogia, dei cinque figli appena nati all’ospizio dei trovatelli. Probabilmente, sic, il terrore di contaminare con la mano dell’uomo i piccoli buoni selvaggi aveva preso il sopravvento. Miti che si infrangono nei riti della quotidianità. Ma chi sono allora i padri migliori. “Sono quelli che sanno benissimo di non poter essere perfetti – ha spiegato in una recente intervista Maurizio Quilici – ma si sforzano di capire i figli, essere loro vicini insegnare con l’esempio, mostrarsi coerenti far rispettare le regole con la pazienza, il dialogo e il convincimento piuttosto che con le punizioni. Ed ancora i padri migliori sono quelli che rispettano la personalità del figlio, il suo temperamento, i suoi desideri e non cercano di plasmarlo a propria immagine e somiglianza per potersi riconoscere in lui”. Orgogliosamente, distaccatamente, produttivamente evocativi nel generare occasioni e circostanze di felicità.

 

Dal Dipende di Primavera 2016 www.giornaledelgarda.info/giornali/160322-0649-231primavera2016.pdf

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