IL TEMPIO DEL CINEMA

| 1 settembre 2001

Da pochi anni il museo del Cinema di Torino è tornato nella sede più prestigiosa che già lo aveva accolto nel passato: la Mole Antonelliana. 

In questo edificio storico della città piemontese è stato realizzato un luogo capace di attrarre chi ama il cinema e chi si avvicina a questa forma d’arte per simpatia o semplice frequentazione.
Nato dall’opera instancabile di Maria Adriana Prolo, studiosa scomparsa nel 1991, questo museo è arricchito da un notevole archivio cinematografico tra i più completi in Italia. Tale abbondanza è legata in modo particolare ai tempi del muto, quando Torino era uno dei centri principali di produzione cinematografica italiana. Negli anni ’10 e ’20 le star nostrane erano di casa nel capoluogo piemontese che aveva dato i natali ad uno degli attori più ricercati del periodo: Emilio Ghione. Ghione era Za La Mort, eroe cinematografico che cercava di sconfiggere il male. Ormai dimenticato da tutti, morto addirittura in povertà, questo attore rappresenta ciò che era Torino per il nostro cinema e campeggia nella zona dedicata ai manifesti cinematografici provenienti da tutto il mondo.
Il museo è diviso in tre zone. La prima si riferisce al precinema e ricostruisce, con ricchezza di materiale e documenti, tutte le tappe d’avvicinamento al cinematografo. Si possono ammirare così esempi di lanterne magiche, anamorfosi catottriche, di stereoscopia, oggetti di un passato dimenticato che viene cancellato dalle prime produzioni dei fratelli Lumière. Dopo aver visitato quest’ampia sezione, si passa alla macchina del cinema, un vero e proprio percorso didattico in cui vengono ricostruite le diverse fasi di realizzazione di un film. Ecco così che si possono ammirare, aiutati da proiezioni esplicative, macchine da montaggio, effetti speciali (con tanto di modelli provenienti dai set di Aliens e Gremlins), sceneggiature con i copioni originali di Quarto potere e Casanova, tra gli altri, scenografie, fotografia, costumi. In questa sezione c’è anche una ricca collezioni di oggetti, tra cui spiccano la bombetta di Charlot, alcuni abiti appartenuti a Marylin Monroe e il cappello e la sciarpa di Fellini. Infine, si accede alla grande Aula del Tempio, il corpo centrale della Mole, in cui potrete vedere su comode chaise-longue due preziosi documentari e visitare 10 graziose “cappelle” dedicate ad altrettanti temi particolari della storia del cinema come, ad esempio, l’assurdo, l’Horror e il fantastico, il cinema sperimentale ecc.
3.200 metri, insomma, di cinema puro. Una full immersion nell’arte del ventesimo secolo ad una distanza facilmente raggiungibile.
Non vorrei, però, che qualcuno restasse deluso da questa visita. Oltre al precinema, il materiale presente nel museo non è eclatante o fantasmagorico, ma piuttosto cerebrale. Il museo, infatti, non è uno studio cinematografico sul modello di quelli hollywoodiani, nessun effetto speciale avverrà sotto i vostri occhi. È, invece, una finestra concettuale su ciò che è il cinema e presuppone, per goderselo appieno, una conoscenza abbastanza approfondita delle tematiche trattate. Non vorrei dare, però, un’impressione negativa della struttura che è alla portata di tutti ad un costo contenuto (12.000 Lit). Da segnalare qualche difetto. La guida non è all’altezza; spiega qualcosa ma non è esauriente e ricca. Il museo non ha, poi, uno spazio bar al suo interno. Chi vuole visitarlo, perciò, non dovrebbe farlo durante le ore del pasto, si può uscire per farlo, ma ciò non è simpatico.
Dopo questa visita che richiede due o tre ore, gettatevi nelle vie di Torino, godetevi la sua pasticceria, i suoi ristoranti e, perché no, i suoi musei. In pochi minuti, infatti, potete giungere dalla Mole al Museo Egizio e a quello del Risorgimento. In un pomeriggio potete visitarli tutti e tre. Fidatevi.

Di: Giovanni Scolari

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