Desenzano del Garda: ritrovato un velivolo di Francesco Agello

| 26 giugno 2016
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GRANDE SPIRITO IDROVOLANTE

Si era inabissato nel 1929 nel Golfo di Desenzano, sede negli anni Trenta del Reparto di Alta Velocità, ed oggi individuato dai Volontari del Garda. Segnale dei tempi. Dal record mondiale del maresciallo volante, ai sonni inerti ed ai risvegli speculativi dell’Idroscalo, sede storica del Gruppo
Riposava in incognito sul fondo del lago dal lontano 1929. Poi, lo scorso febbraio, l’impegno solidale e la curiosità del Gruppo Volontari del Garda ne ha rilevato le tracce inconfondibili di elica, pattini, fusoliera ed ali. Così il vecchio idrovolante di Francesco Agello, inabissatosi quasi novant’anni fa nel golfo di Desenzano, conclude il suo esilio misterioso riemergendo, per ora solo in accertata localizzazione segreta dal suo obbligato hangar subacqueo, nelle memorie collettive inerenti all’epopea del Reparto Alta Velocità. Fiore all’occhiello dell’Aviazione Italiana. Istituzione, ideata da Italo Balbo, che negli anni Trenta aveva la propria sede in quell’Idroscalo dentro al quale, ancora oggi, si intravedono i segni particolarissimi dell’organizzazione aviatoria dedicata a decolli ed atterraggi sull’acqua. Spazio oggi oggetto di movimenti riorganizzativi forse non del tutto consoni alla sua gloria quasi secolare addormentata fino ad oggi. Come dormiente e ultra bagnato è il ritrovato idrovolante da corsa Fiat C29, matricola 129, inabissatosi nel lago il 16 luglio del 1929. Al’epoca il maresciallo Agello, poi consegnato alla storia con il grado di capitano, non aveva ancora raggiunto il traguardo mitico del record mondiale. Quello realizzato sopra i cieli desenzanesi il 23 ottobre 1934 con la velocità di 709,209 km orari a bordo del Macchi-Castoldi M.C.72. Primato tutt’ora imbattuto per la categoria idrovolanti con motore a pistoni. Erano gli anni della sperimentazione ancora grezza di tecnica, formidabile di coraggio ed intuizioni. Non faceva difetto in questo senso il valore di Francesco Agello che in quel luglio del 1929 stava naturalmente tentando di superare il record di velocità. Le cronache di Manlio Bendoni storico ufficiale del Reparto Alta Velocità, ricordano l’incidente avvenuto in fase di ammaraggio a circa 150 km orari. Un relitto, un bastone, o un’onda maligna le probabili cause. Agello riuscì comunque a fuoriuscire dal velivolo al quale il Colonnello Mario Bernasconi, Comandante del Reparto Alta Velocità, aveva fatto opportunamente togliere il parabrezza proprio per facilitare l’uscita del pilota in caso di incidente. Il destino aveva programmato altre vie di fuga dal mondo per Agello, deceduto nel 1942 in una collisione in volo fra il suo Macchi M.C. 202 che stava collaudando, e un caccia dello stesso tipo sull’aeroporto di Milano-Bresso. Lo spirito dei grandi s’innesta in oggetti e manufatti che ne certificano le gesta. Rendendo forti e sensibili anche materie, meccanismi e cose. Al rosso profilo del Fiat C29, piantato suo malgrado nello spazio subacqueo correttamente tenuto segreto per evitare azioni malintenzionate di saccheggio, il compito di mettere in fila ricordi, emozioni e storia.  Magari intervenendo su sagge ridefinizioni di un ambiente come l’Idroscalo di Desenzano. Dormiente pure lui da una ottantina d’anni, ma oggi risvegliato nel bel mezzo di impulsi speculativi piuttosto lontani dall’epico, coraggioso, storico volteggiare d’ali appoggiate all’acqua per scivolare nel cielo.

 

Dal Dipende Estate 2016 www.giornaledelgarda.info/giornali/160623-1526-232estate2016doppiapagina.pdf

 

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