Gioco d’azzardo e giocatori problematici, i numeri dell’Italia. La situazione sul Garda

| 23 maggio 2018
ludopatia

Gioco d’azzardo fa rima con ludopatia, almeno in Italia. La situazione dei giocatori problematici nel nostro Paese rischia di sfuggire di mano alle istituzioni, nonostante gli sforzi compiuti per contrastare il fenomeno. I fondi stanziati dagli enti locali, e più raramente dallo Stato, per prevenire e curare il gioco patologico non hanno evitato un incremento esponenziale del numero di giocatori che soffrono del problema. Uno studio inedito pubblicato su Gaming Report afferma che negli ultimi dieci anni i giocatori problematici in Italia sono quadruplicati. Se infatti nel 2007 non superavano le 100.000 unità, l’anno scorso avrebbe tocca le 400.000. il dato più interessante evidenzia che il 43% degli italiani di età tra i 15 e i 64 anni ha scommesso almeno una volta nel 2017. In numeri, si tratta di 17 milioni di cittadini italiani. Una cifra impressionante anche per il fatto che il gioco, lo ricordiamo, è severamente vietato ai minorenni. L’inasprirsi dei controlli ha comunque permesso un calo di giocatori nella fascia d’età tra i 15 e i 19 anni, fermandosi a 1 milione (contro 1,4 dell’anno prima). Un terzo dei player non ha un lavoro stabile, a conferma della pericolosa relazione tra gambling e instabilità economica.
Il problema dell’azzardo senza controllo è relativo soltanto a una fascia della popolazione, e su questo confortano i dati pro capite. Soltanto il 2,3% degli scommettitori spende più di 200 euro al mese, l’8,7% tra i 50 e i 200 €. Nove giocatori su dieci dunque non vanno oltre i 49€ al mese, cifra che tutto sommato non ha un impatto devastante su chi ha uno stipendio fisso. Indicativamente, vale come un paio di pacchetti di sigarette a settimana. Il gioco più amato dagli italiani è il Gratta e Vinci, ma la dipendenza deriva soprattutto dalle scommesse sportive (come riscontrato nel 72,8% dei casi) e dal videopoker. Per quest’ultimo, così come per le slot machine, è importante il ruolo dell’online, che conquista una fetta sempre maggiore del mercato anche per merito del mobile.
La situazione intorno al Garda è relativamente tranquilla, almeno rispetto alle zone calde d’Italia. La sponda lombarda tocca alcune delle province meno attive della regione, seppure Brescia e Bergamo diano il contributo al dominio della Lombardia nel mercato italiano. Ancora meno problematica la sponda veneta, mentre la parte trentina poggia su una delle zone meno soggette al fenomeno. Per di più Trento sta discutendo una legge provinciale sui limiti orari, che verrà condotta insieme a una politica di prevenzione alla ludopatia. Nella sponda veronese diversi comuni, tra cui Garda, stanno valutando la strategia migliore per introdurre una regolamentazione chiara ed efficace sull’azzardo. Nel frattempo il Tar del Veneto ha confermato i limiti degli orari a un esercente di Peschiera del Garda, appoggiando una politica di limitazione degli eccessi nelle scommesse. La sentenza traccia un solco da seguire per gli enti locali, in attesa che una legislazione a livello nazionale ponga maggiore chiarezza sugli obblighi e i diritti di esercenti e giocatori. L’obiettivo, comune a entrambi, è la tutela della salute di chi scommette.

 

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