Genova – SINIBALDO SCORZA – Favole e natura all’alba del Barocco

| 24 aprile 2017
Scorza 1

Mondo vegetale, animale, umano in pittura poetica

Ben vengano le mostre che portano alla ribalta di un vasto pubblico validissimi autori del passato, talvolta senza storia, talaltra, al tempo loro, apprezzati, ma, in seguito, noti solo in ambiente specialistico. E’ questo il caso di Sinibaldo Scorza, protagonista della pittura genovese ed europea all’alba del Seicento, ora richiamato alla ribalta con la prima retrospettiva dedicatagli nel cinquecentesco Palazzo della Meridiana. Inquadriamo subito questo artista singolare con alcune sue note biografiche. Nasce nel 1589 a Voltaggio, paese dell’Appennino ligure, oggi in provincia di Alessandria ma all’epoca parte dei territori della Repubblica di Genova. Inizia l’apprendistato nella bottega genovese di Giovan Battista Paggi, uno dei più quotati pittori dell’epoca, si esercita nel disegno traendo ispirazione dagli antichi maestri nordici, in particolare da Durer che conosce attraverso le stampe. La campagna natìa resta una costante fonte di ispirazione per le sue tele sempre popolate di animali e dove la componente del paesaggio, più che la figura umana, assume un ruolo determinante. Arrivano i primi fiamminghi a Genova che egli ammira, soprattutto i fratelli Lucas e Cornelis De Wael, dei quali ammira le scene di genere condividendo l’approccio alla ferialità nelle figure e, del primo, il modo di colorire veridicamente i paesaggi. Oltre a loro guarda a Jan Wildens e Jan Roos. Si sposa con la conterranea Nicolosina De Ferrari, dalla quale ha cinque figli. Nel 1617 dipinge la pala dell’Incoronata per la Chiesa dei Padri Minori conventuali di San Francesco, unica commissione pubblica di cui si ha notizia, ora visibile a Voltaggio nell’Oratorio di San Giovanni Battista. Nel 1619 G.B. Marino, il più importante poeta del tempo, nel suo poema “La galeria” dedica tre madrigali ad opere di Scorza, celebrato tra i massimi pittori. “Canta, el canto sì dolce/Tempra il maestro de la Tracia cetra,/che le felue non pur lu finga, e molce/Non pur rapisce, e spetra/Con la virtù de’ ben sperati carmi/ I fiumi, i tronchi, i marmi/ Non pur le Tigri, e l’Orse/Ferme gli stanno, e mansuete appresso:/ Ma quell’Aspido istesso,/Che ‘ll bianco piè de la sua Donna morse/Pentito forse, e senza tosco, & ira/ Gli lambisce la lira.” (da “Orfeo che canta, e suona nel bosco: di Sinibaldo Scorza”)

Raggiunta una notevole notorietà si trasferisce a Torino, pittore di corte per Carlo Emanuele I di Savoia. Allo scoppio fra Genova e i Savoia Voltaggio viene assediata ed incendiata. Sinibaldo è accusato di tradimento con il Principe ed esiliato a Massa. Si reca quindi a Roma intensificando gli studi di arte antica e moderna. Nel 1627, grazie all’intercessione del Card. Scaglia, la sua supplica di tornare in patria viene accolta. Qui esegue i suoi dipinti più belli con soggetto Orfeo e l’ultimo, firmato e datato 1630, “L’entrata degli animali nell’arca”. Muore nel 1631 a soli quarantuno anni. Ora, la mostra curata da Anna Orlando presenta una trentina di dipinti di Scorza, la sua unica e rarissima incisione nota, una ventina tra disegni e miniature nonché un volume manoscritto con l’albero genealogico della famiglia, miniato dal pittore stesso. Alle sue opere è affiancata una trentina di dipinti degli artisti fiamminghi e genovesi del tempo per ricostruire il contesto da cui è scaturita la sua arte: G.B. Paggi, i fratelli B. e G.B. Castello, i sopracitati fiamminghi e poi artisti della generazione successiva: G.B. Castiglioni detto il “Grechetto”, A.M. Vassallo, A. Travi e Pieter Muller detto il “Cavalier Tempesta”, che si rivolgeranno a lui. La mostra nella sala centrale presenta, accostati, meravigliosi dipinti con la favola di Orfeo e quella di Circe, realizzati da Scorza e da altri artisti fiamminghi e genovesi del Seicento per un successivo confronto. Considerato che egli fu formidabile disegnatore, nello stesso periodo i Musei di Strada Nuova presentano nel vicino Palazzo Rosso la mostra “Sinibaldo Scorza ‘avvezzo a maneggiare la penna disegnando’”, a cura di Pietro Boccardo e Margherita Priarona, dedicata alla grafica dell’artista che annovera 90 fogli, 55 dei quali inediti, conservati nel loro Gabinetto di Disegni e Stampe. Il catalogo, Sagep Editori, documenta in modo eccezionale la vicenda di Sinibaldo con vari contributi, costituisce la sua prima monografia ed apre ad ulteriori studi per il riconoscimento di opere di cui si ha notizia in particolare nell’inventario post-mortem, non ancora rintracciate. Alcuni cenni alla principale sede ospitante.

Il Palazzo della Meridiana è stato costruito nel 1543 da Gerolamo Grimaldi. Costituisce quindi l’esordio del rinnovamento architettonico genovese, ossia di quei palazzi di Genova che Rubens rese celebre in Europa con il volume stampato ad Anversa nel 1622. Vi convivono armoniosamente stili diversi, fra cui gli affreschi di Luca Cambiaso al Piano Nobile e gli interventi Liberty dell’Architetto Gino Coppedé. Inserito tra i “Rolli”, il sistema di antiche dimore genovesi, divenute nel 2006 Patrimonio dell’Umanità Unesco, riaperto nel 2010 dopo un lungo restauro conservativo, si sta affermando come sede espositiva di importanti mostre d’arte, dopo il suo esordio nel 2016 con l’esposizione “Uomini e Dei – Il ‘600 genovese dei collezionisti, curata dalla specialista Anna Orlando.

Palazzo della Meridiana, sal. S. Francesco, 4 (angolo via Garibaldi), Genova; fino al 4 Giugno 2017; Orari: da martedì a venerdì 12-19; sabato e domenica e festivi 11-19; lunedì 24 Aprile, lunedì 1 Maggio e venerdì 2 Giugno dalle 11 alle 19; Biglietto intero 10 €; ridotto 7 €; scuole 5 €; cumulativo con mostra a Palazzo Rosso, Musei di Strada Nuova 12 €; per informazioni: Tel. 010 2541996; www.palazzodellameridiana.it

Fabio Giuliani

Scorza 2Scorza 3

 

Scorza 4    Scorza 5

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scorza 6

Scorza 7

 

 

Commenti

Salvato in: MOSTRE, Pittura
×