Genova – ANDY WARHOL SUL COMÒ – DALLA COLLEZIONE ROSETTA BARABINO

| 21 giugno 2015
Collezione Barabino 1

Storia di una passione da conoscere meglio. E il museo torna ad essere villa.

Un edificio neoclassico immerso nel verde: il Museo, donato al Comune dalla famiglia Croce nel 1951, si erge a picco sul mare della città di Genova. Inaugurato nel 1985, vanta una collezione permanente di opere d’arte italiana ed internazionale, frutto del lungimirante lavoro di ricerca di Maria Cernuschi Ghiringhelli. Capolavori di artisti del calibro di Licini, Reggiani, Radice e Fontana e lavori più contemporanei di Adrian Paci, Marta dell’Angelo e Ben Vautier. Al piano terra, decorato a tempera nel tipico gusto eclettico di fine ‘800, si trovano la reception, il bookshop, la sala conferenza e una ricca biblioteca, aperta al pubblico, specializzata in arte contemporanea.     Il primo piano è dedicato alle esposizioni temporanee mentre il secondo conserva le collezioni del museo, ospitando a sua volta mostre temporanee. Realtà all’avanguardia e sensibile al lavoro di giovani artisti, il Museo di Villa Croce svolge una programmazione annuale di mostre prevalentemente rivolta alla ricerca contemporanea, con incursioni nei territori della musica, cinema, teatro e letteratura, design e video. Il programma nasce dal desiderio di presentare la situazione internazionale della realtà artistica sostenendo le eccellenze italiane e giovani artisti emergenti. L’Istituzione ha inaugurato nel 2012 un innovativo modello di gestione pubblico-privato grazie alla collaborazione tra il Comune di Genova, Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura e un gruppo di privati. Questo ambiente ritorna, se pure temporaneamente, ad essere una dimora privata arredata con mobili di design per ospitare quasi cento opere da una straordinaria collezione genovese mai prima presentata in pubblico, scelte con cura e visionaria lungimiranza da Rosetta Barabino, frutto di una passione condivisa con il figlio minore che per più di trent’anni l’ha accompagnata per gallerie e mostre d’arte contemporanea.   La mostra attualmente in corso riunisce settanta artisti italiani e internazionali, da Andy Warhol a Carl Andre, da Donald Judd a Cy Twombly, da Dan Flavin a Robert Morris, oltre a Joseph Beuys, Olafur Eliasson, Cindy Sherman, Gordon Matta-Clark, Takashi Murakami, Ettore Spalletti, Ai Wei Wei, Fischli & Weiss e Yang Fudong per raccontare la storia dell’arte contemporanea attraverso lavori eccezionali che, installati in un ambiente domestico moderno e sofisticato, (arredato con mobili Vitra, Molteni e Schiffini) dimostrano come l’arte contemporanea possa diventare ispirazione quotidiana per immaginare il futuro.L’esposizione vuole anche evidenziare come già negli anni Sessanta e Settanta questa città fosse il centro di un collezionismo illuminato e d’avanguardia che trovava nelle ricerche del Minimalismo americano il fulcro della contemporaneità. Gian Enzo Sperone, storico gallerista internazionale,  e mentore della collezione, così sottolinea: “La Signora Barabino, appartiene a quella ristretta élite di visionari che nell’ambito del collezionismo d’avanguardia, dava a noi giovani mercanti l’attenzione che era in tutti i sensi, l’ossigeno per stare in vita.”               Rosetta Barabino (1918-1986) resta vedova nel 1968, a cinquant’anni esatti. Donna determinata e di polso, dotata di grandi capacità organizzative, prende in mano e razionalizza la gestione della farmacia ereditata dal marito, nell’interesse dei figli rimasti orfani di padre rispettivamente a diciassette, venti e ventotto anni. Educa i tre ragazzi, alla disciplina e al lavoro, crescendoli in una casa borghese sobria, in cui le opere contemporanee del Minimalismo americano, della Land-art e dell’arte Concettuale convivono con divani e comò ottocenteschi. Ancora sottolinea Sperone: “La dimensione illuminata e al contempo ‘borghese’ di questo suo collezionare, con passione e costanza, rigorosamente solo opere la cui dimensione fosse compatibile con quella del suo grande appartamento genovese, mi ha molto colpito. Ho quindi scelto di riportare le sale del Museo di Villa Croce alla loro funzione originaria di stanze domestiche, per allestire senza alcun ordine cronologico un’ampia selezione di opere di questa eccezionale collezione. I lavori scelti raccontano le trasformazioni dell’arte internazionale negli ultimi cinquant’anni attraverso diversi mezzi espressivi che spaziano dalla pittura alla scultura, dai disegni alle installazioni site-specific, dalle fotografie ai ricami e alle tessiture. La selezione è stata guidata da diversi criteri tra cui, in primis,    la storia della collezione e l’importanza storico-artistica dei singoli lavori, tuttavia la metafora della casa, mi ha permesso di scegliere alcune opere per il loro potere evocativo.” L’esposizione, promossa dal Comune di Genova e da Genova Palazzo Ducale-Fondazione per la Cultura in collaborazione con Civita, è accompagnata da un catalogo edito da Marsilio che descrive la storia della collezione, con le immagini della mostra e relative schede critiche, testi di Ilaria Bonacossa, Luca Cerizza, Francesco Bonami. Di quest’ultimo, ritengo importante riportare un significativo passaggio. “Non è facile capire oggi fino a che punto arrivasse il potere provocatorio di Dan Flavin. Tuttavia in quegli anni i tubi al neon di Flavin avevano lo stesso potente e sconcertante valore dei tagli di Fontana. Negli anni Sessanta andare dall’elettricista sotto casa a comprare un tubo al neon e poi usarlo per innescare un dialogo con l’architetto russo Tatlin o il pittore francese Matisse era un gesto assolutamente rivoluzionario. Quello che è ancora più incredibile e sorprendente è il fatto che una signora italiana fosse pronta a capire e a comprare questa visione basando il suo giudizio su poche informazioni e sullo scarso passaparola del mondo dell’arte di quegli anni. (…) Rosetta Barabino non fu l’unica ad accogliere l’audacia di Flavin e di altri artisti, come ci dice Gian Enzo Sperone nel contributo a questo catalogo, ma sicuramente fu una dei pochi.” E qui è doveroso ricordare il conte Giuseppe Panza di Biumo: entrambi hanno avuto la lungimiranza di intravvedere nuovi modi espressivi di creatività, che, proprio a Flavin mi fecero dedicare un testo, che così termina: “’Minimalista!’, solevano definirti, ma tu li correggevi: ‘Massimalista!’ e, forse tuo malgrado, nuovo architetto-scultore dello spirito, avevi ragione.”

Museo d’Arte Contemporanea Villa Croce – Via Ruffini 3, Genova; Tel. +39 010 580069/585772                                                              Villa Croce - Genova 1

Fino al 5 Luglio 2015; orari: da martedi a domenica 11-19

(chiusura biglietteria ore 18);

Per informazioni: Tel + 39 010 580069/585772

www.villacroce.org

Fabio Giuliani

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