Gardone Riviera: LA POLECRA’S SPRING FULVIO SIGURTA’ E I SEGNI*

| 1 luglio 2007

Trombettista jazz per vocazione irrinunciabile, londinese d’adozione, è una delle più brillanti promesse del jazz. Da anni impegnato in un’intensa attività concertistica, sarà ospite del cartellone di Umbria Jazz e proporrà un concerto il prossimo 27 luglio presso il Museo del Bambin Gesù a Gardone Riviera.

Artista che si sta caratterizzando per la grande forza espressiva delle anime multiple della sua musica, prodigio in grado di travolgere l’intreccio profondo fra i luoghi dell’anima e i paesaggi lacustri riflessi in un forte equilibrio. Sperimentatore instancabile, sempre alla ricerca di nuove sonorità, assorbe energie dalla forza di questi luoghi, ricchi di segni sotterranei che si liberano spontaneamente nell’atemporalità della sua musica. La sua originalità melodica proietta sullo sfondo del jazz la gioia intensa che nasce, sgorga dall’animo in determinati momenti incisi da un nuovo incontro con i segni della memoria, ritrovati e rivissuti sotto una nuova luce a tratti visionaria e libera in una immediata espressività. Un approfondimento del senso della comunicazione da un punto di vista emozionale, il cui titolo diviene metafora di un viaggio immaginario della mente che si trasforma nelle cose più diverse, in energia pura, nella stessa vibrazione che lo ha portato ad incontrare la musica jazz e a farne un mezzo per spostare energia attraverso l’arte, per raggiungere altre verità.
O magari per attribuirne di nuove ad episodi lontani nel tempo, associati ad esperienze visive e di ascolto di musica indiana, africana con un occhio molto attento alle tendenze che si manifestano nella città che forse più di tutte sprigiona le nuove forze dell’arte. Nella sua musica vi è un qualcosa che affiora così com’è, che mantiene il sapore originario che sappiamo appartenere solo e soltanto a quella cosa, a quel luogo incantato dell’infanzia o a quei luoghi che incarnano miti letterari.
La Polecra, luogo appartato sulle colline lonatesi, è dunque il luogo indimenticato dell’infanzia. Incontaminato, nella forza solare della tonalità in DO maggiore, diviene il luogo dove il contatto fra la musica e gli elementi lo porta ad elaborare l’afasia della contemporaneità, tutto il discorde che è presente nel reale. La melodia dell’improvviso come filtro d’eccezione, introduce ad un senso di apertura alla luce che si fa primavera. Una descrizione di cosa accade in quel momento, frammenti melodici, lacerti d’ascolto di momenti musicali anche brevissimi affioranti dalla memoria – fucina inesauribile – e legati ad un nuovo sé che è più complesso, ma che comunque racchiude i portati della tradizione musicale. La ricerca di senso di un segno che nella sua dolcezza ci spinge violentemente a rielaborare il momento presente fortemente intriso di passato è, nella sua essenza, il linguaggio che diviene cifra di questo pezzo, generando una musica che forse non è solo associazione di idee ma istinto che si appoggia su un accordo per creare l’improvvisazione dell’esistenza in un’espressione della nostra estraneità al mondo. La sua musica, fortemente evocativa, possiede un’intima vibrazione, quella dell’erba in primavera, quando il sole ritorna ad illuminare le giornate del lago ed un vento leggero ci accompagna.
(* Marcel Proust e i segni” di Gilles Deleuze).

Di: Davide Marchi

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