Futuristi a Dosso Casina

| 25 settembre 2017
1915 Boccioni, Piatti, Marinetti, Sironi e Sant'Elia small

«… quando si attende di battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro…» Umberto Boccioni

I venti di battaglia sono impetuosi, si sa, e talora l’arte vi ci immette il suo igneo spirito, a confondere colore e sangue, scalpello e ferita. A soffiare sulla maceria della storia. A portare il vulcanico Filippo Tommaso Marinetti e altri esponenti del movimento futurista a ridosso del Garda sono i casi della guerra. Nell’ottobre del 1915 Marinetti insieme a Umberto Boccioni, Mario Sironi, Carlo Erba, Achille Funi, Anselmo Bucci, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia e Ugo Piatti, tutti arruolatisi nel “Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti Automobilisti”, furono protagonisti di un episodio bellico a Dosso Casina, sul Monte Baldo. Da Peschiera, dove era il campo d’esercitazione, i militi si mossero lungo la sponda orientale del Garda sino a Malcesine, donde il 12 ottobre salirono al Monte Altissimo e conquistarono in pochi giorni di battaglia la trincea di Dosso Casina, dove gli Austroungarici tenevano la posizione sul Lago. La battaglia non fu altro che un episodio trascurabile della Grande Guerra che da solo un anno aveva cominciato a mietere vittime, tuttavia rivestì un’importanza fondamentale per lo sviluppo successivo di quello che Marinetti aveva prospettato su Le Figaro il 20 febbraio 1909, pubblicando il Manifesto del Futurismo e suggellando in tal reboante maniera l’atto di nascita della grande avanguardia italiana. L’anno precedente aveva visto la luce uno dei più esemplari testi di Marinetti, in cui la sua bizzarra poetica cominciava a prendere forma: “Zang Tumb Tumb”, concepita in occasione della battaglia di Adrianopoli del 1912, durante le guerre balcaniche, quasi un reportage sul campo, con tanto di effetti sonori:

«…Ogni 5 secondi cannoni da assedio sventrarrre spazio con un accordo ZZZANGTUMBTUMB ammutinamento di 500 echi per azzannarlo sminuzzarlo sparpagliarlo all’infiniiiiiiito nel centro di quel zang-tumb-tumb spiaccicato (ampiezza 50 kmq) balzare scoppi tagli pugni batterie tiro rapido Violenza ferocia re-go-la-ri-tà questo basso grave scandere strani folli agitatissimi acuti della battaglia (…)»

Questa grammatica bellicosa che colpisce nella sua sferragliata stonatura (per l’epoca) traboccante d’estro e invenzione è indubbiamente uno dei tratti salienti, una cifra del poeta-militare Filippo Tommaso Marinetti. Sulle pendici del Baldo, gli esponenti del giovane movimento artistico e letterario ebbero il battesimo del fuoco, corroborando quello scoppiettante caleidoscopio che fu il Primo Futurismo, nelle sue stravaganze e nei suoi eccessi; esperimentando su pietrame e fatica quello che era programmatico sul Manifesto, quella belligerante rivolta al sonnacchioso panorama letterario carducciano: «Bisogna distruggere la sintassi… Abolire anche la punteggiatura…nella continuità varia di uno stile ‘vivo’, che si crea da sé, senza le soste assurde delle virgole e dei punti.”… “Distruggere in letteratura I'”io” …, sostituendolo con la materia (rumore, peso e odore). Il che darebbe una bella botta a tutta quella letteratura autocentrata che ci ha afflitto sui banchi della scuola: quei poeti assolutamente innamorati del proprio dolore, della propria solitudine, di se stessi, infine.» Distruggere sembra la parola chiave, in sintonia col vento di guerra che soffiava sulle cime del Baldo, dove s’era radunata quella “folle crocchia” unita sotto le insegne patrie e quelle futuriste, quel gruppetto eclettico di artisti-soldati-intellettuali che incrociarono armi e pedalate tra le rocce gardesane. Sant’Elia ed Erba caddero nella Grande Guerra, Boccioni non sopravvisse a una caduta da cavallo, durante un’esercitazione nel ’16, a trentatré anni. I documenti, i testi e i disegni della collaborazione gardesana dei futuristi sono stati raccolti e pubblicati da Dario Bellini in “Con Boccioni a Dosso Casina”, Nicolodi, Rovereto 2006.

Paolo Veronese

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