Il poliedrico fascino senza eta’ di…Erika Blanc

| 8 gennaio 2017

Dal piccolo schermo al palcoscenico per una carriera sempre in divenire. L’attrice nata a Gargnano ritempra i suoi ricordi. A ridefinire la molteplice intensa originalità del suo recitare in tutti gli ambiti di palcoscenico.

Una vita tornita da dolcezza gardesana, coriacea tempra di Piemonte e Valtellina. Eleganti e prospettici connotati per descrivere nel raggio di un lampo Erica Blanc. Artista, come noto, di cinema, teatro e televisione. Tragitti di vita, sedimentati tra i natali a Gargnano e l’attività professionale convissuta tra Roma e l’internazionalità sempre in movimento dello stare sul set. L’incontro è tra le paratie creative dello studio fotografico di Marilena Mura a Desenzano del Garda. Il flash del pertugio artistico evolutivo in itinere di sviluppo si avverte nell’aria. Curiosamente restiamo in attesa. E intanto avanziamo nel rintracciare profili ed emozioni di Erika Blanc. “Il mio nome d’arte è quello della mia nonna piemontese – ricorda l’attrice, intrattenendo armonie delicate che si liberano nell’energia ammaliante della sua voce – decisi di cambiare cognome perché in fondo di fare l’attrice all’inizio non mi importava molto. Però per strada mi fermavano – sorride abbassando quell’inimitabile voce e rilanciando – insomma ero un po’ carina. Ne cambiai molti. Da Erika Brown a Dania Sullivan. Alla fine ho scelto Blanc come mia nonna. Cognome molto comune nelle zone, sia francesi che italiane, che lambiscono il Monte Bianco”. Radici forti dunque. A cominciare dalle nonne. “Due donne forti e determinate – sottolinea Erika – una appunto piemontese e l’altra, originaria della Valtellina, all’epoca addirittura dedita al contrabbando. In questo contesto si sono inseriti i nonni gardesani, con le loro dolcezze e bontà. Nel mio modo di essere ci sono le due parti. La determinazione e la voglia di futuro delle donne di famiglia e la sensibilità e la gentilezza d’animo degli uomini. E il risultato – si schernisce amabilmente l’attrice – è questa cosa qui”. Una bellissima cosa. Dall’alto di quei 74 portati alla grande e senza alcuna remora nel dichiararli. Soffermandosi giocosamente su alcune sue caratteristiche d’immagine esclusive. Come quella riferita al suo naso “di provenienza svedese, versus austriaca, extra comunitari ante litteram che sbarcarono a Gargnano. Niente a che vedere con nasi tedeschi e tantomeno con alcun genere di rifacimento. Quello che si vede in me è tutto rigorosamente originale”. Come originalissima è stata tutta la sua vita. “Mi hanno detto, perché io non lo ricordo, che ho fatto 108 film” aggiunge Erika Blanc con motivato orgoglio – ho lavorato con registi importanti come Ferzan Özpetek e Pupi Avati senza dimenticare il mio impegno a teatro ed in televisione.” Tanti gli aneddoti dentro una lunga carriera. Quella volta “che in un set localizzato in Turchia, Cappadocia, cercavo un parrucchiere e mi portarono un tizio che tosava le pecore. ‘Non credo sia in grado di mettere i bigodini’ commentai”. Il grande abbraccio del pubblico si intensifica con la televisione “Nella serie ‘Carabinieri’ durata ben sette anni – conferma la Blanc – interpretavo una ex prostituta che gestiva una pizzeria acquistata con i frutti ed il sudore della fronte – strizza l’occhio Erika. – Mi viene in mente il primo approccio. Dovevo incontrare la produzione. Così partii da Fregene, dove abitavo, vestita di tutto punto secondo i canoni del personaggio. Insieme a me un cane accecato dai cacciatori. Non potevo lasciarlo solo. Attraversavo il viale dei Parioli e incrociai Enrica Bonaccorti e Donna Assunta Almirante Morale: arrivai all’appuntamento e mi filmarono facendomi recitare a modo mio. Spedirono il materiale a Mediaset e gli addetti visionandolo domandarono risposta ‘è la Blanc’ risposta’Ma no. Impossibile. La Blanc è una signora!’”. E qui Erika ride di gusto. Tenuto conto che, passo dopo passo, il suo ruolo prende vigore e non si scolla più dal set per tutta la durata della serie. L’arcobaleno di talento ed emozione, che riflette e rischiara filari di vita ed arte listata a messa in scena, si armonizza nel primo pensiero del mattino di Erika Blanc “Che tempo fa? Uh che bello, piove! Oppure. Uh che bello ci sono le nuvole! Ed ancora. Oh che bello, c’è il sole! Insomma – conclude Erika regalando la tonalità sommessa e gentile della sua splendida voce – mi interessa sapere cosa c’è fuori, quello che accade all’esterno di naturale mi dà molta gioia”. Recitato nella fatale attraente ingenuità sentimentale di voce che rincara la dose di fascino e bellezza.

L.C.

Da Dipende Giornale del Garda Primavera 2017

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