E L’ITALIA RISCOPRE IL GRANDE IVAN GRAZIANI

| 1 ottobre 2004

Fra le sorprese più gradite lasciate in eredità dall’estate italiana 2004, c’è senz’altro la riscoperta di Ivan Graziani: a sette anni dalla sua prematura scomparsa, il cantautore abruzzese è salito fino ai primi posti delle classifiche di vendita grazie ad un disco, “Firenze-Lugano No Stop”, che ricostruisce brillantemente una delle vicende artistiche in assoluto più singolari che abbiano segnato la storia della canzone d’autore italiana.


Compilato dalla moglie di Graziani, Anna, insieme ai figli Tommy e Filippo, ed uscito anche nelle edicole ad un prezzo intelligentemente molto contenuto pur essendo un doppio, l’album è salito vertiginosamente fino al quinto posto delle classifiche di vendita, ed attualmente è ancora nella lunga lista dei dischi più venduti in Italia: un risultato inaspettato, che sta creando un piccolo caso contribuendo, un po’come successe l’anno scorso per Rino Gaetano, alla rinascita di interesse per un artista geniale che, in vita, ha senz’altro ottenuto meno soddisfazioni di quanto avrebbe meritato.
Fine illustratore (nel libretto del cd sono anche riportati alcuni suoi disegni inediti), quotato “comic striper” ed ex studente modello dell’Accademia d’Arte prima che l’amore per la chitarra lo rapisse definitivamente, Graziani è stato un antesignano, insieme a Finardi e pochi altri, dell’incrocio fra canzone d’autore all’italiana e cultura rock. Difficile trovare paragoni, scandagliando il panorama della fine degli anni ’70, tra le sue canzoni cariche di bile mal repressa (una su tutti: “Pigro”) e le meditazioni politico-surrealiste ma spesso assai poco concrete di molti colleghi.
Dotato di una particolarissima voce in falsetto, e di una ruvida ma efficace tecnica chitarristica, Graziani, che veniva da una regione certo non centrale nelle geografie musicali nazionali, seppe sfruttare questa provenienza “marginale” per raccontare la provincia italiana da vero maestro, un po’ come vent’anni più tardi avrebbe fatto Ligabue ottenendo risultati commerciali decisamente più soddisfacenti.
In realtà, il successo non è mancato nemmeno a lui, anche se ha finito col concentrarsi quasi esclusivamente nella prima fase della sua carriera. Alla produzione dei primi anni appartengono infatti album-gioiello come “Ballata per 4 stagioni” o “Pigro” e brani come “Lugano Addio”, la splendida “Firenze Canzone Triste”, “Agnese”: le sue canzoni più famose, quelle ancor oggi cantate a memoria, erano probabilmente non a caso tutte delle ballate suggestive, malinconiche e romantiche. L’altra faccia di Graziani, quella vitriolica e graffiante, era rappresentata da pezzi come “Monna Lisa”, “Pigro”, “Dr Jekyll Mr Hyde”, “Taglia la testa al gallo”, pervase da uno spirito probabilmente non del tutto estraneo all’ondata punk che, ai tempi degli esordi di Graziani, nella seconda metà degli anni ’70, stava imperversando un po’ ovunque. Non sempre i suoi dischi degli anni ’80 seppero mantenersi all’altezza delle prime prove: e nel decennio successivo la produzione era addirittura lentamente scemata, forse per l’incapacità di fondo dell’artista di venire a patti con i cambiamenti e le nuove esigenze del mercato.
Tutte le canzoni sopracitate, ed altre ancora come “E sei così bella”, “Il Chitarrista” e “I lupi” sono contenute in “Firenze-Lugano No Stop”, che riserva anche la sopresa di due brani completamente inediti, “Il lupo e il bracconiere” (un pezzo ispirato ad una novella del conterraneo Gabriele D’Annunzio) e “Giuliana”, che va ad arricchire l’affollata galleria di ritratti femminili dell’artista. Graziani li ha scritti nel 1995, due anni prima di morire, li ha cantati con la voce inconfondibile di sempre, ma non è riuscito a terminarli: a quello hanno pensato i figli Tommy e Filippo, divenuti entrambi musicisti , ed il produttore Phil Palmer. Un’ulteriore, per quanto tardiva prova di un talento sicuramente poco accomodante, ma che non aveva ancora smarrito la strada dell’ispirazione.





 

Di: Claudio Andrizzi

Commenti

×