DONATELLO BELLOMO

| 1 marzo 2007

Una dimensione surreale. L’incontro: nel cuore di una Verona elegante ed indaffarata, alto e fiero come un guerriero antico, Donatello Bellomo arriva e il suo passo sicuro e veloce è già presago dei miei affanni, nel tentativo di stargli per lo meno nella scia.
Fra le mie mani stringo la preziosa copia del suo libro “La donna della tempesta”, come talismano per propiziarmi venti favorevoli, lui una bionda le cui spire fumose, unite alla straordinaria forza evocativa del suo narrare, avvolgeranno tutto da subito.
Scrivere per lui è una necessità, il giornalismo la sua professione ufficiale, testimoniata da 16 anni di fedeltà al quotidiano veronese “L’Arena”, ma il mare ha invaso ogni singolo anfratto della sua anima. Come il Mediterraneo, che racchiude in sé tutto ciò che un autentico lupo di mare può desiderare. Veleggiare anche in totale solitudine, fare il periplo da Porto Ferraio a Monfalcone, doppiare lo stretto con arte e una buona dose di affascinante incoscienza…ecco…lui ha vissuto e vive la sua vita assaporando in ogni singola forma tutto ciò che lo fa sentire al mondo, forte e spavaldo come un albero maestro che si erge in mezzo alla tempesta perfetta. Mi presenta, nel suo sancta sanctorum di vicolo Stella , fra pareti nude, le uniche donne ammesse a bordo di una nave, senza che si destino nella ciurma timori superstiziosi: le polene. Bellissime. Ne possiede alcune che sta restaurando con devozione da innamorato. Poi ancora foto, ma di superbe imbarcazioni, come il transatlantico Normandie, cui dedica nel 2001 un’ultima notte. Per dovere di cronaca Bellomo è il maggiore collezionista di oggetti, documenti, rappresentazioni e progetti originali del Normandie e, nel guardare le spettacolari immagini di quelle 80.000 tonnellate prodigiosamente galleggianti, parla della costruzione di una nave come della creazione di qualcosa di unico che ripaga in parte l’uomo dell’impossibilità di generare la vita. Ama i cargo con le loro merci e le loro rotte, mai uguali a se stesse. Ama profondamente le barche a vela, il maestro d’ascia che conosce l’arte di dar loro il soffio della perfezione. Ama ancora la sua barca, attraccata a Monfalcone in attesa di un nuovo compagno di avventure, perché, come in ogni storia d’amore che si rispetti, è arrivato il momento del distacco, doloroso, ma inevitabile. Mi chiedo chi dei due si sia allontanato per primo. La risposta è una sola: ci si illude di conquistare una donna, ma è stata lei a scegliere e sarà ancora lei a porre fine. Le barche hanno vita ed identità propria, possono essere bizzose e leggiadre come la più languida delle fanciulle o impetuose e testarde come un giovane inquieto che cerca la sfida. Gli chiedo del Garda ed ecco che traccia per me la rotta di un magnifico pomeriggio di Pelèr. Quanto si divertì quel giorno a scivolare sul pelo di un’acqua dolce per sapore e apparentemente mansueta. Ma la passione è altrove. Il mare non ammette distrazioni. Poi ancora nuove fotografie di una vedetta sul Mediterraneo, a Giovinazzo, nella Puglia che diede i natali ai Bellomo e che, con le sue rocce ed i suoi paesaggi, lega il suo discendente veneto con nodo parlato a sé. Lui è il vicepresidente della fondazione rappresentata da quell’ antica costruzione. Ha concorso nella sua ristrutturazione, l’ha trasformata da rudere a incantevole ed incantato luogo di cultura marittima. Quanti tesori nascosti in questo viaggio, mio capitano. Non ultimo le prime 70 pagine del nuovo appuntamento con Mursia, che lo vede ancora insieme a Cédric Destouches, alter ego già presente in “L’uomo del cargo” e in “La donna della tempesta”, straordinario mentore e scanzonato tombeur de femmes, poco propenso a cedere il passo ad una molesta senilità.
E’ arrivato il tempo del congedo. Serve a niente l’orologio qui dentro, nello spazio dove cavalcare un nuovo sogno ha in sé tutto il significato che cercavo. Un sogno ancora e ancora e ancora…

Di: Pellegrini

Tags:

Commenti

Salvato in: PERSONAGGI
×