Domodossola: DA HAYEZ A FORNARA, DA SCIPIONE A MESSINA

| 18 gennaio 2015
Hayez

 

Alessandro Poscio, collezionista appassionato

DA HAYEZ A FORNARA. DA SCIPIONE A MESSINA

Centro principale della Val d’Ossola e si trova nella piana del fiume Toce, alla confluenza di Val Bognanco, Val Divedro, Valle Antigorio-Formazza,       Valle Isorno e Val Vigezzo, la cittadina di Domodossola è nota storicamente per i suoi insediamenti di popolazioni preistoriche, poi da derivazioni galliche o celtiche, preromaniche e, naturalmente, poi sotto l’Impero Romano. Tra il 1300 e parte del 1500 è divisa tra i Visconti e gli Sforza, quindi sotto la dominazione spagnola. Con Vittorio Emanuele I passa sotto dominio della casata Savoia nel 1818. Il 19 maggio 1906 il Re Vittorio Emanuele III inaugura il traforo del Sempione: con quest’opera Domodossola e l’intera Valle diventano una delle più importanti vie del traffico internazionale europeo, essendo, tra l’altro, praticamente l’ultimo numeroso centro abitato sulla strada che, in direzione Nord-Ovest, dal Piemonte porta verso la Francia. Simbolo della città, Piazza Mercato è caratteristica per i portici quattrocenteschi a sostegno delle case padronali a balconate e loggette del XV e XVI secolo. I capitelli delle colonne, che sostengono archi romanici e gotici scompagnati, sono finemente scolpiti i e nelle testate recano stemmi delle casate ossolane, tra le quali figurano i Silva, i Da Ponte, i Ferrari e i De Rodis. Riferita a quest’ultima, proprio sulla piazza si affaccia Casa De Rodis, un patrimonio storico-architettonico di grande importanza, che diventa nuovo spazio espositivo. La residenza, di origine medievale, rinata dopo un lungo ed attento restauro, è ora pronta ad accogliere una serie di iniziative culturali di varia natura. Il primo appuntamento, iniziato alcuni mesi fa, è tutt’ora in corso con la mostra “Alessandro Poscio, collezionista appassionato. Da Hayez a Fornara, da Scipione a Messina”. Curata da Michele Bonuomo, presenta 110 opere di maestri quali, John Constable, Franceso Hayez, Giovanni Fattori, Giovanni Segantini, Giuseppe De Nittis, Ottone Rosai, tutte provenienti dalla raccolta dei coniugi domesi. La Collezione Poscio nata dalla passione per l’arte di Alessandro, imprenditore edile, e della moglie Paola, si è sviluppata lungo un percorso di oltre mezzo secolo attraverso una “appassionata incompetenza” (suggestivo titolo del catalogo della Collezione), raccogliendo opere che attraversano epoche, linguaggi e stili, con particolare attenzione alla pittura di fine a Ottocento e inizio Novecento. Grande merito per la sua formazione sono state le frequentazioni con gli artisti, primo fra tutti Carlo Fornara, da Poscio considerato “maestro di vita e di arte” con le lunghe domeniche passate nel suo atelier. Nel tempo, ha preso così forma il desiderio che la bellezza goduta davanti a questi quadri sia esperienza possibile a tutti con esposizioni aperte al pubblico. I quadri raccontano paesaggi e volti, emozioni intense e chiari spazi, l’incanto della luce, l’inafferrabilità di un volto…       La mostra si apre idealmente con l’autoritratto di Carlo Fornara ed uno dei suoi capolavori più conosciuti, “Chiara pace”. Del pittore divisionista vediamo altre tele, come “Temporale”, “Paesaggio”, “Ricordanze”, attorno alle quali si sviluppa le sezione dedicata agli autori formatisi alla Scuola di Belle Arti della Valle Vigezzo, come Enrico Cavalli, Giovanni Battista Ciolina, Lorenzo Peretti Junior, Gian Maria Rastellini, poco noti alla critica e al pubblico, ma autentici e personalissimi innovatori. Il percorso espositivo spazia poi dalla pittura di paesaggio (come l’intenso “Tramonto sulla Senna” di John Constable, le tormentate vedute romantiche di Antonio Fontanesi, o quelle di Giovanni Fattori, Giuseppe De Nittis, Pompeo Mariani, Daniele Ranzoni e Telemaco Signorini ) alla straordinaria stagione ritrattistica, qui rappresentata da “Lo scugnizzo” di Antonio Mancini, da “La popolana veneta” di Giacomo Favretto e dalla “Orante” di Francesco Hayez. Per il Novecento, si distinguono opere quali la “Coppia di fidanzatini abbracciati” di Ottone Rosai e “Cavallino bianco” di Giorgio de Chirico. Due sezioni sono state poi riservate ad altrettanti capitoli della collezione Poscio: la scultura, dove s’incontrano, tra le altre, le ballerine nelle interpretazioni di Francesco Messina e Paolo Trubetzkoy, i vigorosi bronzi di Leonardo Bistolfi, una sognante testa di ragazza di Silvestro Lega, fino alla classicità plastica di Wolfang Alexander Kossuth. Quindi troviamo una selezione dell’imponente corpus della collezione dedicata al disegno, con opere, tra gli altri di Jacques-Louis David, Mosè Bianchi, Filippo De Pisis, Scipione e Domenico Induno.

Casa De Rodis – Piazza Mercato 9, Domodossola (VB) Fino al 31 Gennaio 2015; orari: sabato e domenica, dalle 10 alle 19 (altri orari su prenotazione)  Ingresso libero; per informazioni: Collezione Poscio, Tel. + 39 347 7140135; www.collezioneposcio.it

Fabio Giuliani

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