Dipende Voci del Garda 2006: GIOVANI POETI GARDESANI

| 25 giugno 2007
DIP_6719

Paolo Veronese, giovane poeta e scrittore originario di Toscolano Maderno, è vincitore del Premio Speciale “Tomaso Podavini” del Premio di Poesia “Dipende – Voci del Garda”

Una lunga chiacchierata con Paolo, tutta a base di arte e di letteratura. Com’ è nato il suo amore per la letteratura e la poesia in particolare? -Direi che prima di tutto è nato l’amore per la parola, e il suo misterioso potere di legarsi alla realtà e abitarla come parallelamente, il suo costituire un mondo astratto eppure così compenetrato al reale. Entrando nello specifico posso rivelare che fin da piccolo fantolino analfabeta insistevo per sapere cosa fosse scritto ovunque, poi sui fumetti che un bel giorno, scoperta la meccanica, iniziai a leggere da solo, divertendomi a riprodurre la scrittura, scrivendo nei titoli dei disegni che facevo all’asilo. La prima poesia la scrissi a dodici anni, avevo allora un professore eccezionale che ci stimolava in senso creativo, che ci fece scrivere un poema epico ispirandoci alla canzone dei Niebelunghi e a Cervantes di cui facevamo intensa lettura. Il mio primo amore letterario furono comunque i miti omerici, raccontati nel libro di Laura Orvieto “Storie della storia del mondo”. Un conto è leggere romanzi, saggi e poesie e un conto è scriverne…Lei è un valente poeta. In che situazione nascono i suoi componimenti? -Comporre non è che una disposizione d’anima a raccogliere ciò che è o potrebbe essere. L’immaginazione attiva può far sorgere dal grezzo il diamante. E sentirsi appagato in ciò. Rimane per me, sostanzialmente una mistica, che annoda le parole già esistenti in trame che si svolgono o sveste opere che si rivelano, Michelangelo docet. Quali aggettivi utilizzerebbe per descrivere il suo stile? -Penso che un aggettivo dotto sarebbe “proteiforme”, dato che nel tempo ho cambiato spessissimo, e macinato centinaia di sonetti e visitato costruzioni metriche abbandonate dai poeti oggigiorno. Tuttavia direi che le emozioni, il tatto sensibile siano la mia attuale ricerca. Non che ogni tanto non mi salti in mente di scrivere un sonetto, o meglio il sonetto mi salti in mente. Penso che il gesto poetico, l’affl ato eccetera, generino energia positiva. Nell’atto di scrivere c’è gioia e febbre. Scrivere rappresenta sia una gioia sia una forma di liberazione. Insieme a sua sorella Barbara e al valente Giorgio Minelli ha dato vita anni fa all’Archibugio, sottotitolato “Piccolo almanacco letterario di fogli sparsi”… Ce ne vuole parlare? -Io e il mio carissimo amico Giorgio abbiamo cominciato con un sito internet, per comodità, si chiama www.arbiter.it Poi abbiamo deciso di inoltrarci nella pubblicazione de “il piccolo almanacco”. Ora siamo al XIV numero. Dei collaboratori devoti citerei in ordine alfabetico Alfredo Rizza, Luca Grazioli e Sergio Lingeri, che ci aiutano, distribuiscono. Di Luca abbiamo in parte fi nanziato il primo libro “Cronache dal presente apparente”. “L’archibugio” è l’organo uffi ciale dell’associazione Hesperia…di che si tratta esattamente? L’ Associazione è sorta per potere pubblicare qualcosa, organizzare eventi un po’ impegnati, nel panorama un po’ troppo localistico della cultura. Ci invitò un caro amico, Angelo Bitetti, un collezionista formidabile di moda, a fare qualcosa di nuovo, a creare una sorta di cortocircuito. Quando uscirà il volume con i dieci primi numeri, la dedica sarà per lui. Ultimissima domanda: a quando una sua pubblicazione antologica? Qualche anticipazione? Sto lavorando a una mia antologia dal titolo provvisorio “ Sentimento di una giostra che gira senza più bambini”. Ma per il momento non voglio e non posso rivelare di più.

IX Concorso di Poesia

Di: Laura Gorini

Tags: ,

Commenti

×