Desenzano UN NOVECENTO COME NON L’AVETE VISTO MAI

| 1 dicembre 2006

Eccitante, misterioso, travolgente, compagno di avventure, uno di noi.

La nostra storia. Simon Ratte, al pianoforte, racconta il secolo appena trascorso, lo spiega con immagini poetiche e simpaticissime, illuminanti anche per chi frequentasse solo il Festivalbar. Poi sposta la sua massa di riccioli, lancia il suo sghembo sorriso odontoiatrico, osserva il pianoforte, suona qualcosina, partono filmati: tramonti, natura, traffico in città, fotografie di compositori, sculture. La telecamera passa all’orchestra, che suona il frammento citato e le fette di salame, incuneate nei nostri timpani pigri, si sciolgono come grasso al sole, cadono rumorosamente a terra, plaf plaf, salame mortadella culatello, cade tutto, plaf. E ti ritrovi spiazzato, muto, puoi solo mormorare qualche giaculatoria: Boulez, perdonami, ti ho sputato addosso per anni e adesso sono qui, in ginocchio da te, non ti merito più. Mi sono sbagliato, Henze non era un bluff… Ives era davvero un grande…! (Nono no). Adesso capisco meglio la geniale follia di Stockhausen! L’orchestra di Birmingham è immensa: Ratte l’ha plasmata in dieci anni di lavoro, rendendola duttile, virtuosa, cattivissima o melliflua all’occorrenza, impressionante nel mutare pelle, facce che sembrano amici del dopolavoro ferroviario ma quando suonano ti becchi due schiaffoni di suono e una strizzata dei precordi per la tua supponenza. Un Grand Tour che dai tempi di Leopold Mozart non se ne vedevano più di così istruttivi. (Quei taccagni della Ducale però si sono fatti pagare una cifra esagerata, potevano farmene omaggio… Ma ne è valsa la pena. In compenso, la Sagra della Primavera di Oliver Herrmann, Arthaus, è una boiata allucinogena degna della peggiore California psichedelica). Visione da rendere obbligatoria in tutte le scuole superiori d’ogni ordine e grado. 

    

Di: Enrico RaggiI

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