Desenzano Scomparso Tomaso Podavini

| 28 luglio 2004
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IL LIBRAIO DI CASA NOSTRA

L’inizio nella mitica cartolibreria TO-PO e la grande scommessa con la Galleria del Libro

 Due sillabe: TO-PO. Chi non le ricorda. Si trapuntavano nell’insegna di cartolibreria desenzanese, supportate dall’immagine filante di topolino azzimato. A nessuno veniva in mente il vero significato di quella sigla: Tomaso Podavini. Un busillis particolare che oggi utilizziamo per ricordare l’amico Tomaso, che d’un tratto ha deciso di nascondere alla visibilità degli umani il suo arguto sorriso. Un sorriso che traduceva passione e meticolosità nel retaggio culturale della Desenzano un po’ distratta dagli alambicchi del turismo. Ebbene Tomaso, cominciando dalla mitica TO.PO, per proseguire poi nell’esclusiva Galleria del Libro, ha attraversato la malinconia dell’impegno culturale locale, con l’atteggiamento divulgativo utile all’attimo e ad una materia umana concentrata più nel far di conto che non nel dare sfogo libero a passioni intellettuali. Ma eccola qui la differenza. In Tomaso lo snobismo intellettuale non esisteva. C’era invece il contenuto progettuale senza fronzoli, verso operazioni di recupero, sostegno di tradizione e voglia di creare in casa. Voglie difficili da far comprendere. Voglie comunque intense ed accompagnate da una discreta quanto appassionata scrittura a livello poetico. Ma c’è dell’altro. Per chi scrive, l’immagine classica del libraio si raccorda con quella di Tomaso Podavini. Ricordi partiti dalla scuola. Una scuola acuminata, al primo anno di elementare, nella scrittura con pennino, inchiostro e calamaio. Tomaso li vendeva e con dovizia di particolari informava genitori e figli sulle difficoltose modalità di impiego di quei ferri del mestiere. Contemporaneamente aggiungeva nella lista della spesa i libri, accompagnati dalla gratuità dei buoni pro scuola dell’obbligo. Il rito era nella tradizione. Fine settembre per imbottire la cartelle di sussidiari, quaderni ed arti scolastiche varie. Nel sorriso di Tomaso l’impegno di rendere meno triste il ritorno dalle vacanze estive. Poi un bel giorno arrivò l’autorizzazione ufficiale a maneggiare sui quaderni la penna a sfera. Sempre per chi scrive, solo un anno di sudore sul pennino, per altrettante sofferenze in carta assorbente. Fascino della scrittura in quelle Bic degli antipodi. Altro oggetto piacevolmente offerto dal buon Tomaso, per profumare di gioia i banchi di scuola. Ricordi. Pensieri che volgono in un segno, che tracciamo adesso obbligatoriamente a sfera, che ci riporta sempre allo sguardo intrigante e comprensivo di Tomaso, un uomo speciale. Come speciali furono i suoi complimenti per la nascita di Dipende. “Bel lavoro!” – sentenziò. Ci ha portato fortuna. Come fortuna l’ha portata a molti altri. Promuovendo in Galleria, libri di autori locali, concedendo i questo modo il grande premio della visibilità all’opera sconosciuta. Questo il cerchio esistenziale di Tomaso Podavini. Tanti anni d’amore da ricordare e da aggiungere nella bacheca della memoria più preziosa. E adesso che questo piccolo grande topolino ha finito di grattare il suo formaggio divulgativo culturale, conserviamone il messaggio essenziale e sincero. Evitando le trappole della superficialità e del disinteresse. Ricordando che un pensiero, su carta o virtuale che sia, rappresenta l’eterno inossidabile punto a capo per ricominciare sempre con la stessa emozione. Quell’emozione che oggi rimpiange e rilancia un arguto ed intrigante sorriso di casa nostra.

 

Di: Giuseppe Rocca

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