LA “SUA” AFRICA: intervista a Giacomo Zanola

| 25 giugno 2007

Cosa rimane della Desenzano degli anni ’50 al ritorno, 15 anni dopo, d’un uomo che là aveva partecipato con i partigiani alla resistenza e, partito per l’Africa, divenne cacciatore di elefanti e leoni, costruttore di dighe e di cattedrali, per poi tornare in questa cittadina del Garda che già allora iniziava il suo inarrestabile sviluppo, dedicandosi ad una tranquilla attività commerciale?

Un brivido d’orgoglio e tenerezza mi procura il pensiero che la persona che sto per intervistare, la cui vita affascinante e movimentata sedurrà anche i lettori, è mio nonno. Cosa provasti al momento della partenza? “Era il mese di maggio dell’anno 1950 e alla stazione di Desenzano salutavo parenti e amici e mi accingevo a partire per l’Africa, realizzando così un progetto al quale pensavo da tempo. Nonostante il mio entusiasmo per questo viaggio confesso che quando il treno lasciava lastazione percorrendo il viadotto, duramente bombardato nei recenti eventi bellici di quella guerra che sconvolse il mondo, lasciando invece Desenzano pressoché intatta, provai una grande malinconia per tutti i ricordi della mia vita di ragazzo che lasciavo là”. Se dovessi fare una sintesi dei momenti più rilevanti del tuo soggiorno in Africa, cosa diresti? “Partii da Genova su una vecchia bananiera diretto in Somalia e dopo un viaggio avventuroso approdai al porticciolo di Merca. Lavorai per due anni in una coltivazione di banane, gestendo una piccola azienda agricola, poi mi trasferii in Tanganika, l’attuale Tanzania,dove mi occupai di rilievi minerari. Quindi presi servizio come tecnico presso il governo inglese nel Water and Development Department, lavorando alla costruzione di dighe ed in seguito, per il Vaticano, a Dodoma presso una missione, lavorai alla costruzione di un istituto scolastico e di unaimponente cattedrale, la più grande della Tanzania. Contemporaneamente la mia attività consisteva anche nel dare la caccia agli elefanti, ai rinoceronti e a volte anche ai leoni”. Atmosfere degne de “Il re della pioggia” di Saul Bellow… E quando sei tornato, cosa è cambiato a Desenzano, come l’hai trovata? “Quando tornai, nel 1965, un processo incontrollabile di crescita sia in termini geografi ci che economici l’aveva tanto modifi cata da renderla quasi irriconoscibile. La vecchia ferrovia che scendeva fi no al porto era stata spostata: in suo ricordo ora rimane solo una locomotiva nella zona detta Maratona. Le stradepolverose che circondavano il centro erano state asfaltate e così anche il ciottolato della piazza di S.Angela Merici. Una volta proprio là dove ora c’è il Centro congressi, c’era il comune e dove sorge il comune ora c’erano i dormitori del collegio. Lì vicino c’era anche l’uffi cio postale e la piazza non era circondata dai negozi che ci sono adesso mada qualche osteria; c’era anche un’offi cina meccanica. Il ponte alla veneziana, invece, era ancora lì ad aspettarmi, mentre il porto era molto cambiato, le barche andavano via via aumentando sia nel numero che nelle dimensioni. Pensa, poi, che dove oggi c’è il monumento ai caduti della Resistenza, in quella stessa piazza un tempo c’era un mattatoio, delle cantine per l’olio e il vino e si teneva regolarmente ilcommercio degli animali. Per non parlare della periferia di allora: dove ora sorge la chiesa di San Zeno, un tempo c’era una grande cava da cui ricavavano il materiale per le costruzioni. L’ospedale allora era in via Gramsci, dove ora c’è il ricovero per gli anziani, maquest’ultimo cambiamento è avvenuto solo diversi anni dopo il mio ritorno. E le spiagge…una volta non esisteva quella del Desenzanino, là c’era un’impresa dedita al commercio del legname. C’era solo la spiaggia d’oro e dopo il ponte alla veneziana, prima della mia partenza, ricordo che c’era ancora qualche donna che andava a lavare i panni al lago… Al mio ritorno, inoltre, era stato realizzato il tratto di statale di Via Agello a Rivoltella, così il traffi co automobilistico non transitava più attraverso il centro del paese. Il Lungolago Cesare Battisti proseguiva ora raccordandosi con la nuova strada che costeggiando il lago si immetteva sulla statale per Salò. Una nota triste è che campi e casolari agricoli nelle vicinanze di Desenzano, luoghi di giochi d’infanzia e di grandi scorpacciate d’uva, nonché di rifugio dai nazisti durante la resistenza, lasciavano ora il posto a grandi condomini…” Non è facile accettare cambiamenti così repentini e radicali e veder trasformati i luoghi di tanti coraggiosi ricordi della giovinezza, immagino… un’ultima curiosità: che lavoro facevi, tornato dall’Africa ? “Ho gestito un negozio di articoli sportivi e mobili da giardino, si chiamava “Gardensport”, prima in Via delle Rive, poi in Via S.Angela Merici, anche se la mia speranza era continuare a lavorare nel campo delle costruzioni…” Noto una velata nostalgia per il lavoro che facevi in Tanzania. “Si, anche perché ora Desenzano sta assumendo i tratti caotici e problematici delle grandi città: traffi co, attività illecite, furti… ero più tranquillo nella mia baracca in Africa circondato dai leoni.” E quel tuo vecchio progetto di aprire una gelateria a Dubai…” “Purtroppo è tardi.” Un proverbio bantu però dice “E’ solo viaggiando che si trova la saggezza”. E mi sembra che la tua esperienza lo dimostri. Per concludere, si è appena conclusa a Desenzano l’elezione del sindaco. Chi era il primo cittadino di Desenzano prima della tua partenza ? e dopo il tuo ritorno? “Un tempo, come sai, il potere era diviso tra la sinistra comunista e la Dc. Sono partito quando Desenzano era governato dal signor Cordini, della sinistra, e sono tornato quando il sindaco era l’avvocato Laini, della Dc. Come vedi, la storia tende sempre a ripetersi…”

Di: Elisa Zanola

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